martedì 31 marzo 2015

Mira Cuba!


Cono! Donde le buscaste? Estas cosas son cosas muy raras! (Cavoli! Ma dove li hai trovati? Sono pezzi molto rari!). Quando gli chiesero dove aveva trovato quei manifesti, che anche per loro era difficilissimo trovare, Luigino Bardellotto, cinquant’anni appena compiuti, una vita fra Veneto e Friuli, capì di essere diventato per metà cubano.
“La prima volta ci sono andato nel 1998. In quel periodo leggevo molto Hemingway, che a pochi chilometri dall’Avana negli anni Quaranta comprò la Finca Vigia, la casa in cui scrisse Per chi suona la campana e Il vecchio e il mare. È un posto straordinario con quella torretta che guarda il mare ... Quella volta girai dappertutto e mi accorsi che mancava tutto, in particolare le medicine. Fu così che iniziai a collaborare con l’ospedale pediatrico di Remedios portando valigie di farmaci dall’Italia.

venerdì 27 marzo 2015

Parole da evitare

Dopodiché
Accaventiquattro
Come lei mi insegna
Wowismo
Pazzesco
Lol
Quant’altro

Ti lovvo
Geniale
Location
Apericena
Basito
Laicato
Non so se mi spiego
Mi consenta
Verosimilmente
Grazie davvero

Giocoforza
Vivaddio
Grande (usato a pioggia per ciò che non lo è)



martedì 24 marzo 2015

Il Libro del Sarto


Un fashion magazine del Rinascimento, un catalogo di moda, un “atelier portatile”. Il libro del Sarto è un codex dei  primi anni Quaranta del Cinquecento conservato nella biblioteca della Fondazione Querini Stampalia di Venezia. Fu lo storico dell’arte austriaco Fritz Saxl, agli inizi del Novecento, a sottolinearne l’importanza.
Il voluminoso quaderno di fogli acquerellati raccoglie, tra gli altri, i costumi preparati dal sarto Ioanne Iacomo per una famiglia nobile in occasione dell’entrata a Milano di Filippo II nel 1548. Nelle sue pagine s’incontra una suggestiva sfilata di personaggi che indossano costumi da giostra o da parata, alla turca o all’ungaresca, costumi a righe verticali con ampie maniche, braghe rigonfie e rimborsanti al ginocchio, scarpe a punta schiacciata, berretti piatti e piumati d’influenza germanica, o a soufflé all’italiana, comode toghe, sopravvesti, turbanti, splendide zimarre in damascho, nobildonne ricoperte di rasi o velluti color morello, porpora, verde, decorati da tagli verticali, impreziositi da bottoni dorati e candidi sbuffi, o operati a motivi geometrici bianco-neri, rosso-neri con rosetta o

venerdì 13 marzo 2015

Una biblioteca per il mondo

"(...) Prometto agli studiosi che in pochi anni tutto quanto è stato scritto dai valenti autori in quattro lingue, latina, greca, ebraica e caldaica, anche in ogni genere di discipline, lo potranno avere tra le mani intero ed emendato per l’opera di questo solo uomo (Aldo Manuzio ndr), e nessuno desidererà più altre opere letterarie. Non appena ciò accadrà, allora sarà manifesto quanti eccellenti codici sono ancora nascosti, o tenuti in disparte per negligenza, o soppressi per l’ambizione di alcuni che hanno a cuore soltanto una cosa: apparire i soli sapienti. Allora sarà chiaro da quanti incredibili errori siano corrotte le opere, anche queste che ora sembrano abbastanza corrette. Se a chiunque sarà gradito, come in un assaggio, farsi un’idea di tutto ciò, confronti con gli esemplari già pubblicati le epistole di Plinio, che tra poco verranno alla luce dall’officina di Aldo, e ciò che avrà scoperto lì, se lo aspetti anche negli altri autori. È un’impresa erculea, per Ercole! E degna di un animo regale, restituire al mondo una cosa talmente sacra crollata dalle fondamenta, cercare quello che si nasconde, tirare fuori quello che è messo in disparte, richiamare ciò che è scomparso, ricostituire ciò che è mutilo, correggere ciò che in così tanti modi è stato corrotto, soprattutto per colpa di questi volgari stampatori, per i quali è più importante il guadagno di una sola moneta d’oro piuttosto che l’intera letteratura. (...)
Anche se la sua biblioteca  è chiusa dalle anguste pareti della casa, Aldo ha intenzione di costituire una biblioteca la quale non abbia altro confine  che il mondo stesso."
Erasmo da Rotterdam, Adagia 

martedì 3 marzo 2015

De nive sexangula

Alla fine del 1610,  poco prima di essere costretto a lasciare Praga, Keplero dedica a Wacker von Wackenfels, suo protettore, la descrizione di un fiocco di neve.  Nella prefazione del De nive sexangula Keplero  scrive: "Vogliate dunque ricevere in tutta serenità questa approssimazione del Nulla e, se Voi l’apprezzate, trattenete il fiato, per paura di ritrovarVi con  Nulla (in tedesco la parola Nichts, che in dialetto si pronuncia Nix, richiama il latino nix, neve ndr).
A dire il vero, si fa dissertare Socrate sul salto di una pulce. Ecco allora perché esaminare il motivo per cui le nevi, alla loro prima caduta, prima di  aggrovigliarsi  in fiocchi più grossi, sono sempre esagonali, e hanno, ogni volta,  sei raggi vellutati come piccole piume." 
Foto di Mufson Beckett