sabato 23 luglio 2011

La pagina "perfetta"

"Quando si tratta di qualità dei testi poetici, per non fare danno bisogna essere spietati: questa strofa meglio toglierla, questo finale è sbagliato, perché questo verso finisce qui? la tecnica è tutto, quando si sa che cosa dire o non dire", scrive in un suo recente articolo un noto critico letterario italiano confermando quanto sia diffusa la "superstiziosa etica del lettore" di cui scriveva Borges: "Coloro che sono affetti da tale superstizione intendono per stile non l'efficacia o l'inefficacia di una pagina, bensì le abilità apparenti dello scrittore: i suoi paragoni, la sua acustica, gli episodi della sua punteggiatura e della sua sintassi. Sono indifferenti alla propria convinzione o alla propria emozione: cercano tecnicismi (la parola è di Miguel de Unamuno) che li informeranno se lo scritto ha il diritto o no di essere loro gradito. (...) Costoro non badano all'efficacia del meccanismo, ma alla disposizione delle sue parti. Subordinano l'emozione all'etica, o piuttosto a un'etichetta indiscussa." Borges prosegue con l'esempio del Don Chisciotte, romanzo sopravvissuto alle più improbabili traduzioni perché il suo valore è la storia non certo lo stile. Stile a proposito del quale Arthur Schopenhauer nel Mestiere dello scrittore e dello scrivere afferma: "La prima regola, e forse l'unica, del buono stile è che si abbia qualcosa da dire: con questa regola si va lontano!". Più profondo Cervantes: "Tutto quello che occorre all'autore, in ciò che andrà scrivendo, è il gusto di rappresentare le cose; più questo sarà perfetto, e migliore risulterà ciò che ha scritto." "La pagina 'perfetta', la pagina in cui nessuna parola può essere alterata senza danno - continua Borges - è la più precaria di tutte. I mutamenti del linguaggio cancellano i sensi secondari e le sfumature; la pagina 'perfetta' è quella appunto che poggia su tali delicati valori. Al contrario, la pagina che ha vocazione di immortalità può attraversare il fuoco dei refusi, delle versioni approssimative, delle letture distratte, delle incomprensioni, senza lasciare l'anima nella prova." Sarebbe davvero interessante leggere i romanzi e libri di poesie promossi dalla odierna grancassa del capolavoro con gli occhiali di Borges, il quale aggiunge: "Lo sbaglio preferito della letteratura di oggi è l'enfasi. Parole definitive, parole che postulano sapienze divinatorie o angeliche o decisioni di una più che umana fermezza - unico, mai, sempre, tutto, perfezione, rifinito - appartengono al commercio abituale di tutti gli scrittori. Non pensano che dire qualcosa un po' troppo è tanto inabile quanto non dirlo interamente, e che la sbadata generalizzazione e intensificazione non è che una povertà, e che così la sente il lettore."

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