sabato 28 maggio 2011

Tapis roulant e Vanità della mente


Il titolo doveva essere Opuscola spiega il poeta mentre alle sue spalle mamme, single, intere famiglie scarrozzano sui tapis roulant avvinghiate ai carrelli della spesa. Gian Mario Villalta, maglietta nera con bicipiti e volto segnato da una barba di qualche giorno, non sembra troppo a suo agio. Come un giocatore di pallanuoto in una pisicina senz'acqua. Presentare il libro di poesie Vanità della mente nell'atrio del centro commerciale nella rush hour tra le 11 e mezzogiorno è un'idea che cattura attenzioni distratte. Manca l'acqua: il silenzio. "Il nostro problema è ritrovare la vita quotidiana; chiediamoci quali sono le immagini del mondo che ci sommergono e a com'è invece la nostra vita popolata da gesti semplici. Negli ultimi vent'anni abbiamo assistito a un rovesciamento tra vita quotidiana e simboli." I versi di Villalta sono sguardi attenti su ciò che capita ogni giorno, come percorrere la stessa strada per andare al lavoro o fermarsi per il pieno alla stazione di servizio. "Posso aggiungere solo che incontro / sullo stradone ogni mattina / i pioppi, e uno per uno / fogliano lenti e insieme fanno il tempo. / Ogni giorno anche loro cambiano, / li indovino nel verde più intenso / (vorrei fermarmi, guardarli uno per uno)/ e quando rirorno, ogni giorno, nell'altro senso, / li perdo - allora penso: passano."
"Tu alla colonna della benzina/ con la faccia controvento di trequarti. / L'uomo prende la carta, l'erba alta / preme sul cartellone con un paesaggio / appoggiato tra il marciapiede e il muro. / Tu e le tue dita perdono lo schema / delle cifre da imprimere sulla tastiera. / Quando riparti (hai pagato, confuso / -dopo altri due tentativi - in contanti) / l'uomo è rimasto a guardarti / come avresti ripreso la strada con quel sorriso."
O la visita al padre malato: "Sbaglia il mio nome dolcemente, / parla con mio fratello morto. / Gli accarezzo la testa, li lascio stare / tranquilli mentre continua a parlare. (...) Dovrebbe il tempo adesso aprirsi / per le montagne così presenti, / sentisse anche lui chiamare la luce / dalle montagne lontane / e i capelli risplendere freschi, / parlasse anche a me, ma non quello di adesso, / a me quando ero un bambino / pieno di luce sulle sue spalle."
Le parole scivolano verso la conclusione come le persone sui tapis roulant. Resterà il libro e la dedica: "Con un caro saluto - Gian Mario" .

venerdì 27 maggio 2011

I Titani

Come ci narra Esiodo, i Titani sono avversari degli dei olimpici, che nella loro rovinosa lotta vengono sopraffatti e scagliati nell'abisso oscuro del Tartaro. Ma tra i Titani c'è Prometeo, l'amico degli uomini, che ruba a Zeus il fuoco e lo dona ai mortali, consentendo loro di avviare il dominio della natura. Da allora in poi titanico è ogni sforzo dell'uomo per sottrarsi all'ordine delle cose stabilito dalla divinità e "titanica" è la dimenticanza, da parte dell'uomo, della propria origine, e la conseguente volontà di farsi simile agli dei. Nell'interpretazione di Gadamer la poesia di Hölderlin viene così ad assumere un volto duplice: da un lato essa mira a suscitare nell'uomo una volontà antititanica, mentre dall'altro non manca di vedere come il titanismo, la dimenticanza del dio, rappresenti una costante tentazione del comportamento umano. "I doni della natura non vengono più accolti e utilizzati come essi si offrono, ma costretti con la forza a un incremento della loro produttività."
Franco Bianco Introduzione a Gadamer

domenica 22 maggio 2011

Tales of Torino


Una grande rete piena di vecchie valigie sta sospesa sopra la mia testa. Quando mi sposto sotto la rete un raggio infrarosso mi intercetta, l’immagine di un bagaglio mi illumina e una voce narra le storie di chi è partito cercando fortuna in America: Antonio, Caterina, Pasquale, Maddalena. A ogni passo una storia diversa. Erano i primi del Novecento quando a salire sui barconi eravamo noi. Più in là vecchi obici e la ricostruzione di alcune trincee della Prima guerra mondiale: all’interno, tra i sacchi, un video sovrappone le immagini delle cartoline spedite dal fronte alla lettura di alcuni brani: Adolfo mio che brutta vita dovrai fare, mi consola però il pensiero che ...Dimenticavo, qui da fumare non se ne trova così ho smesso di fumare , però se vorrai includere nei pacchi un po’ di tabacco te ne sarei riconoscente, l’unica consolazione qui è la religione... Mariuccia mia cara stia tranquilla poiché sono salvo e sto bene, sono prigioniero dal 6 novembre 1917...Cara mamma vedi se riesci a farmi avere un po’ di pesto di basilico...
Dopo dei paracaduti bianchi appesi alle capriate e due bombardieri, si è attratti da un tavolo circolare in vetro con varie cuffie collegate alle vecchie radio in legno, quelle con le manopole per cercare le stazioni. Quando giro la manopola, probabilmente collegata ad un iPod, sento il gracchiare della ricerca via etere, dopodiché ascolto le registrazioni di Radio Londra, i discorsi del duce, l’annuncio di Badoglio in occasione dell’armistizio. C’è anche un grande spazio che riproduce le centinaia di fascicoli dei processi per mafia e, in un altro padiglione le immagini della rete autostradale italiana che, penso tra me, contiene la più sintetica spiegazione della questione meridionale che io conosca: la Salerno Reggio Calabria, una strada che è stata fatta non per unire ma per dividere, chiunque l’abbia percorsa lo sa. Chi invece non l’avesse mai fatta, si affretti, vale la lettura di decine di saggi sull’argomento. Prima di uscire una poetica installazione video: uomini e donne fluttuano, danzano sospesi nell’aria. Sembra dire: leggerezza e creatività ci salveranno. Visitare la mostra “Fare gli italiani”, allestita alle OGR in occasione del centocinquantesimo, è come entrare in una grande scenografia teatrale, un avvolgente set che ricostruisce la storia italiana degli ultimi 150 anni. Le OGR di Torino sono le Officine Grandi Riparazioni, qui una volta venivano riparati i convogli ferroviari, è uno spazio che per le sue dimensioni ricorda l’Arsenale di Venezia.

Al Salone del Libro navigo sopra un mare di parole, di storie, di volti-testi, di libri-volti, le persone aspettano altre persone, i libri il loro lettore, gli scrittori il loro momento di gloria. Tra le 250 presentazioni c’è anche quella dedicata al mio libro intervista all’architetto Paolo Portoghesi, un maestro dei nostri tempi. Il Salone è una bella rappresentazione della molteplicità, un libro sul libro del mondo. Ne sfoglierò solo alcune pagine, perché non l’ho letto tutto. Comincio da una pagina meno avvincente . All’incontro con Umberto Eco “Fare romanzi: libertà e costrizione dello scrittore”, i “soliti raccomandati” non fanno la fila e un gruppo di giornalisti passa quando Alain Elkann dice “Venite con me”. Pare quindi che anche per assistere ad un incontro pubblico ci voglia un santo in Paradiso, figuriamoci per pubblicare un libro con una nota casa editrice. Eco ha riproposto le tesi di Queneau, Perec, Calvino, dell’Oulipo insomma, l’Ouvroir de litterature potentielle, l’Opificio di letteratura potenziale di Parigi, la cui tesi di fondo era di dimostrare il valore delle costrizioni letterarie. Eco le definisce “fondamentali per ogni operazione artistica”, con una differenza tra poesia e prosa: nella prima è l’espressione che determina il contenuto, nella seconda sono le cose che determinano le parole. Le sue citazioni in francese e un lungo lipogramma dedicato alla mamma suscitano l’ammirazione degli aficionados. E ora una passeggiata tra gli stand. L’editore Asino d’oro vende dei ricercati taccuini con la copertina abbellita da acquarelli. Altro che Moleskine. Tra le belle, anche graficamente, edizioni Slow Food: Lo sviluppo su scala umana di Max-Neef e Guida ai vitigni d’Italia, in cui si spiega la storia di Merlot, Cabernet , Barolo e altre varietà meno conosciute come il Raboso e il Ruché. Un signore con barba e qualche chilo di troppo promuove coperto da mille fogli La voce del silenzio. Allo spazio autori “A” Baptista Bastos presenta José Saramago, un ritratto appassionato. A Radio 24 Lidia Ravera intervista Barbara Alberti. Allo spazio autori “B” Sulla Transiberiana. 9200 chilometri di treno da Mosca al mar del Giappone con Mauro Buffa; la scritta “I libri : sono qui” indica lo stand delle edizioni palermitane “due punti “ (geniale!), compro Istante propizio di Ourednik, poco lontano Terre di mezzo , un altro editore interessante: In viaggio con Kapuscinski, dialogo sull’arte di partire (a 3 euro), di Andrea Semplici; nel padiglione delle edizioni musicali incontro la musica di Edward Simon (cd La bikina), più in la duetto jazz di chitarre; un signore vende delle matite decorate in bianco e nero da spartiti e strumenti musicali: vanno a ruba. Add editore su fondo rosso con punto esclamativo bianco invita a scrivere dei post: su uno si legge: “Nel mondo della cultura le relazioni di amicizia hanno lo stesso valore che in politica: contano parecchio.” Nella platea Ibs.it Silvia Avallone (Campiello 2010) parla di Acciaio, il suo romanzo sugli operai delle acciaierie di Piombino, veri eroi contemporanei di cui non si ricorda nessuno ma che meriterebbero la fama più degli smidollati del Grande Fratello; Alessandro Mari con Troppo umana speranza, un librone di settecento pagine sul Risorgimento, si augura che si ricominci a sognare; Fabio Geda racconta la nascita di Nel mare ci sono i coccodrilli, un racconto di migrazione, la storia vera del giovane afgano Enaiatollah Akbari; Stefano d’Anna lancia il suo progetto di formazione dedicato a giovani talenti: A dream for the world, are you ready to be a future leader for the world? La nuova Rosa editrice, rappresentata da una bella signora dalla generosa scollatura (tecniche di marketing-), propone a 7 euro L’alba nell’imbrunire di Walter Eight, un libro potenziale: dopo il primo capitolo le pagine sono bianche e l’invito è chiaro: Vuoi essere tu a completarlo e diventarne il coautore? Devono essere dei fan di Eco: senza costrizioni niente letteratura. L’editore Cooper prepara l’incontro con Tenera Valse (nomme de plume) autrice di Portami tante rose: Tenera in pubblico si mostra sempre mascherata, sarebbe un’insegnante di latino e greco che avrebbe scelto di esercitare il mestiere più antico del mondo...il filone è inesauribile.
La tribù del blog satirico Spinoza si ritrova all’incontro “Una risata vi seppellirà “ organizzato da Alibert (editore che sul tema di cui sopra ha in catalogo MGM 2, il manuale delle giovani mignotte di Debora Ferretti). Segue un brindisi con lambrusco e prodotti tipici dell’Emilia. Un autore di Sangel edizioni annuncia la sua opera con un cartello di cartone a tracolla. Sangel edizioni, che distribuisce gratis il libricino “Nani e olgettine”, è una giovane casa editrice di Cortona diretta da Sofia Riccaboni che sa trasmettere entusiasmo e vitalità. Anche i giovani del progetto Alga sono una forza della natura. Vendono libri a tre euro ma solo al di fuori delle librerie e senza chiedere l’esclusiva dei diritti d’autore. Le opere sono scelte da una giuria di universitari: al primo bando i manoscritti inviati erano dieci, al terzo più di cento. Scelgo L'orologiaio di Claudia Manselli e Caffè di cicoria di Maura Enrici Bellom. Siete forti ragazzi, speriamo che vi diffondiate davvero come le alghe!

Ora passiamo dalla passeggiata letteraria ad una passeggiata più edonistica. In questa città puoi mangiare in un ambiente elegante e raffinato come l’Arcadia in Galleria Subalpina, soffitti alti, camerieri impeccabili, piatti curati (ma non eccezionali), poi uscire e guardare a bocca aperta il soffitto della Galleria illuminato da lucine blu e rosse come fosse Natale; fermarti da Mulassano, uno dei caffè più vecchi d’Europa, parlare con il direttore che con entusiasmo per il proprio lavoro ti racconta la storia del caffè e delle Viennesi (“Di solito una non basta”, avverte), e incontrare Gian Mario Villalta reduce dalle fatiche del Salone; sostare pigramente la domenica mattina con Rossana, Elena, Alessandra, ai tavoli del Bicerin di Piazza della Consolata insieme agli amici Luca, Raffaella, Simone, Umberto, mentre arrivano delizie come la torta di nocciole immersa nel cioccolato; puoi sbocconcellare al volo un kebab o una farinata tra una mostra e l’altra; gustarti una pizza come se fossi a Napoli da Tredatre in via Verdi a due passi dall’Università; prendere l’aperitivo in Piazza Vittorio al Caffè Vittorio mentre guardi Superga e la Gran Madre, sapendo che di lì a qualche ora i murazzi, che sono a due passi, brulicheranno di vita e divertimento: è sabato sera; oppure vai da Cianci in Largo IV Marzo, ma lì è un’altra cosa, lì non solo mangi bene e paghi poco ma ti diverti proprio: Gianni, Danilo e Marco, non sono solo i camerieri e l’oste ma dei compagnoni che tra un antipasto e dei tagliolini al ragù di verdure, tra un tiramisù fatto in casa e un caffè, trovano il tempo di scherzare fra loro e con i clienti, senza eccedere, sempre con misura e con un sorriso mentre in sottofondo va a palla la musica di Elisa o Eric Clapton (D’Alessio lo mettono verso la fine, un po’ come spegnere le luci per dire “Signori ora si chiude”); da Cianci la parola d’ordine è leggerezza ed è ben simboleggiata da un paio di sedie che invece di stare per terra se ne stanno appese al soffitto. Se c’è sempre la fila e se alle volte non trovi un posto libero da Cianci, una ragione ci deve pur essere. Infine, è la prima volta che mi capita, in Corso San Maurizio, sulla destra direzione Venaria, c’è una gastronomia (scritta rossa) dove se compri gli arancini o i tranci di pizza ti regalano le bibite: birra, Coca-cola o acqua minerale gratis! Incredibile! A Venezia chiedono 1 euro persino per farti fare la pipì.

Cè un posto A Torino in cui si rischia di comprare più libri che al Salone del libro: il Gran bazar di Porta Palazzo: tunisini, marocchini, egiziani vendono le loro mercanzie, anche i libri, ad un euro. La borsa si è riempita presto: una Hystory of English Literature di W-F Collier del 1914, una raccolta rilegata di vecchi Topolino, Il peccato di Josephine Hart, Novelle per un anno di Luigi Pirandello, Male d’Amore di Angeles Mastretta, Il Margine di André Pieyre de Mandiargues, L’onda perfetta di Sergio Bambarèn. Tra le tante bancarelle una con spezie e pietre come l’allume, le pietre-spugne e il sale nero che, secondo le credenze, allontana gli spiriti maligni, e delle corde fatte a mano. Prezzo? Un euro.

Terminiamo con un quadro jazz: Piazza Castello, sotto i portici un allampanato signore con i capelli bianchi e gli occhiali neri, una vocina infantile da bimbo dispettoso, suona il sassofono oscillando di circa quarantacinque gradi. Pare una magia, in realtà ha ancorato i piedi a una piattaforma che gli consente di spingersi oltre il limite dell’equilibrio. A un certo punto, mentre suona Blueport, tra la folla sbuca un drogato con gli occhi semichiusi, oscilla anche lui ma per altre ragioni, sembra stia per stramazzare a terra, forse un’overdose. Il “musicista pazzo” smette di suonare e fa una cosa: congiunge le mani in segno di preghiera. Passano alcuni secondi, nessuno si muove. Il ragazzo barcolla ancora per qualche metro poi riprende a camminare, chiede un’informazione e se ne va. Il jazzista, che sembra uscito da un libro di Harry Potter o il cugino londinese del Barone di Münchausen, riprende a suonare. E noi? Forse anche noi siamo i protagonisti di storie fantastiche.
(la foto della locomotiva si trova all'ingresso delle Officine Grandi Riparazioni)

venerdì 20 maggio 2011

Due

Immagina due lontani nel tempo, due vite diverse, due parole che provano a incontrarsi, è in quella ricerca, in quell'intervallo di tempo, in quel dialogo non raggiunto che sta sospesa, accennata, indefinita, immaginata, la libertà di Narciso.

giovedì 19 maggio 2011

Itaca

Quando ti metterai in viaggio per Itaca
devi augurarti che la strada sia lunga,
fertile in avventure e in esperienze.
I Lestrigoni e i Ciclopi
o la furia di Nettuno non temere,
non sara` questo il genere di incontri
se il pensiero resta alto e un sentimento
fermo guida il tuo spirito e il tuo corpo.
In Ciclopi e Lestrigoni, no certo,
ne' nell'irato Nettuno incapperai
se non li porti dentro
se l'anima non te li mette contro.

Devi augurarti che la strada sia lunga.
Che i mattini d'estate siano tanti
quando nei porti - finalmente e con che gioia -
toccherai terra tu per la prima volta:
negli empori fenici indugia e acquista
madreperle coralli ebano e ambre
tutta merce fina, anche profumi
penetranti d'ogni sorta; piu' profumi inebrianti che puoi,
va in molte citta` egizie
impara una quantità di cose dai dotti.

Sempre devi avere in mente Itaca -
raggiungerla sia il pensiero costante.
Soprattutto, non affrettare il viaggio;
fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio
metta piede sull'isola, tu, ricco
dei tesori accumulati per strada
senza aspettarti ricchezze da Itaca.
Itaca ti ha dato il bel viaggio,
senza di lei mai ti saresti messo
sulla strada: che cos'altro ti aspetti?

E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso.
Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso
gia` tu avrai capito cio` che Itaca vuole significare.
Kostantin Kavafis

sabato 14 maggio 2011

Poeti e pensatori

"Dal silenzio senza parole a lungo custodito, e dall'accurata chiarificazione dell'ambito in esso diradato, viene il dire del pensatore. Dalla stessa fonte viene il nominare del poeta. Ma poiché il simile è simile solo in quanto è distinto, e il poetare e il pensare si somigliano nel modo più puro nella cura della parola, essi sono ad un tempo separati nella loro essenza dalla massima distanza. Il pensatore dice l'essere. Il poeta nomina il sacro. Come poi, pensati partendo dall'essenza dell'essere, il poetare, il ringraziare e il pensare si richiamino l'un l'altro e siano insieme divisi, rimane qui una questione aperta. Presumibilmente il ringraziare e il poetare scaturiscono in modo diverso dal pensare iniziale, di cui essi fruiscono , senza poter esser per sé un pensare. Si conosce senz'altro qualcosa sul rapporto tra la filosofia e la poesia, ma non sappiamo niente del dialogo tra il poeta e il pensatore che "abitano vicini su monti separatissimi."
Martin Heidegger, dal Poscritto a Che cos'è metafisica, 1943

mercoledì 11 maggio 2011

Paolo Portoghesi


"Negli ultimi anni per merito di Serge Latouche è stata avanzata la teoria della decrescita, uno stop alla crescita illimitata, un ritorno al limite. Ricordo che l’imperatore Adriano, con il famoso vallo che porta il suo nome, volle delimitare l’Impero romano celebrando in questo modo il “dio limite”. Credo sia arrivato il momento di imitare Adriano. Se la società continuasse ad aumentare i propri consumi e la sua ricchezza prelevando risorse dalla terra che ne possiede una quantità finita, ci troveremmo presto non in una crisi economica, come quella che stiamo attraversando, ma in una crisi di identità: l’uomo non come dominatore della terra ma come vittima del suo saccheggio. La filosofia della decrescita propone non solo uno stop ma un passo indietro: il ritorno alla valutazione dei luoghi, all’economia locale, a un livello di consumi paragonabile a quello dei primi decenni del secolo scorso: una forma corretta di autarchia da connettere al bioregionalismo. Naturalmente l’architettura potrebbe essere protagonista di questo ritorno alla qualità della vita quotidiana rinunciando ai costosi monumenti del consumismo che abbiamo appena eretto. La stessa delega che la società ha dato all’architetto potrebbe essere ritirata tornando in un certo senso all’autocostruzione della città. È un’avventura che vale la pena di vivere e mi auguro che i giovani se ne rendano conto. Tra l’altro una delle ipotesi di Latouche è che non solo si possa ma si debba fare a meno dei partiti, strutture ormai logorate, concentrando la volontà di cambiamento in movimenti capaci di costringere il potere, senza sporcarsi le mani con il potere, a seguire delle direttive di interesse comune. È un sogno? Una utopia? Non dimentichiamo che sono le utopie che producono le grandi trasformazioni. La decrescita quindi si profila come una “rivoluzione culturale”, non quella di Mao, che consisteva come sapemmo troppo tardi nella distruzione del passato e delle sue testimonianze, ma al contrario come una utilizzazione delle grandi ipotesi di futuro che il passato contiene. La geoarchitettura vuole creare una nuova sensibilità intorno a questi problemi, che dovrebbero essere approfonditi anche in virtù della genialità umana che quando si risveglia è capace di soluzioni rivoluzionarie."
Il brano è tratto dal libro Paolo Portoghesi ed. Canova. In quarta di copertina è riassunto così: "La intensa e vivace intervista a Paolo Portoghesi ripercorre la sua avvincente esperienza di architetto, di critico e di uomo di cultura. In controtendenza alle archistar del gesto individuale e per un ritrovato rapporto con la natura e la storia dell’uomo, Portoghesi riafferma la sua fede nei valori di un’architettura umanistica che si nutre anche di poesia, di filosofia, di musica. Architettura e politica, Leggere la città, Progettare la casa ideale, Curve e linee rette, Il colore e la luce, Il brutto, La strada, La piazza, Non luoghi e paesaggio, La geoarchitettura, I libri, La musica, sono alcuni degli argomenti trattati con straordinaria chiarezza, autorevolezza e passione.
Autore di opere che hanno segnato momenti significativi dell’architettura contemporanea, di numerose pubblicazioni di storia e critica, animatore di riviste di tendenza, maestro di architetti, Paolo Portoghesi si conferma voce viva e vibrante nella vicenda italiana e uno dei protagonisti di riconosciuta esperienza e fama internazionale."
Scrive Portoghesi: “Sono convinto che un’architettura umanistica dovrebbe cercare le condizioni per favorire l’incontro casuale e disinteressato che contiene in sé allo stato potenziale l’amicizia, la passione, l’amore.”

sabato 7 maggio 2011

Selene e Endimione






"Che fai tu luna in ciel...?" chiedeva Leopardi. Difficile rispondere, ma i greci alcune idee le avevano. E riguardavano il comportamento amoroso del nostro pianeta. Per noi, nelle canzoni e forse anche nella vita, la luna fa innamorare: per loro, si innamorava, e di conseguenza aveva degli amanti. Rappresentata, a quei tempi, come una giovane donna di straordinaria bellezza, Selene (così si chiamava, allora), ogni notte percorreva il cielo su un carro d'argento trainato da due cavalli, e notoriamente aveva avuto un considerevole numero di avventure amorose. Tanto per non smentirsi, Zeus l'aveva corteggiata, e si diceva avesse avuto un figlio da lei; in Arcadia erano celebri i suoi amori con Pan, il dio dei pastori e delle mandrie. Ma l'amante preferito pare sia stato Endimione, un pastore, superfluo a dirsi, bellisssimo, di cui Selene si era innamorata non appena, durante uno dei suoi giri notturni, il suo sguardo era caduto su di lui. Ufficialmente Endimione era nato da Etlio e Calice, figlia di Eolo, ma alcuni sostenevano che il suo vero padre fosse Zeus. Quand'anche la diceria fosse vera, comunque Endimione non era immortale. E così, quando Selene s'innamorò di lui, Zeus acconsentì a esaudire un suo desiderio: dormire eternamente, evitando la morte e rimanendo giovane per sempre. Come, poi, nel sonno, il bel pastore sia riuscito a generare ben cinquanta figli non è facile capire. Ma da un mito così romantico non è possibile pretendere una logica ferrea.
Eva Cantarella (nella foto un dettaglio dell'affresco di Annibale Carracci, Palazzo Farnese, Roma, 1597)

venerdì 6 maggio 2011

In der Finsternis dieser Zeit

In der Finsternis dieser Zeit, Etica, religione e politica in Wittgenstein. Brian McGuinness (Siena-Oxford) Wittgenstein e Dostoevskij: i demoni e la vita meravigliosa; Marco Bastianelli (Perugia) La mitologia nelle forme del linguaggio: Wittgenstein e Paul Ernst; Luigi Perissinotto (Venezia) Wittgenstein e la risoluzione del problema della vita; Jean-Pierre Cometti (Aix-en-Provence) Le pragmatisme de Wittgenstein et ses conséquences: jeux de langage, règles et interactions sociales; Begoña Ramón Cámara (Valencia-Paris) Epékeina tês ousías: Wittgenstein y la Idea platónica del Bien ; Marilena Andronico (Ferrara) Alcune riflessioni sulla particolare 'umanità' di Wittgenstein; Chon Tejedor (Oxford) A View from the Outside: Wittgenstein on Religion and Ethics; Modesto M Gómez Alonso (Salamanca) "Is God bound by our knowledge?" (OC,436): The religious foundation for the lack of foundation.
Ca' Foscari, Aula Mario Baratto, dal 3 al 5 maggio.

giovedì 5 maggio 2011

Personaggi

Penso a che cosa dirò. Comincerò dal personaggio e dai personaggi. All’origine di qualsiasi storia c’è sempre un personaggio. A volte accade che la fama del personaggio superi quella dell’autore. Che sarebbe Shakespeare senza Amleto? Alle volte è l’autore che è più personaggio dei personaggi: Ernest Hemingway, ad esempio. Noi stessi siamo dei personaggi. Il significato della parola deriva dall’etrusco phersu = maschera. Quella donna nella sala d’attesa dell’aeroporto che abbiamo guardato per alcuni minuti cercando d’immaginare come fosse la sua vita, o quei vicini d’ombrellone di cui abbiamo ascoltato dei frammenti di discorsi ma con cui non abbiamo mai scambiato una parola, nei nostri pensieri sono diventati dei personaggi. Quante maschere portiamo ogni giorno? Penso al personaggio come ad un insieme di maschere sovrapposte una sopra l’altra, da sfogliare come le pagine di un libro.

domenica 1 maggio 2011

Tracciare un confine

"Quando si traccia un confine si possono avere diverse e svariate ragioni. Se delimito un'area con una siepe, con una linea, o in qualche altro modo, ciò può avere lo scopo di non far entrare o di non far uscire qualcuno; ma può far parte anche di un gioco nel quale i giocatori debbano, per esempio, saltare oltre il confine; oppure può indicare dove termina la proprietà di una persona e ha inizio quella di un'altra, ecc. Perciò tracciando un confine, non si dice ancora perché lo si traccia."
L. Wittgenstein, Ricerche Filosofiche