martedì 13 marzo 2012

La passeggiata e il pensiero girovago

Un mattino, preso dal desiderio di fare una passeggiata, mi misi il cappello in testa, lasciai il mio scrittoio o stanza degli spiriti, e discesi in fretta le scale, diretto in strada. Sulle scale mi venne incontro una donna dall’aspetto di spagnola, di peruviana o di creola, che ostentava non so quale pallida e appassita maestà.
Per quando mi riesce di ricordare, appena fui sulla strada soleggiata mi sentii in una disposizione d’animo avventurosa e romantica, che mi rese felice.
Il mondo mattutino che mi si stendeva innanzi mi appariva così bello come se lo vedessi per la prima volta.
Tutto ciò che scorgevo mi dava una piacevole impressione di affettuosità, di bontà, di gioventù.
In breve dimenticai che fino a poco prima, su nella mia stanzetta, ero rimasto ad almanaccare tetramente su un foglio bianco.
Mestizia, dolore e tutti i pensieri cupi erano come scomparsi, sebbene continuassi a percepire acutamente, dinanzi e dietro di me, una certa nota grave.
Robert Walser
  "Dio odia i tristi"                             R. W. a Lisa, 1902/03       “Esiste una specie di pensiero che potrebbe essere chiamato con piena verità il pensiero girovago. Ordinariamente si presenta ai monaci sulle ultime ore della notte e conduce la mente dauna città all’altra, da paese a paese, da casa a casa”.
       
Questo pensiero girovago è una malattia che Evagrio Pontico, monaco egiziano del IV secolo, da cui ho tratto questa citazione, sa curare. Ma una volta vinto, dice “la vittoria ti lascerà una grande sonnolenza, una pesantezza alle palpebre, un senso di freddo, sbadigli e languore fisico, ma con la diligente preghiera allo Spirito Santo disperderai queste penose tracce”. Mi domando se tutti i fannulloni e i buoni a nulla non siano le vittime di questa vittoria sul pensiero girovago.
       
Fra le vittime del pensiero girovago annovererei Robert Walser e tutte le creature che vagabondano con passo lesto e svagato nelle sue prose. Vagano e poi tornano a casa. Ma com’è triste questo ritorno! La casa non è né una tana né un rifugio, è semplicemente il luogo che scopre la solitudine. 
Ginevra Bompiani

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