lunedì 5 gennaio 2015

Quello che non ti aspetti è:

- chiamare l’ultimo dell’anno un albergo del centro di Torino e trovare una camera libera;
- che la camera abbia le pareti arancioni e verdi strisciate di nero, muri screpolati, il climatizzatore che non funziona, il lavandino otturato, il bagno cieco e il box doccia che non si chiude;
- che l’addetta alla reception, giovane e pagata pochissimo, mamma sarda e papà pugliese, sia così gentile e innamorata del proprio lavoro da continuare a scusarsi, prestarti la sua stufetta e regalarti delle caramelle;
- che in un ristorante di lusso i più felici non siano i clienti seduti ai tavoli, ma i giovani cuochi e cuoche di diverse nazionalità che con entusiasmo preparano i raffinati piatti del menu;
- che in piazza nessun petardo  sia scoppiato a due metri da te;

- che ci sia anche un venditore di "spumante", un rumeno con un carrello della spesa: 5 euro per una bottiglia di Pacena Grand Dessert;
- trovare un panificio aperto la mattina del primo dell’anno, una commessa creola, due splendidi occhi azzurri, e la farinata genovese;
- che nel treno verso Milano il capotreno sorrida, auguri buon anno e inviti i passeggeri  a spostarsi in una carrozza più calda;
- fare una coda di due ore per vedere la mostra di Chagall;
- che le due ore passino in un attimo perché incontri un architetto fiorentino, un educatore che lavora nel settore delle dipendenze in un paese dell’Appennino reggiano, una ricercatrice precaria dell’Inail e una pittrice, che per vivere fa la commessa, di Genova, e con loro chiacchieri di Praga che è silenziosa e che lì a ogni ora c’è un concerto, delle cappelle medicee, della biblioteca laurenziana, di Montaperti e della rivalità fra senesi e fiorentini, di Trieste, di quella sua malinconia, di quel b&b in pietra a due passi dal centro per salire a Opicina, della risiera di San Sabba, della Maria di Genova, una trattoria fra i carrugi, che lei è morta ma si mangia sempre bene e con 19 euro te la cavi, di quel palazzo misterioso in via Maragliano ma nessuno si ricorda il nome,  della persecuzione degli ebrei, dei crimini commessi dagli italiani in Africa e Albania durante la seconda guerra mondiale, di quello che non ci insegnano a scuola, dell’eleganza di Torino, delle sue sculture di luce e delle sue cioccolate con la panna, della fila per la mostra di Van Gogh che corre più veloce della vostra;
- che l’ultimo quadro dell’esposizione sia dedicato a Don Chisciotte e non a una coppia di amanti in volo;
- che il cannolo siciliano preso a una bancarella vicino al duomo sappia più di panna che di ricotta;
- che il treno parta in orario;
- che il capotreno all’osservazione che esce aria fredda dalla griglia vicino al finestrino risponda: "Se l’aria fredda esce da lì non posso intervenire, ma se fa freddo nella carrozza allora posso alzare la temperatura";
- scoprire che non hai perso il concerto di capodanno dei Wiener Philarmoniker perché lo trasmette in differita Raicinque dopo le 22;
- trovare gli auguri di chi da un anno non si faceva sentire e l’sms di un amico che si ricorda di un libro di cui avevate parlato e scrive che te lo regalerà.
Immagine: Marc e Bella, Chagall, (1915)

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