giovedì 29 ottobre 2015

Mercanti d’ogni cosa


“Questi mercanti d’un po’ di ogni cosa , furbacchioni matricolati, si sottintende, e poliglotti come i loro fratelli di banda, usano nel tentare la gente un certo procedimento drammatico che diverte assai, e che di rado fallisce allo scopo dell’attore. Le loro botteghe son quasi tutte stanzuccie oscure piene di casse e d’armadi, dove bisogna accendere il lume e c’è appena posto da rigirarsi.
Dopo avervi fatto vedere qualche vecchio stipetto intarsiato d’avorio e di madreperla, qualche porcellana  chinese, qualche vaso del Giappone, il mercante vi dice che ha qualcosa di speciale per voi, tira fuori un cassetto e vi rovescia sulla tavola un mucchio di ninnoli:
un ventaglio di penne di pavone, per esempio, un braccialetto di vecchie monete turche, un cuscinetto di pelo di cammello colla cifra del sultano ricamata in oro, uno specchietto persiano dipinto d’una scena del libro di paradiso, una spatola di tartaruga con cui i turchi mangiano la composta di ciliegie, un vecchio gran cordone dell’ordine di Osmaniè. Non c’è nulla che vi piaccia? Rovescia un altro cassetto e questo è proprio un cassetto che aspettava voi solo. È una zanna rotta d’elefante, un braccialetto di Trebisonda che pare una treccia di capelli d’argento, un idoletto giapponese, un pettine di sandalo della mecca, un gran cucchiaio turco lavorato a rabeschi e a trafori, un antico narghilè d’argento dorato e istoriato, delle pietruzze dei mosaici di Santa Sofia, una penna d’airone che ha ornato il turbante di Selim III, il mercante ve lo assicura da uomo d’onore. Non trovate nulla di vostro genio? E lui rovescia un altro cassetto, da cui casca un ovo di struzzo del Sennahar, un calamaio persiano, un anello damaschinato, un arco di Mingrelia col suo turcasso di pelle d’alce, un caschetto circasso a due punte, un tespì di diaspro, una profumiera d’oro smaltato, un talismano turco, un coltello da cammelliere, una boccettina d’atar-gull. Non c’è nulla che vi tenti per Dio? Non avete regali da fare? Non pensate ai vostri parenti? Non avete cuore per i vostri amici? Ma forse voi avete la passione delle stoffe e dei tappeti, e anche in questo egli può servirvi da amico. - Ecco un mantello rigato del Kurdistan, milord; ecco una pelle di leone, ecco un tappeto d’Aleppo coi chiodini d’acciaio, ecco un tappeto di Casa-blanca spesso tre dita che dura per quattro generazioni, garantito; ecco, eccellenza, i vecchi cuscini, le vecchie cinture di broccato e i vecchi copripiedi di seta, un po’ sbiaditi e un po’ tarlati, ma ricamati come ora non si ricamano più, nemmeno a pagarli un tesoro. A lei, caballero, ch’è venuto qui condotto da un amico, a lei do questa vecchia cintura per cinque napoleoni, e mi rassegno a mangiar pane e aglio per una settimana -. Se nemmeno da questo vi lasciate tentare, vi dirà nell’orecchio che può vendervi la corda con cui i terribili muti del Serraglio hanno strangolato Nassuh Pascià, il gran vizir di Maometto III, e se voi gli ridete sul viso dicendogli che non la bevete, la lascia cascare da uomo di spirito, e fa l’ultimo tentativo buttandovi davanti una coda da cavallo di quelle che si portavano davanti e dietro i pascià; una marmitta di Giannizzero portata via da suo padre, ancora spruzzata di sangue, il giorno stesso della strage famosa; un pezzo di bandiera di Crimea, colla mezzaluna e le stelle d’argento; un vaso da lavarsi le mani, tempestato di agate; un bracierino di rame cesellato; un collare di dromedario colle conchiglie e le campanelle, un frustino da eunuco di cuoio d’ippopotamo, un corano legato in oro, una sciarpa del Korassan, un paio di babbuccie di Cadina, un candeliere fatto con un artiglio d’aquila...”
Edmondo De Amicis, Costantinopoli

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