martedì 23 aprile 2013

Corpo e spirito


“E la cosa non sembrerà per niente strana a chi sapendo quanti diversi automi o macchine semoventi può costruire l’industria umana, impiegandovi solo pochissimi pezzi  in confronto alla gran quantità di ossa, muscoli, nervi, arterie, vene, e di tutte le altre parti che sono nel corpo di ogni animale, consideri questo corpo come una macchina che, essendo opera delle mani di Dio, è incomparabilmente meglio regolata e porta in sé movimenti più degni di ammirazione di tutte quelle che gli uomini possono inventare.”

 “...Infatti anche lo spirito dipende tanto strettamente dal temperamento e dalla disposizione degli organi del corpo che, se è possibile trovare un modo di rendere  gli uomini in genere più assennati ed efficienti di quanto non lo siano stati finora, credo si debba cercarlo nella medicina. È vero che, come la si pratica oggi, contiene poche cose di rilevante utilità; ma pur non proponendomi affatto di denigrarla, sono certo che nessuno, neanche tra quelli che la esercitano professionalmente, negherebbe che tutte le cognizioni che ne hanno sono pressoché nulla in confronto con quanto resta da scoprire, e che si potrebbe evitare un’infinità di malattie, del corpo come dello spirito, e persino, forse, il decadimento senile, se si conoscessero abbastanza a fondo le loro cause e tutti i rimedi di cui ci ha fornito la natura.”
Cartesio, Discorso sul metodo

martedì 16 aprile 2013

Sapere è un verbo all’infinito


“Scrivere un libro sul sapere a partire dalla nostra esperienza è stata una specie di necessità, nata da una profonda insofferenza. Insofferenza verso un’idea convenzionale di sapere che ignora le relazioni e le comunanze tra i suoi vari campi, e si trincera dietro codici e discipline. “Ah, ma anche i pedagogisti fanno ricerca?”, “Ma tu sei architetto o ingegnere?”, “Se sei musicista perché hai studiato anche filosofia?”, amenità che rivelano schemi precostituiti e ben consolidati nel nostro contesto culturale.” 
“Il primo passo per eseguire correttamente la musica da camera è imparare a non mettersi in luce, a tirarsi indietro. L’insieme non si realizza con l’autoaffermazione imperioso delle singole parti che produrrebbe un barbarico caos, ma riflettendo su se stessi e ponendosi dei limiti.” 

lunedì 8 aprile 2013

Il Rejuvenator


Otto Overbeck fu un chimico inglese che nel 1924 brevettò il Rejuvenator, un apparecchio elettrico che garantiva eterna giovinezza. Consisteva in una scatolina  ricoperta di finta pelle, con all’interno una batteria che permetteva di erogare corrente a basso voltaggio, dai 4 ai 12,5 volt; collegati alla batteria quattro applicatori-elettrodi di forma diversa, tubolari, a pettine e a piastra. Quello a pettine andava sistemato sulla testa, gli altri sulla schiena o in altre parti del corpo. Poi veniva fatta passare la corrente che dava un leggero formicolio. Overbeck sosteneva che l’elettricità avrebbe restituito il vigore giovanile, eliminata la stanchezza dell’età, il mal di schiena, il mal di testa e perfino risolti la calvizie e i capelli bianchi. Fu un successo mondiale, in appena tre anni Overbeck si arricchì e, per contrastare le critiche degli ambienti medici, pubblicò un trattato di circa 250 pagine dal titolo Una nuova teoria elettronica della vita, nel quale sostenne che noi

giovedì 4 aprile 2013

Elogio della fuga


Henri Laborit è stato uno dei maggiori biologi e filosofi del comportamento umano. Nel 1976 su richiesta del suo editore scrive Eloge de la fuite, Elogio della fuga, un libro che propone di sottrarsi alla logica che regola i rapporti umani ben illustrata dalla vignetta qui a fianco: essere dominati o dominare. Uscire da questa impasse non sembra possibile, ma esserne consapevoli può aiutarci a trovare nuove strade. “Nel nostro mondo – scrive Laborit - molto spesso non si incontrano uomini, ma agenti di produzione, professionisti che non vedono più in noi l’Uomo, ma il concorrente, e appena il nostro spazio gratificante interagisce con il loro  cercano di prendere il sopravvento, di sottometterci. Allora se non siamo disposti a trasformarci in hippies o in drogati dobbiamo fuggire, rifiutare, se possibile, la lotta, perché quegli avversari non ci affronteranno mai da soli ma si appoggeranno sempre ad un gruppo, ad un’istituzione.