lunedì 30 luglio 2012

Scrittura e libertà

“La scrittura è precisamente questo compromesso tra una libertà e un ricordo, è quella libertà piena di ricordi che non è libertà se non nell’attimo della scelta, ma già non più nella sua durata.

venerdì 20 luglio 2012

È facile

“Cogliere quanto c’è di comune tra la nostra tesi e quella di chi ci contraddice, importa più che fissare affrettatamente punti di vista esclusivi con i quali si conclude come inutile la conversazione.

venerdì 13 luglio 2012

Morsi, assaggi e degustazioni letterarie


Il racconto dei racconti, l’Odissea, comincia intorno ad una tavola: le storie sono vitali come il cibo, sapore e sapere hanno la stessa radice. Sulla terrazza del bed and breakfast Micasatucasa di Refrontolo, in provincia di Treviso, la cucina è tornata a coniugarsi con l’arte del narrare in tre piacevoli serate di giugno. Nel primo incontro la lettura delle pagine dell’Odissea e la spiegazione di tecniche narrative si sono intrecciate ad un tasting eclettico: Pasta alla caponatina di Montalbano, Torta al formaggio Satyricon, Straccetti omerici allo zenzero, Madeleine proustiane.

Ritmi e danze dal mondo 2012

Un racconto per immagini
http://www.flickr.com/photos/51834914@N08/7556588034/lightbox/

mercoledì 11 luglio 2012

Anima e Tablet (1)




Anima e iPad
Perché Maurizio Ferraris abbia intitolato il suo libro Anima e iPad e non Anima e Tablet è una domanda che lasceremo sospesa. Perché l’immagine di copertina mostri lo schermo di un tablet che riflette il volto di un uomo che è disegnato senza testa è anche questione che sarebbe da approfondire.
Non basta il sottotitolo E se l’automa fosse lo specchio dell’anima: lo specchio infatti non tronca le teste. Nemmeno il mito specchiante di Narciso prevede quest’insolita evirazione. Maurizio Ferraris, allievo del grande Jacques Derrida e professore di filosofia teoretica all’Università di Torino, in questo saggio pubblicato per i tipi di Guanda, ci accompagna passo passo in una funambolica dimostrazione sulla stretta analogia fra l’anima e il tablet.
Tablet ricorda di più il latino tabula (titolo di uno dei capitoli del libro), ma Ferraris postjobsiano oltre che postderridiano rimarca: “Un primo nome pensato per l’iPad era Mac Tablet. Forse è stato abbandonato per quella parvenza un po’ scozzese, da clan o da whisky, e si è preferito suggerire  la continuità con gli iPod e gli iPhone, e magari venire a comporre una singolare coniugazione para-inglese (I Pad, You Tube ecc.); ma sta di fatto che comunque “pad” è di nuovo un supporto per scrivere, il blocco giallo che si vede nei legal thriller americani.”
Nel primo capitolo intitolato Psyché si risale all’origine, alla parola greca ànemos che vuol dire vento e a psyché, che vuol dire anche farfalla.  Si passa quindi a Platone che sosteneva la centralità della parola detta rispetto a quella scritta: “l’idea è - scrive Ferraris - che le cose importanti si annidino in una interiorità palpitante, e che si manifestino meglio di tutto con la parola vivente e animata, invece che con la lettera esterna e fredda.” Fra le citazioni riportate anche  san Paolo: “Lo spirito vivifica e la lettera uccide”.
Dopo aver messo in luce la contrapposizione tra spirito e corpo, tra vivo e morto, Ferraris mette in discussione questo dualismo sostenendo che l’anima, il software, l’immateriale esistono grazie  ad un corpo, un hardware, una macchina. 

Il ragionamento si sposta quindi sul tema della memoria che costituirebbe l’essenza, la qualità per eccellenza dell’anima. E che cosa consente di ricordare? La lettera, la scrittura. La tesi è quindi la seguente: non c’è anima senza memoria, c’è anima dove esiste memoria (e nel tablet ce n’è un sacco di memoria ... di anima vedremo). L’anima è un libro animato (animated book o a-book). Il brano sulla metafora anima-libro che chiude il capitolo è tratto dal Filebo di Platone:

“Socrate: Talvolta mi sembra che la nostra anima assomigli a un libro.
Protarco: E come? 
Socrate: Mi sembra che la memoria, combinandosi insieme alle sensazioni, e quelle disposizioni dell’anima, che si verificano in questa situazione, talvolta scrivano quasi delle parole nella nostra anima: e quando viene scritto il vero, accade che in noi vi siano opinioni vere e veri discorsi, ma se questo scrivàno che è dentro di noi scrive il falso, deriveranno cose opposte alla verità .
Protarco: Certo, mi pare sia così, e accetto le tue parole.
Socrate: Devi però ammettere che anche un altro artefice si trova in quel caso nelle nostre anime.
Protarco: E chi è?
Socrate: Un pittore, che dopo lo scriba ritrae nell’anima una rappresentazione di quelle cose che sono state dette.
Protarco: Come e in quale momento diciamo che vi sia questo artefice?
Socrate: Quando, conducendo lontano dalla vista o da qualche altra sensazione l’oggetto delle opinioni e dei discorsi di un tempo, uno vede dentro di sé le immagini di ciò che è stato pensato o detto. Non avviene forse così dentro di noi?
Protarco: Ma certamente?"

lunedì 9 luglio 2012

La cattiva musica

 “Detestate la cattiva musica, ma non disprezzatela. Dal momento che la si suona e la si canta ben di più, e ben più appassionatamente, di quella buona, ben di più di quella buona si è riempita a poco a poco del sogno e delle lacrime degli uomini... Quante melodie, di nessun pregio agli occhi di un artista, fan parte della schiera dei confidenti scelti dai giovanotti sentimentali e dalle innamorate!...Un certo ritornello insopportabile, che ogni orecchio ben nato e ben educato rifiuta all’istante di ascoltare, ha accolto in sé il tesoro di migliaia di vite, di cui fu la viva ispirazione, la consolazione sempre pronta, sempre aperta sul leggio del pianoforte, la grazia sognante e l’ideale...Uno spartito di mediocri romanze, consumato per aver troppo servito, deve commuoverci come un cimitero o come un villaggio. Che importa che le case non abbiano stile, che le tombe scompaiano sotto le iscrizioni e gli ornamenti di cattivo gusto. Da questa polvere può levarsi in volo, davanti ad un’immaginazione abbastanza benevola e rispettosa da mettere a tacere un attimo la sua alterigia estetica, lo stormo delle anime recanti nel becco il sogno ancora verde che faceva loro presentire l’altro mondo, e le induceva a gioire o a piangere in questo.”
Marcel Proust,  I piaceri e i giorni

Quell’ultima parola

Scrive Flaubert: “Ancora non sappiamo quasi niente e vorremmo indovinare quell’ultima parola che non ci sarà rivelata mai. La frenesia di arrivare a una conclusione e la più funesta e sterile delle manie.”

venerdì 6 luglio 2012

Commandments

Work on one thing at a time until finished.
Start no more new books, add no more new material to "Black Spring."
Don't be nervous. Work calmly, joyously, recklessly on whatever is in hand.
Work according to Program and not according to mood. Stop at the appointed time!
When you can't create you can work.
Cement a little every day, rather than add new fertilizers.
Keep human! See people, go places, drink if you feel like it.
Don't be a draught-horse! Work with pleasure only.
Discard the Program when you feel like it—but go back to it next day. Concentrate. Narrow down. Exclude.
Forget the books you want to write. Think only of the book you are writing.
Write first and always. Painting, music, friends, cinema, all these come afterwards.
Henry Miller, on Writing