lunedì 11 aprile 2011

La nuova rivoluzione


Persone in piedi, biblioteca di Montebelluna piena come un uovo venerdì scorso per l’incontro “La nuova rivoluzione: Tunisia, Egitto, Libia… cosa sta accadendo sull’altra sponda del Mediterraneo? insieme a Renzo Guolo, sociologo e editorialista de La Repubblica, Sihem Bensedrine, giornalista costretta all’esilio dal regime di Ben Ali e anima di Radio Kalimà, e Sayadi Abderrazak, docente di Religioni comparate all'Università Manouba di Tunisi. Un incontro prezioso perché ha aiutato il pubblico a capire uno di quei fatti che arrivano all’improvviso e inaspettati, come la caduta del muro di Berlino nel 1989, l’attentato alle Torri gemelle ... questa rivoluzione nessuno l’aveva prevista. Il 17 dicembre 2010 Mohamed Bouazizi si dà fuoco a Sisi Bouzid, città della Tunisia centrale: ha 26 anni, è laureato in economia ma faceva l’ambulante, vendeva frutta e verdura per tirare a campare. La polizia gli sequestra tutto e lui per disperazione si dà fuoco nella piazza del paese. Divampa la rivolta contro il regime di Ben Alì. Migliaia di giovani scendono in piazza, alcuni lo emulano, come Khaled Ezzafouri, che si dà fuoco il 22 marzo scorso, sempre a Sisi Bouzid nel giorno della visita del Segretario Generale dell’Onu Ban Ki Moon. Il 25 gennaio scendono in piazza Al Cairo 25.000 manifestanti contro il governo Mubarak, negli scontri con la Polizia muoiono quattro persone, non si contano i feriti. Il 20 febbraio si accende la rivolta contro Gheddafi nelle piazze di Tripoli e Bengasi. La repressione è feroce. Il mondo sta a guardare fino al 19 marzo quando scatta Odissey Dawn, l’operazione militare Alba dell’Odissea: truppe francesi, inglesi e americane bombardano la Libia per difendere i civili dalle persecuzioni del rais. Il 6 aprile al largo di Lampedusa si rovescia un barcone: muoiono in 250: somali, eritrei, nigeriani, cittadini del Bangladesh, Costa d’Avorio, Sudan. Come si è arrivati in soli quattro mesi a tutto questo? La ricchezza degli spunti e delle interpretazioni emerse nell’incontro è impossibile da riassumere, tenteremo quindi di sintetizzare alcuni passaggi fondamentali. In primo luogo lo sguardo dell’Europa, a parte qualche eccezione, è stato uno sguardo disinteressato a quanto accadeva sull’altra sponda del Meditteraneo. Nel migliore dei casi l’altra sponda del Mediterraneo è stata un ottimo business turistico, nel peggiore terra da colonizzzare, da “educare”. Inoltre dopo l’11 settembre le democrazie occidentali hanno appoggiato i regimi militari di quei paesi convinte così di poter meglio controllare il terrorismo internazionale. Per Renzo Guolo: “La rivolta in riva al Nilo, come quella tunisina, è figlia della bomba demografica, della diffusione dell'istruzione, della potenza comunicativa della Rete e di tv come Al Jazeera, che non a caso il vecchio e il nuovo governo egiziano hanno, con diverso successo, voluto "spegnere". Una protesta esplosa tra i giovani disoccupati, che chiedono lavoro, libertà e dignità”. D’accordo Sihem Bensedrine: “È stato un solllevamento popolare, il regime militare di Ben Alì è stato disconosciuto in modo radicale dalla gente che si è battuta contro il tiranno. Il regime ha avuto fino all’ultimo la complicità della Francia. Oggi la Tunisia ha una nuova possibilità: quella di costruire la democrazia e di conquistare la libertà.”
“Per quanto riguarda l’Egitto, ha proseguito Guolo - ritengo fondamentale il discorso tenuto da Obama Al Cairo nel 2009 riguardante un nuovo rapporto con il mondo islamico e le condizioni della democrazia (You must maintain your power trough consent, not coercion; you must respect the rights of minorities, and participate with a spirit of tolerance and compromise; you must place the interests of your people and the legitimate workings of the political process above your party. Without these ingredients, elections alone do not make true democracy ndr). Un’apertura che ha dato legittimità e forza alle nuove generazioni che sono state le protagoniste del cambiamento insieme all’esercito che a un certo punto ha deciso di abbandonare Mubarak. Diversa la situazione in Libia dove la componente tribale è molto forte e la situazione è complicata dall’intervento militare della Nato e dalla corsa di Francia, Inghilterra e America per gestire il dopo Gheddafi."
“Queste rivolte potrebbero segnare l’affermarsi dell’Islam moderato e razionalista e la sconfitta di quello integralista - ha detto Sayadi Abderrazak Potremmo finalmente avviare quella riforma religiosa che permetterebbe di scrivere nuove costituzioni nelle quali sia sancita finalmente la parola laicità, parola attualmente bandita dal nostro ordinamento. Dobbiamo costruire paesi in cui siano accettate senza riserve la libertà di pensiero – attualmente è proibito nelle nostre scuole l’insegnamento della filosofia – la libertà di coscienza e la libertà di religione." “Non lasciateci soli – ha infine aggiunto Sihem Bensedrine. Anche in altri paesi si sta combattendo per la libertà e la democrazia: in Siria, dove oggi sono stati uccisi 17 civili, e in Bahrein dove la repressione della potente Arabia Saudita è censurata dalle fonti d’informazione. In Bahrein non è in arto uno scontro religioso tra sunniti e sciti come vi vogliono far credere ma un’autentica rivolta contro la tirannia.” Sul tema delle migliaia di profughi che ogni giorno sbarcano sulle nostre coste, Bensedrine e Abderrazak hanno chiesto solidarietà e attenzione all’Italia e all’Europa , ricordando l’esempio dei civili tunisini che hanno prontamente soccorso i profughi egiziani e libici. Secondo Guolo Lampedusa è stata un meccanismo infernale che ha calpestato i diritti civili: “Per favore evitiamo una Lampedusa Due.”

1 commento:

  1. Forse il sostegno a questi regimi è stato precedente all'11 settembre... se per esempio Ben Ali era lì da 23 anni, Mubarak da 29... prima dell'11 settembre, c'erano già gli interessi dell'ENI...

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