Alle volte i libri, come le persone, s’incontrano per caso,
sfogliando vecchi giornali da consegnare alla lucrosa società di smaltimento
rifiuti, che a giorni alterni sfrutta il nostro lavoro di temporary street
cleaner. Con le mani inaridite dalla carta e dall’inchiostro, con il tappeto
cosparso di pagine strappate, fogli destinati ad un archivio senza indice, può
capitare di leggere che La sinagoga degli iconoclasti di Rodolfo Wilcock è
uno dei libri più importanti del XX secolo, e anche che in Italia non ha
praticamente pubblico. Stampato da Adelphi nel 1972 e poi nel 1990, è rimasto
un tomo per aficionados. La Sinagoga
degli iconoclasti ci mette di fronte a una compagnia di trentacinque geni bizzarri:
Juan Valdés y Prom, noto per le crisi di glossolalia che provocò ai relatori di
un congresso alla Sorbona, Theodor Gheorghescu che conservò sotto sale 227
negri con un’aringa fra i denti rivolti verso Gerusalemme, Yves de Lalande,
primo produttore di romanzi su
scala mondiale (più sotto un breve estratto), Socrates Scholfield, che brevettò
un apparecchio per dimostrare l’esistenza di dio (più sotto un breve estratto),
Félicien Raegge teorico della natura invertibile del tempo (più sotto un breve
estratto), André Lebran inventore del pentaciclo ... Alcuni assaggi della prosa
surreale ed enciclopedistica di Wilkock: “L’ufficio Destini era di carattere
combinatorio; la titolare si serviva di una roulette e per ogni personaggio
tirava tre numeri corrispondenti a tre schede dell’archivio doi Incidenti-Base,
con le quali veniva rapidamente composto a ciascuno il suo destino.
Nell’ufficio Concordanze si concordavano tra loro i destini individuali, in
modo da evitare che un personaggio sposasse suo figlio o nascesse prima di suo
padre o anomalie del genere, La vicenda ormai composta e concordata passava
all’esperta in Stili-Base che assegnava al romanzo lo stile più adatto tra
quelli in voga in quel momento; infine la ragazza addetta ai Titoli proponeva
da sei a otto titoli da scegliersi a lavoro ultimato. Questa
prima fase preparativa richiedeva tutt’al più una mattinata di lavoro; subito
dopo il romanzo passava allo stadio di Lavorazione vera e propria”. “La sua esistenza ha sempre sollevato
dubbi. Del problema si sono occupati san Tommaso, sant’Anselmo, Cartesio, Kant,
Hume, Alvin Plantinga. Non ultimo Socrates Scholfield, titolare del brevetto registrato presso l’U.S. Patent Office nel 1914
col numero 1.087.186. L’apparecchio di sua invenzione consiste in due eliche di
ottone incastrate in modo che, lentamente girando ciascuna intorno all’altra e
dentro l’altra, dimostrano l’esistenza di Dio. Delle cinque prove classiche
questa è detta prova meccanica.” “Anche Félicien Raegge compose il suo libro,
prevedibilmente intitolato La fléche du temps, meno prevedibilmente
stampato a Grenoble nel1934. Consapevole, però, converrà ribadire, di stare
abrogando in maniera irrevocabile la migliore spiegazione fino a quel giorno
esistente del carattere retrogrado del tempo. Lo confortava, insinua, l’idea
che tutte le idee siano destinate a scomparire: basta aspettare il momento del
loro insorgere; un attimo dopo, nel flusso indietreggiante dei secoli, l’idea
sfuma. L’uomo divenat davvero antico, raggiunge stadi di banale magia, e un
giorno infine si scopre muto, forse ringhioso.”
Vengono in mente altre finzioni e personaggi fantastici, quelli di
Borges, Swift, Bacone (La nuova Atlantide), Rabelais, Cervantes, Calvino, Schwob,
Hrabal, Keret. E scienziati in carne ed ossa come Otto Overbeck che nel 1924 brevettò il Rejuvenator,
un apparecchio elettrico che garantiva eterna giovinezza; il chirurgo franco-russo Serge Voronoff
che impiantava tessuto estratto da testicoli di scimmia in uomini
anziani; Werner Forsssman che davanti allo specchio s’infilò un sottile
catetere nella vena del braccio e lo spinse fino a raggiungere il cuore.
“L'autore, Rodolfo Wilcock, è uno scrittore leggendario – scrive
Roberto Bolano. Nato a Buenos Aires nel 1919 e morto a Lubriano, in Italia, nel
1978, fu amico di Jorge Luis Borges e Adolfo Bioy Casares. I suoi primi libri
furono di poesie: Libro de poemas y canciones(1940), Los
hermosos días (1946), Paseo sentimental (1946). A
trentanove anni si stabilì in Italia e cominciò a scrivere in italiano. Del suo
periodo italiano, il più ricco, vanno ricordati soprattutto il romanzo Il
tempio etrusco (1973), le prose dello Stereoscopio dei solitari (1972), Il
caos (1960)
e Il libro dei mostri (1978), oltre a vari libri di poesie e
teatro”.