mercoledì 4 novembre 2009

Scrittura e libertà

I colori violatopazio del tramonto, la luna piena dal Ponte degli Scalzi, il sapore morbido di una ciambella al cocco, l’attimo sguardo di una gallerista che scompare tra quadri di Botero, l’immagine sfocata di Tiziano Scarpa, dietro i vetri appannati dell’Ateneo Veneto. Tra poco inizia il dibattito con gli scrittori Tizano Scarpa e Roberto Ferrucci su “Scrittura e libertà (di stampa)”, conduce Gianluca Amadori. Scarpa: Mi viene in mente quello che considero uno dei miei scrittori preferiti, Gaio Valerio, è uno scrittore veronese, ecco immaginate una cassapanca e quando la aprite trovate un sacco di fogli mischiati, in uno si parla di faccende domestiche, nell’altro c’è un’invettiva politica, poi una poesia d’amore e così via, ecco il Liber Catulli è arrivato a noi così come quella cassapanca. Si può parlare, credo si debba parlare anche di quello che non è attuale. Perché accanto alla cronaca parlamentare il giornalista non ci racconta anche di una bega familiare, di una gita? Credo che la libertà sia poter sfuggire all’ordine del giorno imposto dall’agenda dell’attualità. Ferrucci: il compito degli scrittori nei giornali è quello di fare colore, il pezzo di spalla sul mercato a Sanremo o di commento a qualche disgrazia, oppure di essere giudicato un antitaliano come Tabucchi. Il giornalismo oggi è spesso solo cronaca di fatti non importanti, pettegolezzo morboso. Il mio invito è resistere. Scarpa: Non si può dire che in Italia manchi la libertà di stampa, ma ci sono delle differenze, ci sono dei luoghi come la rete o piccole case editrici dove puoi scrivere liberamente ma senza raggiungere il grande pubblico. A differenza di quanto si pensava una decina di anni fa il sistema reticolare di una informazione orizzontale aperta a tutti non ha sostituito il sistema centrale rappresentato dalla tv e dai grandi giornali. In sintesi solo se passi dal Premio Strega, da Miss Italia o da Sanremo tutti ti vedono e ti leggono. Ferrucci: L’Italia è l’unico paese in cui il numero di persone collegate alla Rete è diminuito, forse hanno buttato i modem nel cestino. In America Obama ha costruito una parte della sua campagna elettorale su Twitter e Facebook, da noi mancano blogger famosi o siti d’informazione che siano riusciti a raggiungere una certa visibilità. Quasi le otto, devo prendere il treno, esco mentre Tiziano Scarpa racconta dei suoi scritti corsari pubblicati in luoghi della rete poco frequentati o con editori che non sono al centro del sistema stellare. Una signora con giacca leopardata e lenti spesse che le ingrandiscono gli occhi mi precede e commenta: sè vero che sè un po’ vanitoso sto scarpa e poi o dise anche , ma anca questa se na forma de vanità. Uscendo in calle aggiunge: però i potea ciamar qualcuno che non fusse d’accordo, è mancà il parer contrario. Mentre sgaiattolo tra le calli verso la stazione cerco di entrare con gli occhi nelle finestre illuminate dei palazzi, penso alla libertà di stampa, questa volta senza parentesi, ad una possibile definizione, a chi decide l’agenda dell’attualità, direi il mercato visto che il giornale è un’azienda , ma anche le fonti primarie, politica, magistratura, che peso ha il doppio il filo che lega il giornalista alle fonti, e infine se non puoi uscire dal main stream mercantile o da quello che il caporedattore ha deciso di mettere in pagina sei ancora libero? Sì, di scrivere sul tuo blog che non legge nessuno. Binario 14, sono arrivato con cinque minuti di anticipo.

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