sabato 10 aprile 2010

Milano

In treno si viaggia a volte tra chiacchiere surreali. Una ragazza abbracciata al suo lui sovrappeso: “Che lungo che quel treno”. Lui: “Viene da Parigi”. Lei: “Cosa vuol dire…che è lungo fino a Parigi?”. Nella metro un rumeno suona il sax ma nessuno lo bada. Un ciliegio fiorito spennella le vetrate del Duomo. L’hotel si chiama Nuovo, ma nuovo non è. La prima vetrina è un monte di panini imbottiti, la seconda una pasticceria siciliana, la terza è un’amnesia. Non va di fretta Milano in questo venerdì di Pasqua. Sugli scaffali di un venditore di libri usati “Banchetto nel deserto” di Alexia Mitchell, “Saluti Notturni” di Piero Chiara, “Nel regno adorabile dell’asinità” di Alvise Sangalli e “L’evangelario purpureo di Sarezzano”. Una donna imbronciata, borsa scura e tacchi, parla all’I Phone, poi un violinista di Zagabria dall’aria stanca, una xilofonista di Stoccarda e, prima del Castello sforzesco, una protesta di turbanti colorati del Punjab: l’ambasciata non rilascia loro i passaporti per tornare a casa. Nei fossati del castello un gatto si dondola sui rami di un albero senza foglie. È ora di pranzo, alla Triennale il menu del Design Cafè è très chic: Ravioli di melanzane alla concassè di pomodoro fresco e burrata d’Andria, Darna di trota salmonata al forno in salsa Martini con ragout di carote allo zenzero ed erba cipollina, Coppa d’ananas al moscato con profumo di lime e menta. (continua)

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