martedì 2 giugno 2009

Ti scrivo domani

Non mi sono ancora ripreso da questa catastrofe rivelatoria. Platone alle spalle di Socrate. Alle sue spalle lo è sempre stato, penso, ma non in questo modo. Io l'ho sempre saputo e anche loro, quei due, intendo dire, che coppia. Socrate volta la schiena a Platone che gli ha fatto scrivere qualsiasi cosa volesse pretendendo di riceverla da lui. Questa riproduzione è venduta qui come una cartolina postale, l'avrete notato, con lo spazio per i saluti e indirizzo.
Lo scrivere di Socrate, capite, su una cartolina. Io non so molto di più di quello che dice la didascalia: l'immagine è stata tratta da un fortune telling book: un libro di astrologia, di predizioni, il libro dei destini, del fato, della sorte, dell'incontro, della possibilità, non lo so, verificherò, ma mi piace questa idea.
Io volevo inviarla a te che sei davvero lontano. Come una sorta di novità, un'avventura, una possibilità contemporaneamente anodina, aneddotica e opprimente, la più antica e l'ultima. Quasi un messaggio personale, un segreto tra noi, il segreto della riproduzione. (...)
Quello che mi piace della cartoline è che anche se contenute in una busta esse sono fatte per circolare come una lettera aperta ma illeggibile.
Ti scrivo domani ma senza dubbio ancora una volta arriverò prima della mia lettera. In caso contrario, se non ti raggiungerò più, tu sai quello che sempre io ti chiedo, di dimenticare per conservarlo nell'amnesia.
(Da La Carte postale di Jacques Derrida)

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