mercoledì 3 ottobre 2012

Gli equilibristi interculturali


Muoversi sul filo che conduce verso l’altro è un esercizio che richiede attenzione, sensibilità, empatia. Si cerca un passaggio, uno “stare-tra” le trame di visioni del mondo diverse. Si diventa equilibristi interculturali: il termine è di Anna Granata, pedagogista e ricercatrice dell’Università di Torino, che lo ha usato per la prima volta nel libro Sono qui da una vita e che ieri all’auditorium Stefanini di Treviso ha presentato il suo ultimo lavoro: Intercultura, report sul futuro. Un dialogo a più voci, un libro che diventa metafora dell’accoglienza, dell’incontro, del confronto fra differenze.
Alla domanda se l’incontro con l’altro sia una sfida impossibile, Anna Granata risponde con un sorriso: “Perché usare il termine altro che già introduce una distanza, perché non lo chiamiamo scambio tra persone. L’altro per alcuni è sinonimo di straniero, invece per me l’altro è chiunque io incontri, il vicino di casa, lo studente, mia sorella.”
 Il movimento, la fluidità, l’attraversamento, lo sconfinamento sono i fili su cui avanza il libro: le maestre di Milano che vanno ad insegnare al campo Rom, i bambini di seconda generazione che passano dalla lingua madre all’italiano, al dialetto, il perdersi nella città che diventa esperienza di crescita, di esplorazione dei confini, l’andirivieni dagli spazi reali d’incontro a quelli virtuali, dai luoghi ai non-luoghi, l’ospitalità come dialogo alla pari, il prendere del tempo per ascoltare le persone, il coraggio di sconfinare dalle proprie convinzioni, di uscire dalla building paranoia (Steven Flusty): l’ossessione di costruire muri per difendere i nostri territori.
L’incontro, organizzato dall’Auser di Treviso, è proseguito con una tavola rotonda aperta al pubblico che ha offerto storie davvero emozionanti. Daniela, moldava, raccontava la battaglia nazionalistica in famiglia: la figlia minore si sente italiana e canta l’inno di Mameli, la ragazza di quattordici anni, invece, si sente rumena e non vede l’ora di tornare. Francesca, nata in Italia da famiglia originaria del Togo, ha raccontato quando ha iniziato a sentirsi diversa: “Alle elementari nessun problema, alle medie qualche domanda da dove venivo, ma il momento in cui ho capito che non ero uguale agli altri è stato alle superiori: per andare in gita ci vuole la carta d’identità e io non ce l’avevo perché chi nasce in Italia diventa cittadino italiano solo se è figlio di italiani. Quindi, anche se conoscevo meglio di alcuni miei compagni la storia e la letteratura di questo paese, sono dovuta rimanere a casa”. Oleg, di origine russa con passaporto rumeno, ha raccontato del viaggio che ha intrapreso sei anni fa per venire in Italia: “Una scelta non facile se non hai un soldo in tasca, ti devi arrangiare con mezzi di fortuna, un mio amico è morto”.
Il viaggio fra territori diversi avrebbe sempre bisogno di essere illuminato da una guida, perchè come ricorda una bellissima citazione di Antoine de Saint-Exupery contenuta nel libro: “L’assenza di una sola stella, come un’imboscata, è sufficiente per annientare una carovana sul suo cammino.”
E l'ospitalità vera, forse, non sta in una norma, ma nell'accogliere incondizionatamente l'altro senza chiedergli e imporgli domande, lingua, obblighi,  come scrive Derrida nel suo saggio Sull'ospitalità: "L’ospitalità giusta rompe con l’ospitalità di diritto; non che la condanni o vi si opponga, può anzi metterla e tenerla in un  moto incessante di progresso; ma è tanto stranamente diversa dall’altra, quanto la giustizia è diversa dal diritto al quale tuttavia è così vicina”.  

 Intercultura, report sul futuro (ed. Città Nuova) è stato scritto da Anna Granata insieme a Michele De Beni, Davide Girardi, Elena Granata, Francesco Grandi, Afef Hagi, Ivo Lizzola, Caterina Martinazzoli, Giuseppe Milan, Magda Pischetola, Marina Santi, Alice Sophie Sarcinelli.


1 commento:

  1. spesso il dialogo passa in secondo piano, ci si ferma davanti ai pregiudizi che offuscano ogni forma di comunicazione con "l'altro". Complimenti per l'articolo! occorre dare maggiore visibilità a queste iniziative..
    kaoutar

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