sabato 3 settembre 2011

Diario marocchino - Marrakech


Marrakech per me è sempre stata Marrakech Express di Salvatores con Diego Abatantuono, un bel film sull’amicizia, sul Marocco e su come alcuni italiani cercano di parlare francese senza riuscirci. Ogni riferimento autobiografico è da considerarsi puramente casuale. Solo 180 chilometri tra Essaouira e Marrakech: non potevamo rinunciare a vedere la famosa piazza Djemaa el Fnaa con gli incantatori di serpenti, i cantastorie e i musicisti. Lungo l’autostrada incontriamo una decina di macchine in un paesaggio che non è ancora il deserto ma è decisamente desertico tant’è che quando dopo chilometri nel nulla la strada sale per superare un paio di colline sembra un avvenimento. Djemaa el Fnaa: le impalcature del caffè Argana ricordano l’attentato avvenuto in aprile. Ci sono gli incantatori e anche i serpenti ma quello che fa perdere ogni incanto è la richiesta di denaro appena si accorgono che li hai guardati anche solo per un attimo. N’est pas possible! La piazza comunque è un posto davvero unico. Dopo aver camminato nelle strade della medina dove i motorini fanno a gara a sfiorarvi, soprattutto se siete turisti, aspettate ftur, se è Ramadan, o il tramonto in uno dei tanti locali lungo i suoi bordi. Cominciano gli acrobati che piroettano agili come scimmie e formano piramidi umane. Al centro della piazza si leva il fumo delle braci dei chioschi che preparano spiedini, cous cous, shawarma, i gruppi musicali gnawa danzano al ritmo incalzante di sonagliere e tamburi, i cantastorie, a volte accompagnati da suonatori di liuto e cembali, a volte solitari con qualche disegno o una spalla per le scene più impegnative, raccontano vicende d’amore e di guerra. Alcuni di questi aedi sono figure leggendarie, come Malek, un gigante che per attirare l’attenzione della gente sollevava un asino e poi, quando il pubblico si avvicinava, diceva loro “Siete proprio stupidi, se leggo due versi del Corano nessuno mi ascolta, ma per un asino arrivate in molti.” Il suono dei tamburi aumenta d’intensità all’approssimarsi di un momento cruciale del racconto. I vari crocchi di persone sono a poche decine di metri l’uno dall’altro e danno vita ad una babele di parole e musica. Badran stasera racconta la storia di un monaco e di una giovane ragazza innamorata di lui. Quando il monaco disse che non poteva amarla lei per vendicarsi giacque con un pastore, ma quando nacque il bambino accusò il monaco che fu chiamato a rispondere di quel che nona aveva commesso in un processo. Come andrà a finire il processo? Monsieur Badran chiede un contributo in denaro ai presenti prima di proseguire. È come la storia degli spot in tv: sul più bello s’interrompe il film per ragioni commerciali. L’antico aedo, il bardo, il conteur, è al passo con i tempi. Si girovaga da una storia all’altra come sfogliando un libro di racconti, e a volte s’incontrano personaggi struggenti come l’anziano musicista cieco che suona una lenta melodia con il violino andaluso. Si chiama Hassan e qui lo conoscono tutti. Lui e la moglie sono seduti su due sedie di plastica bianche, un altoparlante grigio degli anni Sessanta amplifica un suono metallico. Ai loro piedi un piatto di stagno per le offerte. Alcuni pastori dell’alto Atlante suonano musica ahidu, il minareto della Koutubia questa sera sembra tocchi la luna, un motorino mi sfiora mentre cerco di fotografare la piazza che sembra un piatto fumante.
- Un pensiero riconoscente a Rossana, Elena, Alessandra, ideali compagne di viaggio, a Michaela e Mario maestri nell’arte di viaggiare, a Barbara, Lauretta, Abdallah, Abderrazak, Stefano, con i quali sono andato alla scoperta del Marocco in lunghe e piacevoli chiacchierate, e a Cristina per le lezioni-express di francese.

1 commento:

  1. mario...nn posso che dirti bellissimoooooooooooooooooooo....spero che voi siate stati BENE..e spero che tutto il tuo lavoro BELLISSIMO venga esposto l'anno prossimo nella nostra festa multietnica....BRAVOOO!!!!!!!!!!!!

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