martedì 26 ottobre 2010

Tre volte trenta


Giulia dormì poco quella notte: le emozioni si affastellavano nella mente, riscaldavano il suo corpo che ascoltava il respiro quieto accanto a lei. Temeva che i suoi pensieri facessero rumore mentre rincorrevano il desiderio di poter raccontare lei stessa quella storia, di carpirne i segreti più reconditi, e allora cercava di stare ferma il più possibile contando, ad ogni risveglio, le ore che mancavano al mattino. Lo voleva perfetto: niente doveva turbare quell’equilibrio, l’armonia che non aveva mai osato sognare. Aveva sempre pensato, forse a causa dei troppi libri letti, che la lettura di vecchie lettere dovesse essere un’attività per lo più crepuscolare, quando la sensazione di intimità e di silenzio si fa più concreta, avvolgente. Lì, però, in quel luogo sospeso in un tempo non definito, con la presenza rassicurante e stimolante di un sorriso comprensivo che solo ora conosceva davvero, ogni momento poteva essere vissuto indipendentemente dalla luce esterna, dai rumori che in quel piccolo paradiso erano per lo più un accompagnamento musicale allo svolgersi di quella piccola e speciale attività intellettuale. Cullandosi nella sicurezza del domani stimolante riuscì infine ad addormentarsi serena, rilassata in quel calore nuovo.
Il mattino aveva un’aria tranquilla e al tempo stesso foriera di grandi novità: aprendo gli occhi Giulia respirò piano, crogiolandosi nel tepore che la avvolgeva, iniziando piano a riassaporare le sensazioni della giornata e della notte precedenti. Le imposte lasciavano entrare un po’ di luce, quel tanto che bastava a riconoscere i contorni di quanto era nella stanza. Con un sorriso ancora incerto sbirciò la cornice con la fotografia sul comò e le parve che lo sguardo dei nonni non fosse meno bonario del giorno prima. Lottando un po’ con il desiderio di rimanere immobile e leggermente incosciente, poco alla volta percepì i rumori ed i profumi della casa, soprattutto i passi sulle scale accompagnati da un inconfondibile aroma di caffè. Ebbe la certezza che quello sarebbe stato uno dei risvegli migliori della sua vita quando vide il sorriso, dietro il piatto, improvvisatosi vassoio.
Isabella Gianelloni, Tre volte trenta, Piazza Editore

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