I
numeri hanno il loro fascino: sono precisi, sintetici, veri (almeno sembrano),
rassicuranti(premiata ditta Polo
dal 1774 ), appassionano (100 metri in 9’’58).
Non
è possibile raccontare una storia senza numeri, né trovare un libro in
biblioteca.
E
anche Le Mille e una notte sarebbero un’altra cosa
senza quel Mille.
Raccontare
è contare, fare una lista, un elenco, una statistica, una mappa, ma di cosa? Di
milioni di attimi, di milioni di numeri. È contare su qualcuno informato dei
fatti e su qualcuno che ascolti.
Il
medico John Snow nel 1854, con l’aiuto di un sacerdote, costruì una mappa dei
casi di colera verificatisi a Londra e notò che il maggior numero di decessi
era avvenuto intorno alla pompa d’acqua di Broad Street nel quartiere di Soho.
Da ciò dedusse che era infetta, la fece chiudere e i casi di colera
diminuirono. La mappa di Snow si trova in rete e rappresenta il modello di quello che si
chiama data driven journalism, ovvero il giornalismo basato sui dati, sui
numeri, sulle percentuali, sulle statistiche. Ne ha parlato ieri a Venezia
Mirko Lorenz dell’European Journalism Center nell’ambito dell’incontro Raccontare
storie con i dati organizzato dall’Ordine dei giornalisti del Veneto.