lunedì 26 novembre 2012

Magari ci si rivede


La barba di un giorno, i capelli corti e la giacca a vento che quasi gli tocca le orecchie. Parla in friulano con l’amico di fronte, capello gellato, baffetto e pizzo alla D’Artagnan. Guardo le mani, sono mani grandi con la pelle che sembra corteccia, non lavorano al computer di sicuro. Come comincia una conversazione in treno? Di solito con un’affermazione ovvia, Che tempo oggi, Questi treni sempre in ritardo, Che caldo..., eccetera, il repertorio è vasto, i due parlano in friulano, friulano stretto, Siete dell’alto Friuli? Ecco è iniziata più o meno così la conversazione. Lui, faccia tonda, occhi buoni, ha lavorato quarant’anni nelle acciaierie Danieli vicino a Reana, provincia di Udine. In quarant’anni mai fatto un giorno di ferie, pagavano bene, eravamo milleduecento, dei sindacati neanche l’ombra. L’unghia dell’anulare destro non c’è più, non chiedo quale pressa se l’è portata via. Racconta di una fabbrica con venti turni, sabati e domeniche compresi, della fragilità dell’acciaio, dell’efficienza delle macchine Pomini, le costruivano a Milano, della polvere e del fumo, del caldo che ti faceva sudare anche d’inverno, Portavo sempre una doppia maglia di lana, perché davanti avevo il forno ma

domenica 18 novembre 2012

Fulvio Ervas: più mondo ai ragazzi autistici


Accade che a volte le tesi di laurea abbiano la stessa fantasia e leggerezza dei romanzi che scriverai dopo. Accade anche che dopo Follia docente, Commesse di Treviso, la prima avventura dell’ispettore Stucki, Pinguini arrosto, Buffalo Bill a Venezia, Finché c’è prosecco c’è speranza, L’amore è idrosolubile, definito dalla critica un giallo celestiale, ti capiti di scrivere la storia di un altro ma che diventa tua, e di scriverla così bene che diventa un caso letterario e vende 250.000 copie, e la casa editrice Marcos y Marcos esaurisce la carta per far fronte alle richieste, e che arrivi a fare 134 presentazioni in 6 mesi in giro per l’Italia e all’estero. È capitato a Fulvio Ervas, autore di Se ti abbraccio non avere paura e ospite ieri alla Filanda Bortolomiol di Valdobbiadene con i brillanti Alunni del Sile. Una serata trascorsa tra musica, racconti, letture, domande e risposte.
Ha mai pensato che tutta questa pubblicità potesse essere negativa per Andrea? No, gli abbiamo dato più mondo sono convinto che più mondo gli faccia bene, la mia esperienza di insegnante con ragazzi autistici va in questa direzione. Questo libro l’ha cambiata? Dedico meno tempo alla mia famiglia e alla scuola e questo qualche problema può crearlo, ma non vedo l’ora di tornare a scrivere: ho due nuove storie dell’ispettore Stucki da raccontare. Appena succede avrò più tempo anche per il mio orto. Il suo cognome sembra portoghese, in portoghese ervas vuol dire erbe. No è ungherese, siamo arrivati qui 140 anni fa, anche se ormai ce ne siamo un po’ dimenticati. In Italia siamo circa quattrocento. Davvero la sua tesi di laurea s’intitolava La salvaguardia della mucca burlina? Sì, è andata così: quando mi dovevo laureare in scienze agrarie a Padova chiesi una tesi veloce al professor Bittante. Ho proprio quel che fa per te, disse, e mi spiegò che lo studio riguardava la mucca burlina (una specie che si trova solo sul Monte Grappa ndr). Stai attento, però, aggiunse, questa mucca ha un tasso di false gravidanze altissimo, è un dato che va verificato in ogni intervista. Raggiunsi con la mia Cinquecento le stradine del Grappa ma quando chiesi quel dato al primo allevatore mi guardò come per dire: per forza che la nostra agricoltura è in crisi guarda che incompetenti ci sono all’Università. Era uno scherzo: burlino fu il professore.

mercoledì 14 novembre 2012

martedì 6 novembre 2012

Common Ground tra amache e zombie


Quezon City, Filippine, 16 luglio 2012, uno zombiedrago, con piccoli girasoli luminosi piantati nel corpo si aggira nella notte, entra nei negozi, diverte-spaventa la gente e, poi, quando i girasoli si spengono, muore. Lo incontri al padiglione centrale dei Giardini, sei a Common Ground, la mostra internazionale di architettura che chiude il 25 novembre. Il film di cui ti parlavo è di Khavn De la Cruz, wikipedia dice che è il padre del filmaking digitale filippino. Khavn (http://khavn.com/) ha risposto all’appello di Olafur Eliasson (http://www.olafureliasson.net/index.html) artista danese che ha lanciato il progetto Little Sun (http://films.littlesun.com/), una lampada con la silhouette del girasole alimentata da un pannello solare che le dà un’autonomia di 5/6 ore.