mercoledì 25 settembre 2013

Reverte: "Ogni romanzo è una battaglia"


"Quando guardò di nuovo la donna, vide riflessi dorati che sembravano moltiplicarsi in silenzi da donna eterna, senza età."
L’amore e il suo divenire nel tempo sono al centro dell’ultimo romanzo di Arturo Pérez-Reverte, Il tango della vecchia guardia, uscito ad agosto per i tipi di Rizzoli con la traduzione di Bruno Arpaia. Pagine intrecciate a brani musicali, a ballate romantiche e nere, a Vecchio Frac di Modugno, al Bolero di Ravel, a Mala Junta.
"Per me ogni romanzo nasce da un piano preciso, racconta Reverte, da una struttura portante, è come un treno con dei vagoni, e ogni vagone è diverso dall’altro.

giovedì 19 settembre 2013

Democrazie inceppate


Sergio Romano ha usato una chiarezza poco diplomatica ma estremamente efficace per inaugurare la XIV edizione di Pordenonelegge: “Le democrazie sono infelici, inceppate, incapaci di risolvere i loro problemi. È infelice la Francia dove il nuovo presidente della Repubblica viene sfiduciato dall’opinione pubblica; è infelice la Spagna dove la Catalogna rivendica la propria indipendenza, il Belgio dove il divorzio definitivo tra fiamminghi e valloni sembra alle porte. E non è felice la Germania dove un presidente si dimette per un prestito di favore. In Gran Bretagna la presa di posizione del primo ministro sull’Europa rischia di precipitare il paese in una disastrosa crisi economica. È infelice l’Italia che oscilla fra due tentazioni: voltare le spalle alle urne o votare per un movimento populista. I partiti populisti che sfruttano le paure suscitate  dalla crisi economica nelle classi medie rappresentano in Europa un terzo dell’elettorato. Il rischio è che il prossimo parlamento di Strasburgo abbia una maggioranza di deputati euroscettici, anzi eurofobici”.

martedì 17 settembre 2013

L'inversione del tempo

"L'inversione del tempo porta fatalmente a una specie di determinismo: se il sogno di ciò che chiamiamo passato è un sogno veritiero, molto di quello che accadrà è saputo: usciranno dalle ventitré ferite di un cadavere nel foro di Pompeo le spade di noti congiurati, e parlando latino alla rovescia converseranno con il morto e Cicerone. Altri fatti accadranno ancora più determinati: poiché ora esistono le tragedie di Shakespeare, un giorno a Londra un uomo sempre più ignoto dovrà abolirle una per una, dalla fine all'inizio, con la penna; dopo di che il teatro sarà un'arte diversa, molto più povera. E un altro giorno, ancora lontano, qualcuno si alzerà dalla tomba di Teodorico, e vivrà un tempo come re d'Italia, finché non l'avrà conquistata (perduta)."
Rodolfo Wilcock, La sinagoga degli iconoclasti

mercoledì 11 settembre 2013

Totem e tabu

Le questioni sono complicate. Non c’è dubbio. Sul tavolo un libro, Hannsjörg Voth Zeichen der Erinnerung, Dam, Frankfurt am Main, 1987. Il luogo è bello non c’è dubbio, una vigna di Alice con rane blu, robot gentili e dipladenie bianche. E la questione del totem va capita non c’è dubbio, il campanile in fondo che cos’è, e la croce, luogo della decisione ancor prima che sofferenza, a meno che ogni decisione non sia anche sofferenza, crocicchio di Edipo. E anche la scala piantata nel terreno, sentiero utopistico verso il cielo, una Himmelsleiter (scala del cielo). “Persino Giacobbe nel Vecchio Testamento sognò di una scala che toccava il cielo, e su di essa gli angeli che andavano su e giù”.