lunedì 17 dicembre 2012

Prosecco



Un cinema, le poltrone sprofondate nel buio, il film è Nudo di donna con Nino Manfredi che in una scena cita il Prosecco dell’amico Giuliano Bortolomiol. La libreria in cui si ricorda questa scena è illuminata al neon e attraversata dalla musica. Damiano Visentin scivola sulla fisarmonica come un'onda, al tavolo due scrittori e una manager: Ettore Gobbato autore di Giuliano Bortolomiol, il sogno del Prosecco, Fulvio Ervas con Finché c’è Prosecco c'è speranza, e Elvira Bortolomiol figlia di Giuliano. Due storie, una reale e fantastica, una fantastica e reale. "Un prosecco chiese l’ispettore avvicinandosi al banco. Come lo vuole, tranquillo? Frizzante. Fermentato in autoclave o bottiglia? È lo stesso. L’oste Secondo scosse la testa. L’ispettore appoggiato al bancone, osservava il fondo del flute, immaginando minuscoli esseri che respiravano. Le bollicine salivano formando una spuma, eccitante combinazione di materia." Il fantagiallo di Ervas porta l’ispettore Stucky ad indagare, tra le colline di Valdobbiadene, sullo strano suicidio del conte Ancillotto, ritrovato disteso su una tomba con una bottiglia di champagne tra le mani. Qualche pagina più in là il misterioso omicidio dell’ingegner Speggiorin, direttore del cementificio colpevole di inquinare la terra e le viti.

Cinquant’anni prima sulle stesse strade percorse da Stucky, Giuliano Bortolomiol "ogni mattina a piedi, si fa i chilometri che separano la sua casa dalla scuola, spesso fa freddo e gli mettono in tasca le castagne calde per riscaldare le mani. Dopo la guerra torna al paese e insieme all’amico Mario Geronazzo fonda la Confraternita del Prosecco, vuole rimettere in sesto i vigneti distrutti dalla guerra e impedire l’esodo dei contadini verso la pianura alla ricerca di un lavoro più sicuro."
La Confraternita presenzia anche ai funerali del conte Ancillotto: "Certo quelli con la cappa erano della Confraternita. Il signor Ancillotto ne era membro, un viticoltore par suo non poteva essere ignorato dalla Confraternita, che operava tra quelle colline per esaltare la qualità dei risultati alcolici. Una libera associazione che tanto aveva fatto per la causa del vino, per la sua cultura, per la sua economia." Tra le figure del fantagiallo anche Pitusso, un matto che passa il suo tempo a grattar la ruggine dalle tombe dei concittadini impartendo "fragnoccole a destra e a sinistra con palo di Robinia", e la vulcanica Celinda Salvatierra, nipote ed erede del conte, che vuol sostituire le viti con piante di banane, iniziativa che getta nello sconforto la Confraternita: "D’accordo, anche le banane maturano in grappoli, ma non si possono pigiare e c’era il rischio che i raccoglitori, mangiandone in quantità, abbandonassero distrattamente le bucce, rendendo scivolosi i dolci pendii, causando moteplici infortuni sul lavoro, con gravi conseguenze economiche. Le banane avrebbero contagiato il terreno con funghi e virus misteriosi e, quel che è peggio, la gioventù avrebbe iniziato ad appropriarsi delle bucce per essiccarle segretamente e fumarle."
Giuliano Bortolomiol con un altro carissimo amico, il professor Tullio De Rosa, invece pensa da innovatore solo al Prosecco: "Nel mio lavoro mi sono imbattuto in un suo studio degli anni 80, dal titolo Misurazioni sul perlage e sulla resistenza di spumabilità in spumanti champenoise e Charmat. Trattava di un'annosa polemica che divideva i due metodi di produzione e in qualche modo qualificava il mondo dello spumante, facendo considerare il prosecco, prodotto con il metodo Charmat, figlio di un dio minore. Lo studio viene introdotto così: Fra i luoghi comuni insistenti nel settore dei vini spumanti vi è quello che sostiene l'esistenza di un perlage a grana più fine e di una maggiore persistenza di spumabilità negli spumanti champenoise rispetto agli spumanti Charmat. Si sono eseguite delle misurazioni riguardanti il diametro delle bollicine del perlage in spumanti champenoise  e Charmat, nell'intento di evidenziare una presunta differenza in tale parametro tra i due metodi di spumantizzazione. Le risultanze hanno fatto escludere tale differenza."
Meno preciso il conte Ancillotto: "Io lo faccio al meglio, che il palato senta tutto l'amore che ci metto, che vedere un grappolo maturare e poi diventare spirito ti fa pensare lontano, dà odore alla vita, perché il vino non c'entra nulla con la filofia ma con il lavoro, e la filosofia ha bisogno di buon vino, perché il cervello senta meno il traffico del presente e il traffico dei pensieri inutili."
E le donne, naturalmente, hanno un ruolo centrale. A destra una foto in bianco e nero ritrae Ottavia e Giuliano fidanzati nel 1955. "Voleva che fosse la moglie ad avere il controllo ed ha avuto ragione perché Ottavia è una grande donna, è stata lei che ha convinto Giuliano a cambiare sistema di vendita; poi, e non era facile, favorire l’ingresso delle figlie nella società. Lei aveva un know how culturale del vino, nato prima con suo padre e cresciuto poi col marito. Conosceva moto bene le figlie e il papà, il loro carattere, ha avuto la pazienza di inserirle nell’azienda."
"Lei lo aveva guardato e aveva capito. Era una faccenda tremendamente seria. Lì, Ancillotto aveva fatto testamento e lei, stringendogli le mani, stringendo le mani come solo una persona profondamente commossa sa fare, aveva giurato che avrebbe fatto tutto ciò che era in suo potere per rispettare la volontà dello zio."
È proprio vero quello che scrive Celinda Salvatierra sullo striscione appeso al Municipio di Valdobbiadene: Donde hay illusiòn allí está el mundo. Il sogno di Giuliano Bortolomiol e l'avventura dell’ispettore Stucky abitano lo stesso mondo:  "C'erano quattro bei gradini di pietra. Poi si aprì alla vista dell’ispettore la biblioteca segreta e vivente di Ancillotto. Stucky ne aveva subito respirato l’aria. Miscela gassosa indefinibile, lievissime muffe, eteri volatili, satura di memorie antiche, perché l’alfa è la radice nel suolo,alfa è la gemma e il fiore, omega le feste d’ogni mondo ballate al suono dei tini, dei piedi nudi sui grappoli, del mosto che cola, delle altezze, delle conche, delle piane, delle polveri vulcaniche, delle ghiaie e delle nebbie."
Nota: il testo è stato ottenuto dall'unione di vari uvaggi, in particolare l'Ervas di Finché c'è Prosecco c'è speranza e il Gobbato di Giuliano Bortolomiol, il sogno del prosecco.
Foto tavolo relatori, Fabio Riva

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