domenica 13 maggio 2012

La vera storia dei tappeti volanti

Di tappeti volanti si parla per la prima volta in un'iscrizione rinvenuta a nei monti Elburz e nel trattato di astronomia di Ur Nanshè. Di essi non è rimasta traccia, ma ad essi si riferisce la cronaca compilata intorno all’dodicesimo secolo da Ali ibn Tahir, ambasciatore persiano in Siria.

La storia racconta che il vecchio Sharkàn, alchimista e maestro nella lettura del Talmud, stupì la regina di Saba.  Dopo l’incoronazione le regalò un piccolo tappeto che poteva librarsi da terra fino all’altezza delle orecchie di un cavallo. La regina rimproverò Sharkàn perché il popolo per giorni non parlò di altro e mancò di onorarla come lei desiderava. L’anziano talmudista chiese scusa e proseguì gli esperimenti volanti di nascosto. Alcune antiche illustrazioni mostrano cieli stellati attraversati dalla figura di un uomo seduto sopra un arazzo.  Molti anni dopo re Salomone nella stanza dei libri si accorse di un meraviglioso tappeto. Era di seta verde, con ricami d’oro e d’argento, tempestato di minuscoli zaffiri e turchesi, intrecciato con fili immersi nel rosso delle cocciniglie raccolte nei giardini di Kashan. Le sue dimensioni erano cinque volte quelle dei tappeti destinati al corredo dei Cavalieri del Sorriso. Salomone si accomodò al centro e cominciò a scrivere il libro dei Proverbi, quando a un tratto si trovò a volare sopra la città e poi più in alto delle nuvole. Il tappeto seguiva i suoi occhi, lo portava in l’alto se mirava al cielo, e in basso se cercava le fontane luccicanti tra le case. Poteva spostarsi ad una velocità superiore del vento. Tra i suoi viaggi al-‘Awtabi ricorda quello fra Istakhr e Gerusalemme.  Nella regione di Nizwa visitò un palazzo abitato da un’aquila che gli disse di essere arrivata in quel luogo ottocento anni prima;  anche allora il palazzo era disabitato ma in ottimo stato.
La cronaca di Tahir è purtroppo illeggibile in alcune sue parti a causa del cattivo stato di conservazione del manoscritto. I capitoli sulla tecnica di costruzione dei tappeti volanti sono frammentarie. Nella traduzione effettuata a fine Ottocento dallo Zoteborg nel suo The Flying Carpet, Myth or Truth si legge: 

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