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lunedì 19 luglio 2010
Amsterdam
Le biciclette sfrecciano al semaforo davanti ai tavolini del Coffe Company. Poi è la volta dei tram e delle poche macchine. Siamo ad Amsterdam. Non è un plurale maiestatis, seduto al tavolino insieme a me c’è l’amico Paolo, faccia socratica e ironia sottile. Al di là della strada la vecchia chiesa luterana dove fra poco James Klumpp terrà il keynote speech della seconda giornata dell’Issa Conference. Oltre alle biciclette che hanno la precedenza anche sui pedoni, la seconda cosa che ti colpisce ad Amsterdam sono le chiese, prive o quasi di dipinti, ricche di vetrate e organi imponenti, e poi il loro uso pubblico, possono esser usate come aule universitarie, sale per concerti o rinfreschi. La terza cosa che ti colpisce ad Amsterdam è la quantità di birre che vedi sui tavolini dei bar, la birra non manca mai, un posto dove mangiare dopo le dieci di sera invece quello sì te lo puoi dimenticare. Il cappuccino medium servito in un bicchiere di plastica non è male, il croissant è semplice, senza marmellata. In alternativa c’era quello al cioccolato e poi basta. Il mangiare per gli olandesi è qualcosa di secondario, serve a introdurre calorie, punto. En general è così anche per il vestire: l’abbigliamento informale o della serie “mi sono appena alzato dal letto” è la regola. Ho visto persone alle otto e mezza di mattina fare colazione fuori dal supermercato scartando uno snack e bevendo un succo di frutta. Altro che le brioche farcite di Roma o le fette di torta delle pasticcerie altoatesine. Ora qualcuno potrebbe pensare: il solito italiano, a due passi da una conferenza universitaria pensi a mangiare. È poco filosofico. È vero distrae dalle questioni importanti. Dove sono le nostre biciclette e perché siamo qui?
(continua)
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