Soneto A Cristo crucificado
No me meuve, mi Dios, para quererte
el cielo que me tienes prometido,
ni me mueve el infierno tan temido
para dejar por eso de ofenderte.
Tù me mueves, Senor, mueveme el verte
clavado en una cruz y escarnecido,
mueveme ver tu cuerpo tan herido,
muevenme tus afrentas y tu muerte.
Mueveme, en fin, tu amor, y en tal manera,
que aunque no hubiera cielo, yo te amara,
y aunque no hubiera infierno, te temiera.
No me tienes que dar porque te quiera,
pues aunque lo que espero no esperara,
lo mismo che te quiero te quisiera.
San Juan de Avila (Almodovar del Campo 1500-1569)
Sonetto a nostro Signore sulla croce
Non è un motivo, Signore per amarti
il cielo che hai promesso di donarmi,
non è un motivo il timore dell'inferno
a non recarti offesa per paura.
Sei tu il motivo, Signore, è la tua vista
Così deriso e inchiodato sulla croce
Sono tutte le piaghe del tuo corpo,
gli affronti, la tua morte ecco il motivo
il tuo amore è il motivo e così grande,
che ti amerei se non ci fosse il cielo
e avresti, senza inferno, il mio timore.
Non voglio niente in cambio per amarti
E, anche se sperassi ciò che spero,
questo mio stesso amore resterebbe vero
San Juan de Avila (Almodovar del Campo 1500-1569)
traduzione di Riccardo Held
"Nel blog l'altro può firmare nel tuo testo, esiste uno spazio per chiunque decida di arrivare"
venerdì 23 dicembre 2011
domenica 18 dicembre 2011
Il sorriso della Mezzaluna
“Un fedele prega: Mio Dio fa’ diventare il Ramadan come i mondiali di calcio: una volta ogni quattro anni in un paese diverso.” La battuta è citata insieme a molte altre ne Il sorriso della Mezzaluna (ed. Carocci) scritto da Barbara De Poli insieme a Paolo Branca e Patrizia Zanelli. Barbara De Poli vive tra Venezia e Rabat studiando “i musulmani nel terzo millennio”, per citare il titolo di un altro suo saggio. Insegna Storia e istituzioni del Vicino e Medio Oriente a Ca’ Foscari e Storia del Medio Oriente e Storia dell’Africa alla Scuola di Governance di Rabat. Il sorriso della Mezzaluna indaga con rigore scientifico l’ umorismo arabo proponendo un panorama inedito di barzellette e vignette che seguono filoni analoghi a quelli dell’umorismo occidentale. Sul rapporto fra i due sessi:
“”Un uomo torna di fretta dalla moglie dopo una notte trascorsa con l’amante e la moglie gli chiede: Dov’eri Superman? A giocare con gli amici. E hai vinto, Superman? Sì. Ti sei divertito Superman? Sì, ma perché continui a chiamarmi Superman? Perché ti sei messo le mutande sopra i pantaloni.”
“Un bambino chiede al padre “Papà anche gli asini si sposano? No, caro, tutti gli asini si sposano.”
Sulla religione si ironizza con garbo: “Un maestro chiede ad un alunno: Chi è il Profeta che parlava con gli animali? Risposta: Nostro signore Tarzan, la pace sia con lui.”
”Un imam comincia così la sua predica: Ho due notizie da darvi, una buona e una cattiva... La buona è che finalmente so quanto costerà la nuova moschea ...La cattiva è che i soldi li prenderò dalle vostre tasche.”
L’ironia, come in Occidente, ama prendere di mira alcuni gruppi etnici piuttosto di altri: “Come fai a capire se chi cucina il pesce è un berbero? Se per ammazzarlo gli tiene la testa sott’acqua.”
“Un iracheno apre una concessionaria di auto e sull’insegna scrive: specializzati in auto-bomba.”
Si ride e si prende in giro quindi anche all’ombra della Mezzaluna ma con una differenza fondamentale rispetto all’Europa: “Le barzellette hanno libera circolazione nella trasmissione orale – spiega De Poli – la situazione si complica quando satira e ironia ambiscono a una diffusione mediatica su carta stampata o via etere, e soprattutto se hanno come oggetto politica o religione. Nell’autunno del 2006 un settimanale di Casablanca subì una chiusura di due mesi per aver pubblicato un dossier di copertina dedicato alle barzellette, e gli autori del servizio furono condannati a tre anni di carcere con la condizionale e a 8000 euro di multa. Emblematico a questo proposito anche il caso del periodico Demain (Dumàn) fondato da Ali Lmrabet. A causa delle vignette molto critiche sullo stato della democrazia in Marocco, Lmrabet fu condannato a quattro anni di reclusione e la pubblicazione del giornale sospesa.”
Il sorriso della Mezzaluna quindi non sarà tradotto in arabo. “No, perché i musulmani sanno ridere, i loro governi un po’ meno. Il problema è politico, non religioso.”
Ha in programma altri libri sull’argomento?
“In queste pagine ci siamo concentrati principalmente sul Marocco e sull’Egitto, si potrebbero allargare gli studi ad altri paesi e a determinati momenti storici. Alessandra Laurito, una mia allieva, sta preparando una tesi sulla satira dei manifestanti di piazza Tahrir. Un lavoro analogo potrebbe essere iniziato in Libia, Tunisia, Siria.”
(Vignetta: le truppe dello zio Sam provano le nuove munizioni preparandosi all'occupazione dell'Iraq - Dumàn, n. 16, 26 febbraio 2003)
mercoledì 14 dicembre 2011
La scrittura
Perché vedi, o Fedro, la scrittura è in una strana condizione, simile veramente a quella della pittura. I prodotti cioè della pittura ci stanno davanti come se vivessero, ma se li interroghi tengono un maestoso silenzio. Nello stesso modo si comportano le parole scritte: crederesti che potessero parlare quasi che avessero in mente qualcosa; ma se tu, volendo imparare, chiedi loro qualcosa di ciò che dicono, esse ti manifestano una cosa sola e sempre la stessa. E una volta che si sia messo per iscritto, ogni discorso arriva alle mani di tutti, tanto di chi l'intende tanto di chi non ci ha nulla a che fare; né sa a chi gli convenga parlare e a chi no. Prevaricato e offeso oltre ragione esso ha sempre bisogno che il padre gli venga in aiuto, perché esso da solo non può difendersi né aiutarsi.
Platone, Fedro
Platone, Fedro
martedì 13 dicembre 2011
-), ke, xché
E adesso prendiamo il disegnino, cioè l'ideogramma. si mandano messaggi con quelli che si chiamano smiley: :-) :-( :-| ;-) (contento, triste, indifferente, furbetto) ecc. Ora, si avrà la bontà di dirci in che senso tutto questo costituirebbe un sintomo di prevalenza del parlato. Lo aveva capito bene già Hegel, ancorché privo di telefonino. Gli ideogrammi (visto che è di quello di cui si tratta) sono l'essenza della scrittura, di una scrittura che può radicalmente fare a meno della voce, ed è per questo che avevano tentato uno uno sfrenato intellettualista come Leibniz, appassionato ricercatore di una lingua del pensiero. E prendete l'ideografia di Frege: anche qui troverete qualcosa di molto simile ai piccoli ideogrammi da e-mail o da telefonino. Al massimo, nelle e-mail e negli sms, piuttosto che un'ideografia troviamo una patografia, l'abbreviazione non di un'idea ma di un sentimento. Infatti le faccine e altri accorgimenti si chiamano in giapponese emoji, e in inglese emoticons, cioè emotion icons, icone che veicolano emozioni; anche se in Cina e in Giappone, per queste "emoticone" (in italiano, lo ammetto, fa un po' ridere) si adoperano non solo le faccine, ma anche gli ideogrammi che stanno per "riso" e "pianto".
Prendiamo la formula . Che sarebbe tipica del discorso parlato, come si legge tante volte: nei messaggi di email intervengono per l'appunto le formule, le clausole, le sigle, creando un creolo scritto-orale. Immagino che ci si riferisca ad abbreviazioni come ASAP che sta per as soon as possible ecc. Ma ecco il punto: ho appena scritto "ecc.": è un intervento del parlato nello scritto? Non direi. E se avessi scritto "p.es.", di nuovo sarebbe arduo pretendere che c'è un ritorno creolo dell'oralità, a meno che questo ritorno non ci fosse sin dall'inizio, dalle lapidi romane e dai codici medievali, zeppi di abbreviazioni tra cui il famigerato @, che stava per apud, "presso", proprio come i.e. sta per id est, e & per et. Se poi mi arriva un cartoncino solido in un bel corsivo inglese che mi invita a una festa o a una cerimonia, è facile che trovi, in basso a destra, nel posto deputato alla firma, una formula per niente diversa da ASAP,solo meno perentoria: RSVP, répondez s'il vous plait. E prima o poi, ne ho una certezza strana, mi troverò sotto una lapide in cui magari starà scritto R.I.P., requiescat in pace. Intervento del parlato nello scritto? Creolizzazione? Beato chi ci crede. Abbiamo a che fare con ovvie abbreviazioni dii una scrittura alfabetica a livello sintattico e grammaticale (Still waiting! invece che I am still waiting for you) e grammaticale: B4B= business for business; CU = se you; U2 = you too; GOOD4U = good for you, ASL = age, sex, location ( e in italiano, Xché, Xme ecc., a cui si aggiunge ora "ke" al posto di che, ma era per l'appunto la formula del placito di Capua, prima attestazione di unn volgare italiano: "Sao ke kelle terre..."). Ora tutte queste abbreviazioni esistevano molto prima dell'e mail, e dunque della presunta creolizzazione.
Maurizio Ferraris, Dove sei? Ontologia del telefonino
Prendiamo la formula . Che sarebbe tipica del discorso parlato, come si legge tante volte: nei messaggi di email intervengono per l'appunto le formule, le clausole, le sigle, creando un creolo scritto-orale. Immagino che ci si riferisca ad abbreviazioni come ASAP che sta per as soon as possible ecc. Ma ecco il punto: ho appena scritto "ecc.": è un intervento del parlato nello scritto? Non direi. E se avessi scritto "p.es.", di nuovo sarebbe arduo pretendere che c'è un ritorno creolo dell'oralità, a meno che questo ritorno non ci fosse sin dall'inizio, dalle lapidi romane e dai codici medievali, zeppi di abbreviazioni tra cui il famigerato @, che stava per apud, "presso", proprio come i.e. sta per id est, e & per et. Se poi mi arriva un cartoncino solido in un bel corsivo inglese che mi invita a una festa o a una cerimonia, è facile che trovi, in basso a destra, nel posto deputato alla firma, una formula per niente diversa da ASAP,solo meno perentoria: RSVP, répondez s'il vous plait. E prima o poi, ne ho una certezza strana, mi troverò sotto una lapide in cui magari starà scritto R.I.P., requiescat in pace. Intervento del parlato nello scritto? Creolizzazione? Beato chi ci crede. Abbiamo a che fare con ovvie abbreviazioni dii una scrittura alfabetica a livello sintattico e grammaticale (Still waiting! invece che I am still waiting for you) e grammaticale: B4B= business for business; CU = se you; U2 = you too; GOOD4U = good for you, ASL = age, sex, location ( e in italiano, Xché, Xme ecc., a cui si aggiunge ora "ke" al posto di che, ma era per l'appunto la formula del placito di Capua, prima attestazione di unn volgare italiano: "Sao ke kelle terre..."). Ora tutte queste abbreviazioni esistevano molto prima dell'e mail, e dunque della presunta creolizzazione.
Maurizio Ferraris, Dove sei? Ontologia del telefonino
venerdì 9 dicembre 2011
Lola
Nella pinacoteca alcuni quadri di fine Ottocento. Naufragio mostra una nave in difficoltà in mezzo alla tempesta, va verso gli scogli che si intravedono tra le onde. In Pareya en un jardin due coniugi: Lui ha regalato i fiori che giacciono abbandonati sulla panchina; Lei lo guarda con pena; Lui guarda verso il basso e gioca con il ventaglio; hanno circa trent’anni ma sono già stanchi di stare insieme. Lola la piconera ha gli occhi luminosi, le dita affusolate appoggiate al bordo della scollatura, un anello con tre cuori sovrapposti, il fiocco rosso vivo tra i capelli, gli occhi scuri ed intensi che sembrano veri.
lunedì 5 dicembre 2011
Una raffica di mitragliatrice
Consiglierimilitari pochi tanti cartolineprecetto soldati tanti troppi imboscate paludi elicotteri feriti infermieri Mekong napalm risaie ancoranapalm caldo umidità zanzare VietCong bombardieri documentari telegiornali lamorteindirettatv WalterCronkite aereidatrasporto portelloniaperti barechiuse salutomilitare onorimilitari vedove anomedelPresidentedegliStatiUniti bandiereripiegateatriangolo caldo umidità zanzare reduci droga TheWashingtonPost fronteinterno sit-in prigionieridiguerra torture rouletterussa sanguevero sangueinbiancoenero brividi pazzia giungla liberauscita prostitute sifilide dollari marijuana caldo umidità zanzare laprimadiplomazia ancoradiplomazia OffensivaDelTet bivacchi sentinellenelperimetrodelcampo notte proiettilitraccianti luci ombre apnea rumore paura pallottole trappole Giap Westmoreland fuoco missinginaction giungla piastrinemilitaristrappatedaipetti Kennedy Johnson Nixon caldo umidità zanzare lettere mogli madri figli BobHope spettacoliperlatruppa giungla pioggiagelatasulsudorecaldo sudorifreddi primidubbi certezze nuovidubbi primoturnoalfronte secondoturnoalfronte carrieramilitare ideali falsiideali caldo umidità zanzare morfina buche cunicoli alfa tango foxtrot charlie charlie tanti charlie villaggi MyLay vecchi donne bambini capanne zippo lanciafiamme caldo umidità zanzare diviseverdi berrettiverdi giungla Saigon ambasciataamericana momentifrenetici documentibruciatinelcaminetto arrivaunelicottero presto fatepresto tuttisultetto evacuazione lafine.
Duilio Daniele
Duilio Daniele
domenica 4 dicembre 2011
L'amo
Eco per suono, ombra per forma, papà e mamma
generazione in generazione
sotto il mio profilo, e sotto il tuo
come fa l'acqua per il sasso
far risuonare e lasciare vibrare.
il sempreverde, buccia, guscio, conchiglia, ma
grande scherzoso cielo di uno e di tutti:
uno da una parte e tutti dall'altra.
Confini segnati, educazioni ordinate,
cortesie e inviti. Niente per le buone maniere, niente a che fare.
Fusa.
Scodinzola la coda.
Si spalancano braccia.
A me tedesimo. Solo che se mi prendi in ostaggio?
La pazienza ha un limite.
Se mi metto ad aspettarti, già sei entrato
spero solo di riconoscerti per gesto o per occhio.
Tuffo. Penetra e smuove.
Freccia. Se centra e se colpisce.
Fango. E si bagna il piede.
Parassita. E virus.
Diversamente essere
cercando di non perdersi oppure
perdersi – parzialmente - volontariamente
con-prendere
in nuova disposizione
lasciare andare
accogliere il fastidio
generosità soffocanti
pieno straripante
noi fra noi
lasciarti andare
ri-cercare nuovi equilibri
io - corpo
io - mente
alterizzazione necessaria
trattenersi
scivolando fra contrasti
prestarsi al reciproco temporaneo
sprofondare
come in ampie poltrone
mescolando le nostre lingue
respiransi senza fretta
Marianna Andrigo e Aldo Aliprandi
generazione in generazione
sotto il mio profilo, e sotto il tuo
come fa l'acqua per il sasso
far risuonare e lasciare vibrare.
il sempreverde, buccia, guscio, conchiglia, ma
grande scherzoso cielo di uno e di tutti:
uno da una parte e tutti dall'altra.
Confini segnati, educazioni ordinate,
cortesie e inviti. Niente per le buone maniere, niente a che fare.
Fusa.
Scodinzola la coda.
Si spalancano braccia.
A me tedesimo. Solo che se mi prendi in ostaggio?
La pazienza ha un limite.
Se mi metto ad aspettarti, già sei entrato
spero solo di riconoscerti per gesto o per occhio.
Tuffo. Penetra e smuove.
Freccia. Se centra e se colpisce.
Fango. E si bagna il piede.
Parassita. E virus.
Diversamente essere
cercando di non perdersi oppure
perdersi – parzialmente - volontariamente
con-prendere
in nuova disposizione
lasciare andare
accogliere il fastidio
generosità soffocanti
pieno straripante
noi fra noi
lasciarti andare
ri-cercare nuovi equilibri
io - corpo
io - mente
alterizzazione necessaria
trattenersi
scivolando fra contrasti
prestarsi al reciproco temporaneo
sprofondare
come in ampie poltrone
mescolando le nostre lingue
respiransi senza fretta
Marianna Andrigo e Aldo Aliprandi
giovedì 1 dicembre 2011
Avventure
"Qualcuno pensa che i miei racconti siano solo colossali bugie. Ci tengo a dire che quanto scritto in questo libro è solo il fedele resoconto dei miei molti viaggi per mare e per terra e delle mie avventure di guerra e di caccia."
"Uno che come me sa cavalcare un cavallo eccezionale come il mio lituano, potete star certi che è in grado di cavalcare qualsiasi cosa... Allora, senza stare a pensarci troppo, mi misi accanto ad uno dei nostri cannoni più grossi che stava sparando contro il nemico e in un baleno saltai sulla prima palla in uscita. Per mia fortuna, però, mentre volavo a cavallo della palla di cannone, mi resi conto che questa mi avrebbe di certo fatto entrare in città, ma da lì probabilmente non sarei mai uscito, perché i Turchi mi avrebbero catturato, fatto prigioniero e probabilmente impiccato, allora come vidi passare una palla nemica diretta al nostro accampamento ne approfittai e ci saltai in groppa, facendo così ritorno sano e salvo al campo."
da Le avventure del barone di Münchausen di Rudolf Raspe e Gottfried Bürger
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