venerdì 19 dicembre 2014

Salomon Resnik: Un dialogo insolito


Un foglio bianco, essenziale, piegato in quattro, il carattere delle scritte è un  Comic Sans, l’indirizzo 8 kislev 5775, Sala Montefiore, Centro di studi ebraici, Venezia.
La sua voce compone un tessuto multiforme di lingue, italiano, francese, tedesco, yiddish, spagnolo, i suoi racconti un arazzo di volti, libri, viaggi, città:
"Sono nato nel 1920 a Buenos Aires, in un quartiere di immigrati, figlio di ebrei russi ucraini di tradizione askenazita originari di Odessa. Da piccolo andavo nella sinagoga per ascoltare mio padre che cantava nel coro, avevo circa dieci anni, e mi ricordo che tutti, arrivati a un certo punto, chiudevano  gli occhi, e la persona vicino a me diceva che sarei diventato cieco se avessi guardato ... guardai lo stesso, vidi le mani del celebrante che si levavano verso l’alto simili a quelle ossute dei disegni di Egon Schiele".

domenica 30 novembre 2014

Storytelling: come raccontare una storia



Milano in una giornata di pioggia sembra avere meno fretta, come l'assonnata ragazza del bar all’angolo di via Crespi che mi chiede: Cappuccino normale o vegano?
Oltre i vetri appannati la facciata del Nuovo Teatro Ariberto è un foglio a righe bianche.
Narrare forse è una competenza, una narrability, forse anche un dono, una necessità, un lavoro, di sicuro è mettere in fila le cose, mettere ordine, ma non troppo, a volte è svelare e nello stesso tempo dissimulare, rinviare, variare, impastare, scartare, meravigliare.
Scrivere:

sabato 29 novembre 2014

Come vogliamo essere?

Ore dodici del 22 novembre 2014, arriva l’autobus della Linea 21, fermata di fronte alla fiera di Verona, è l’ultimo giorno della fiera Job e Orienta. Una cinquantina di studenti si accalcano lungo il marciapiede, sulla strada una grande pozza d’acqua. L’autista invece che accostare si ferma a un metro del marciapiede, costringendo tutti a bagnarsi i piedi o  a impegnarsi in prove di salto in lungo per raggiungere l’autobus. Non risponde a chi gli chiede  il motivo di  questa piccola, insensata, cattiveria, pietrificato fissa il parabrezza;
23 ottobre 2014, Corriere della Sera, in un editoriale intitolato L’ultima frontiera del narcisismo beota, Claudio Magris scrive dell’infermiera che si faceva ritrarre su Facebook sorridente accanto ai cadaveri dei pazienti e poi, per associazione, offende tutti gli utilizzatori dei social media: "Ipodotati innocui, che sentono il bisogno di comunicare sulla rete a conoscenti e sconosciuti cos’hanno mangiato la sera prima( ...) Trionfa l’aspirazione  a un’eternità da cesso (...) ognuno chiede l’eternità per il proprio calzino (...) Cani, diceva Federico II ai suoi soldati che fuggivano, volete vivere in eterno?"

sabato 15 novembre 2014

L'autismo raccontato da Lucio Moderato


“Che Le mamme frigorifero, fredde, anaffettive, generino autismo è una balla colossale." Parte in quarta Lucio Moderato uno dei maggiori esperti internazionali di autismo e responsabile del comitato tecnico e scientifico della fondazione Oltre il labirinto. “Non è colpa neppure dei papà lavastoviglie, quelli che se ne lavano le mani e vanno via, l’autismo è una condizione, non una malattia, è come avere le gambe corte, i capelli rossi, la statura bassa. E siccome non è una malattia non puoi guarirla.”
Nella storia della medicina il termine autismo (dal greco autos, che significa stesso) fu usato per la prima volta dallo psichiatra svizzero Eugen Bleuler  per definire la perdita di contatto con la realtà, "il pensiero circolare che si chiude in se stesso" nei pazienti schizofrenici. Ma a descrivere e a riconoscere questa sindrome negli anni Quaranta furono il viennese Hans Asperger e l’austriaco naturalizzato statunitense Leo Kanner, e solo negli anni Novanta si cominciò a escludere che l’autismo avesse delle cause psicologiche.

mercoledì 22 ottobre 2014

La malafede

Il vero problema non è la menzogna
Quella è la cosa bella che si sogna
Il vero problema è la malafede 
Che uccide davvero chi non la vede.

venerdì 17 ottobre 2014

A che mi serve un libro?

(...) A che mi serve un libro?
Gli alberi li sfoglia il vento:
e le parole lì io le conosco,
e le ripeto sommessamente a volte.
E la morte, che spezza gli occhi come fiori,
i miei occhi non sa dove trovarli...
Rainer Maria Rilke, Die Blinde, La ragazza cieca, trad. Riccardo Held

sabato 11 ottobre 2014

Un libro è una stretta di mano


La conversazione con Gilberto scorre senza accelerare, pause misurate, pronuncia impeccabile degli autori stranieri. Intorno il vociare indistinto dei visitatori, la luce del sole riempie le stanze del castello. Racconta della giornata mondiale mondiale lentezza, della rivista satirica Corvo Rosso, di cui indossa la maglietta su cui campeggia la scritta Se leggere non è il tuo forte, fanne il tuo debole, ma soprattutto racconta di libri, di viaggi, di incontri, della piccola casa editrice Edizioni del Foglio Clanestino, con sede a Sesto San Giovanni, a pochi chilometri da Milano.
Peter Russel l’ha incontrato diverse volte a Pian di Sco, in provincia di Arezzo. Finita la strada, si scendeva in un viottolo e si raggiungeva il suo mondo diroccato, un vecchio mulino biblioteca chiamato La turbina, anche se la ruota era ferma da decenni.

domenica 28 settembre 2014

La chiave di Sophia e lo stigma


In una villa del Trecento, in provincia di Treviso, Villa Tassoni, lungo la Postumia, ex via consolare romana che ora congiunge distese di capannoni e centri commerciali, si è presentata al pubblico ieri sera La chiave di Sophia (sophia in greco significa abilità, sapienza, conoscenza), un’associazione di studenti dell'Università Ca' Foscari di Venezia, un network filosofico informativo con base all’indirizzo lachiavedisophia.com e in Facebook e Twitter.
L’intento è pragmatico: agire sui modi d’agire attraverso la riflessione filosofica. Così è stato per l’incontro di apertura: “Se non esistesse la malattia mentale?”, con Francesco Codato, autore di Storia della nascita del movimento di critica alla psichiatria, e Mario Galzigna, autore di Rivolte del pensiero. Dopo Foucault , per riaprire il tempo.

giovedì 25 settembre 2014

Vivere, istruzioni per l'uso

Autori celebri e autori sconosciuti conversano nelle pagine del libro con un pensiero, una certezza, un tweet, un dubbio, un sogno, un’idea, un sorriso, un verso.
Piccole luci nella misteriosa danza dei giorni, nell’imprevedibile incrocio dei destini, in questo mare battuto dal vento.
Ma ognuno si senta (creda) libero di sbagliare da solo, di lavorare duro al suo prossimo errore. Vivere si trova su Google Books

La vigna

Una vigna che sale sul dorso di un colle fino a incidersi nel cielo, è una vista familiare, eppure le cortine dei filari semplici e profonde appaiono una porta magica. Sotto le viti la terra rossa è dissodata, le foglie nascondono tesori, e di là dalle foglie sta il cielo. Tutto ciò è familiare e remoto, infantile a dirla in breve, ma scuote ogni volta, quasi fosse un mondo. La visione s'accompagna al sospetto che queste non siano se non le quinte di una scena favolosa in attesa di un evento che né il ricordo né la fantasia conoscono. Qualcosa di inaudito è accaduto o accadrà su questo teatro."
(...)
"La vigna è fatta anche di questo, un miele dell'anima, e qualcosa nel suo orizzonte apre plausibili vedute di nostalgia e di speranza. Insoliti eventi vi possono accadere che la sola fantasia suscita, ma non l'evento che soggiace a tutti quanti e tutti abolisce: la scomparsa del tempo. Questo non accade, è; anzi è la vigna stessa.
Cesare Pavese
, Racconti, vol. II, La vigna, Einaudi, Torino, 1960

mercoledì 10 settembre 2014

Quando il cuore si ferma - incontro




Articolo di Renato Piva, Corriere del Veneto, 10 settembre 2014

Ora per ora

"Devo aggiornare il mio racconto ora per ora. Da un istante all'altro potrebbero cambiare non solo la mia condizione, ma anche i miei intenti. Il mio è un registro di accadimenti disparati e mutevoli, e di pensieri cangianti e talora contraddittori: sia perché sono sempre diverso da me stesso, sia perché colgo gli oggetti in circostanze e da angolazioni diverse." Montaigne, 1562

martedì 19 agosto 2014

Il faggio Patriarca



Era un bambino quando allungava il braccio per indicare i ciliegi, i peri, i meli, i peschi in lontananza sulla collina. Per un’illusione prospettica sembrava che quegli alberi così piccoli crescessero sulla mano aperta verso il cielo. Le vacanze estive e pasquali dal nonno a Reseretta, a Tarzo, erano una continua scoperta: una nuova pianta, un insetto, un sentiero, una nuvola dalla forma strana.
Classe 1935, Armando Dal Col viveva a Longarone, dove mamma e papà avevano un negozio di frutta e verdura molto prima che l’ingegner Carlo Semenza progettasse la diga del Vajont. La tragedia andrà in scena alle 22.39 del 9 ottobre 1963. Quella sera Armando ritorna dalla Val Zoldana ed è diretto a Belluno dove abita con la famiglia e dove da qualche tempo per hobby coltiva degli alberi in miniatura. Passa a salutare i genitori intorno alle 21.

mercoledì 13 agosto 2014

La bibliospiaggia


 Ne parlavo con un amico l’altra sera. Una petizione, una proposta di legge, un comitato popolare, un partito. Il partito di quelli che al  mare vorrebbero leggere in santa pace.
Lottare per un’enclave ombrellonesca, un temenos sabbioso, una bibliospiaggia.
Nella bibliospiaggia il lettore di libri, giornali, kindle, non subirà frantumazioni dei biblici zebedei da parte di:
giocatori di bocce, palette, racchettoni, tamburelli, volano, freesby, volley, calcetto, palle magiche;
venditori di foulard indiani, occhiali, borse taroccate, aquiloni, catenine e anellini, ombrelli, sculture in legno;
massaggiatrici cinesi e tailandesi; tatuatrici di henné; dreadmaker; Coccobellooooo;
mamme che conversano animatamente di pappe, pannolini e pupù;
pensionati appartenenti a comunità spirituali, club di burraco,  università degli adulti e anziani che pontificano sui destini del mondo;
habitué del lido in grado di ricostruire senza errori vite, malattie e morti degli ultimi vent’anni;
adorabili infanti che si rincorrono sollevando tsunami di sabbia;
invasori di spazi altrui alla ricerca dell’ombra perduta;
appassionati di eventi sportivi armati di radiolina tascabile;
amici dell’uomo di varie taglie abbaianti e leccanti;
teleconversatori felici di esibire suonerie riproducenti musiche di ogni epoca, sirene, ragli, muggiti, e che dopo aver cercato a lungo lo smartphone nella sacca bombardano la quiete marina con  originali quesiti: Dove sei? Che fai? Fa caldo lì? Ti sento male. Aspetta ti richiamo...;
volonterosi, frenetici, rumorosi bagnini impegnati a chiudere ombrelloni e sistemare lettini;
altoparlanti che inondano la spiaggia con una valanga di scemenze musicali, pubblicitarie e informative;
diversi mezzi aerei e terrestri con scopi ludicopromozionali.
In somma: la richiesta al Governo, alle amministrazioni regionali, provinciali, comunali, turistiche e costiere, alle imprese e autorità balneari di ogni ordine e grado è una sola: Lasciateci leggere in pace, dateci la Bibliospiaggia!
L'immagine del libro è tratta da www.hotelrudy.it

lunedì 4 agosto 2014

La penna e la carta

"Così la penna va
sopra la carta liscia
di un quaderno e non sa
come finisce
ogni sua riga,
dove si mescolano
saggezza ed idiozia
ma si fida dei moti della mano,
nelle cui dita batte la parola
del tutto muta,
senza togliere polline dai fiori,
ma facendo più lieve il cuore."
Josif Brodskij  Poesie

venerdì 25 luglio 2014

Guardare

C'è una breve storia raccontata da Platone (IVa.C.) nel Teeteto che mostra come quel che ci sfugge, spesso, è davanti ai nostri occhi. Altre volte è alle nostre spalle come nella fiaba  La luna nel pozzo scritta nel 1284 da Nasreddin Hoca  oppure nascosto in bella vista come nella  Lettera rubata (1845) di Edgar Allan Poe.
"Successe a Talete che mentre osservava le stelle e guardava in alto cadde in un pozzo, ed una servetta tracia, piuttosto in gamba e carina, si burlò di lui: Come pretendi di osservare le cose del cielo quando non sai vedere quel che hai davanti ai piedi."
(L'opera ritratta nella foto è di Peter Fischli e David Weiss)

lunedì 21 luglio 2014

Imperfezione

Nel recente libro di Slavoj Zizek è ricordata una breve storiella sull'imperfezione di dio, tema collegato all'esistenza del male:
"Due amici giocano a colpire una lattina con la palla. Dopo ripetuti centri, uno di loro dice:
Per Dio l'ho mancata!
Il suo amico, molto credente, s'arrabbia: Come osi parlare così di nostro Signore, che Dio ti fulmini!
Ma dopo poco un fulmine lo ferisce a morte: Perché hai colpito me Signore e non chi ha pronunciato il tuo nome invano?
Una voce profonda risuona nel cielo: Per Dio, l'ho mancato!"

mercoledì 9 luglio 2014

Il teatro del mondo


La vita, il mondo, sarebbero un’opera lirica, e l’autore della musiche sarebbe Satana, scrive Machado de Assis nel romanzo Don Casmurro: “Satana supplicò ancora (di far rappresentare l’opera in cielo), ma senza fortuna, finché Dio stanco e pieno di misericordia, acconsentì che l’opera fosse eseguita, ma fuori dal cielo. Creò un teatro speciale, questo pianeta, e inventò un’intera compagnia, con tutte le sue parti, protagonisti e comprimari, cori e ballerini.
‘Ora assistete a qualche prova!’ disse Satana, e Dio rispose:
‘No, non voglio saperne di prove. Mi basta aver composto il libretto; sono pronto a dividere con te i diritti d’autore.’
Forse fu un male quel rifiuto; ne risultano alcune discordanze, che una previa audizione, un’amichevole collaborazione avrebbero evitato. In effetti vi sono certi punti in cui i versi vanno a destra e la musica a sinistra. C’è anche chi dice che proprio in questo sta la bellezza della composizione, che non rischia di diventar monotona, e così spiegano il terzetto dell’Eden, l’aria di Abele, i cori della ghigliottina e della schiavitù. Non è raro che le stesse situazioni si ripetano senza una ragione plausibile. Certi motivi stancano a forza d’esser ripetuti. Vi sono anche punti oscuri; il maestro abusa delle masse corali, coprendo molte volte il senso in maniera confusa." 

martedì 8 luglio 2014

Che non sia

"Fa' che non venga l'ora del tramonto
l'angolo dei pensieri e della neve
quando togli la polvere alle cose
e sai che dovrai rendere conto.
Che non sia l'ora dei racconti strani,
a mezza voce, pieni di paure..."

"Come per noncuranza della foce
L'acqua conosce un complicato giro
Ha perso trasparenza la mia voce
Se per frontiera ha solo il tuo respiro."

"Sì, sì, anche noi,
nel nostro piccolo,
andiamo orgogliosi
delle nostre prestazioni!
Anche noi, anche noi come uno
di quegli irreprensibili,
congegni domestici,
anche noi, anche noi, nel nostro piccolo,
aspiriamo alla polvere!"
Riccardo Held, Otto frammenti e un requiem per Lukas, La Fenice, Venezia, 4 luglio 2014

lunedì 30 giugno 2014

Sull'altra sponda


È dell’altra sponda, diciamo, il più delle volte con un sorriso, per affermare che quella persona è un omosessuale o ha dei modi di fare che potrebbero farlo pensare. Noi, seduti sulla sponda giusta, ci sentiamo rassicurati: almeno quel difetto lì non ce l’abbiamo, o crediamo di non averlo (quel difetto, infatti, è solo una maggiore intensità della nostra componente maschile o femminile).
Sabato a Venezia le due sponde si sono mischiate per il Gay Pride,  e quando in campo San Polo qualcuno ha chiesto agli etero di alzare la mano  i "normali" si sono accorti di essere un’allegra minoranza.  Etero più intelligenti, più sensibili, più aperti di altri?

venerdì 13 giugno 2014

Una scuola del libro a Venezia



 Il suo santo protettore si chiama Aldo Manuzio: guarda dall’alto, con i capelli che arrivano alle spalle,  il berretto calato sulla fronte e il naso a punta. Paolo Olbi, stampatore e rilegatore, ha creduto fino all’ultimo nel suo santo e nel suo sogno: una scuola del libro a Venezia dove nel Cinquecento prosperavano circa duecento tipografie e dove Manuzio nel 1499 stampò l’ Hypnerotomachia Poliphili, uno dei massimi capolavorii dell’arte tipografica. Ci ha creduto fino all’anno scorso quando si è dovuto arrendere: distrutte le macchine sulle quali aveva lavorato per più di cinquant’anni, bruciati trecentomila euro.
Si è ritirato con un torchio e  una tranciatrice a caldo in un piccolo negozio nel sestiere di Dorsoduro: la vetrina guarda il ponte Ca’Foscari, ma gli studenti e i pochi turisti che scendono dal ponte non guardano la vetrina. C’è tempo per raccontare una storia incredibile.
Da giovane Paolo Olbi  impara il mestiere in una legatoria in campo Santa Maria Nova, poi all’ École Estienne di Parigi. Nei primi anni novanta il suo nome entra tra le pagine del romanzo La valle dei cavalieri di Raffaele Crovi, vincitore del Premio Campiello:

giovedì 12 giugno 2014

Il futuro tra le mani

"Quando troverai una mano che sia troppo corta rispetto al corpo, significa uomo cavilloso e che non sopporta critiche, e anche forte nelle braccia;
quando troverai una mano che sia lunga, sottile e ben proporzionata al corpo significa uomo di buoni costumi, dalla vita lunga, uomo che ama, onora e teme dio;
quando troverai un uomo che abbia la mano concava e salda ma non armoniosa, significa vita breve ma  ricca di denari;
quando troverai una mano solida, lunga di palma e dita proporzionate,  significa uomo ingegnoso in  cattive opere, alquanto ladro e vizioso;
quando troverai una donna che abbia la palma corta e le dita lunghe, significa che partorirà con gran difficoltà;
quando troverai una mano un po' lunghetta e le dita un  po’ grossette, significa uomo lento,  tardo, pigro, tuttavia di buon animo e perbene;

martedì 10 giugno 2014

Vale più il pollice del piede


Entusiasmo e sorrisi, tatuaggi e cravatte, iPad e molti tweet. Tre giorni in una galleria delle innovazioni, attorno ad un community table (Lago) pieno di hashtag e file digitali. Galileo Innovactors’ Festival, a Padova dal 5 al 7 giugno. (qui photogallery)
Prima certezza: impossibile guardare la rete da fuori, da un luogo altro (Derrida). Siamo connessi, registrati, taggati,  anche quando scegliamo off. E se parte dell’anima sta in cloud o nell’iPad, come scrive Ferraris, che differenza c’è fra guardarsi negli occhi,  leggere un tweet, laicare un post in Fb, whatsappare una grandinata di messaggi?

domenica 25 maggio 2014

"Questo è mio"

"Il primo uomo che, avendo recinto un terreno, ebbe l'idea di proclamare questo è mio, e trovò altri così ingenui da credergli, costui è stato il vero fondatore della società civile. Quanti delitti, quante guerre, quanti assassinii, quante miserie, quanti orrori avrebbe risparmiato al genere umano colui che, strappando i pali, o colmando il fosso, avesse gridato ai suoi simili: "Guardatevi dall'ascoltare questo impostore; se dimenticherete che i frutti della terra sono di tutti e che la terra non è di nessuno, sarete perduti!"
Jean Jacques Rousseau,  Discorso sull'origine e i fondamenti dell'ineguaglianza tra gli uomini, 1755

lunedì 5 maggio 2014

Senza testa

 A un signore tagliarono la testa, ma siccome fu poi dichiarato uno sciopero e non fu possibbile sotterrarlo, questo signore si ritrovò a vivere senza testa e a doversi arrangiare. Subito notò che quattro dei cinque sensi se n’erano andati con la testa, eccetto l’udito per chissà quale strana ragione. Dotato di buona volontà il signore si esibì sul Ponte di Rialto a Venezia come artista di strada. Da qualche parte uno zingaro suonava il mandolino e lui cominciò a ballicchiare e a far finta di leggere il giornale. In pochi giorni raccolse un mucchio di soldi e capì che c’era riuscito senza pensarci troppo.
Variazione su un racconto di Julio Cortazar (in corsivo nel testo)

giovedì 1 maggio 2014

Due donne

"Il giovane Eracle è in aporia, in dubbio circa il 'cammino di vita' che deve percorrere. Ed ecco che gli si presentano due donne alte di statura, una piena di dignità, nobile di forme, vestita di bianco - è l'Arethè, la virtù, l'altra, che i suoi amici chiamano Eudaimonìa, felicità, ma i nemici Kakìa, bassezza - molle e opima; per sembrare più bella è ricorsa a belletti e altri mezzi, guarda vanamente la propria ombra, ed ha abiti trasparenti che dovrebbero turbare i sensi. Entrambe rivolgono a Eracle un lungo discorso, promettendogli di condurlo alla felicità, ed Eracle decide infine di seguire la virtù."
"Questa storia è stata inventata dal sofista Prodico, contemporaneo di Socrate, e riferita dal discepolo di Socrate Senofonte nel secondo libro dei Memorabili. Non è particolarmente poetica, ma il suo contenuto morale ne ha fatto una delle storie preferite dall'antichità, conferendole così, come mostreremo, una grande importanza per la tradizione etica occidentale."
Bruno Snell, La cultura greca e le origini del pensiero europeo

domenica 27 aprile 2014

Uno scriba instancabile


"Nel corpo abita lo spirito di uno scriba instancabile: come l’antico scriba egizio di Sakkhara, il corpo annota e in-scrive tutto ciò che i nostri sensi percepiscono, intuiscono e vivono: il nostro corpo non riposa mai, prende sempre appunti. Appunti dei quali noi non siamo sempre consapevoli e che restano latentemente inconsci.
Il corpo sente, ascolta, guarda dentro e fuori, e la testa dello scriba, come il dio Giano, vive la sua anima diurna e notturna come due distinti modi di essere, ma anche due modi di co-esistere nello stesso corpo, nello stesso volto: ’E’ lo stesso volto potente di bronzo scuro - scrive Burand - qui con gli occhi aperti, là con gli occhi chiusi, qui illuminato, là oscurato, qui rivolto all’azione, là rivolto dentro di sé’.Quando avviluppati dall’oscurità noi ci addormentiamo, allora lo scriba si risveglia all’interno dei nostri sogni, e trasmette i suoi segreti messaggi attraverso il suo occhio notturno, l’occhio del sogno. La testa dello scriba si profila sul doppio orizzonte d’un occhio rivolto al mondo interno, e dell’altro rivolto al mondo esterno; o ancora d’un occhio che guarda alla notte, dell’altro che guarda al giorno."
Salomon Resnik, Sul fantastico

martedì 22 aprile 2014

La charis

Per i Greci la charis non emana solo dalla donna o da ogni essere umano in genere, la cui giovane bellezza fa "brillare" il corpo (in particolare gli occhi) di uno splendore che provoca l'amore; essa emana anche dai gioielli cesellati, dalle gemme lavorate e da taluni tessuti preziosi; lo scintillio del metallo, il riflesso delle pietre dalle acque diverse, la policromia della tessitura, la varietà dei disegni variopinti che raffigurano, in forme più o meno stilizzate, una decorazione vegetale e animale che ricorda direttamente le potenze della vita.
Jean Pierre Vernant, Mito e pensiero presso i Greci

mercoledì 16 aprile 2014

Traveler


"Gli faceva rabbia chiamarsi Traveler, lui che non si era mai mosso dall’Argentina se non per attraversare Montevideo e una volta ad Asunción nel Paraguay, metropoli ricordata con la somma indifferenza. A quarant’anni continuava ad essere inchiodato in via Cachimayo, e il fatto di essere l’ uomo di fiducia del circo "Las Estrellas" non gli infondeva la minima speranza di percorrere le strade del mondo more Barnum; il raggio d’azione delmcirco andava da Santa Fe a Carmen denPatagones, con lunghi attracchi nella capitale federale, La Plata e Rosario. Quando Talita, lettrice di enciclopedie,s’interessava dei popolimnomadi e delle cultre transumananti, Traveler grugniva e tesseva un insincero elogio del cortile con gerani, dellanbranda e del non mettere il nasonfuri dall’angolo dove sei nato. Fra un mate e l’altro faceva sfoggiomdi una saggezza che impressionava sua moglie, ma si vedeva che era troppo deciso a persuadere. Addormentato, gli sfuggivano a volte parole di esilio,di stadicamento, di crociere, di passaggi alla frontiera e di imprecisate alidade. (...) Una cosa si doveva riconoscere ed era che, a differenza di quasi tutti gli amici,Traveler non dava colpa né alla vita né al destino se non aveva viaggiato quanto gli sarebbe piaciuto. Si limitava semplicemente a bere un bicchiere di gin mandandolo giù dimcolpo e poi a darsi del cretino."
Julio Cortázar, Rayuela, il gioco del mondo
Foto di Robert Doisneau

martedì 15 aprile 2014

Il passeggero Né


Interno treno: non ti saluto neanche con un cenno, e nemmeno mi sposto, non voglio parlare con Te, non m’importa nulla di conoscerti. Né Te che sembri un insegnante che ha rinunciato alla felicità, nè Te che sembri una turista con quella giacchina bianca a pois neri, né Te che che giochi a fare il divo con la maglietta grigia attillata e i mocassini in finto camoscio. Non m’importa nulla che stai seduto di fronte o di fianco, io guardo il mio cellulare, controllo messaggi che non ci sono, fingo di dormire, ascolto canzoni che so a memoria con le orecchie tappate dagli auricolari, gioco all’Alieno di Los Angeles aggrappato alla playstation, non tolgo il gomito dal bracciolo, né levo le ginocchia, porto gli occhiali scuri per non  incontrare il tuo sguardo, e quando arriveremo continuerò a starti distante, appoggiato alla porta opposta a quella dove si scende.
In quel viaggio una voce anonima ripeteva spesso Chi viaggia con noi viaggia nel massimo comfort, e Il controllore nell’esercizio delle sue funzioni è un pubblico ufficiale pertanto...
Arrivati alla stazione il capotreno aprì le porte sbagliate e il passeggero Né finì lungo disteso fra i binari con i timpani perforati dagli auricolari.

Shopping

Quattro sedie sedie in argilla, e quattro con gli elastici, svariate marmitte collegate all’ipod, gli specchi appendiabiti, una serie di infradito in plastica, i ricami in seta, il divano in cocco, una lampada in legno di cirmolo e poliammide, una goccia di caffè, un sevizio di forchette-cucchiaio, una lounge chair, una chaise longue, una poltrona sacco, una vasca in teak, quattro librerie girevoli, un tavolino in cristallo multicromatico, il piano in pietra acrilica, due abat jour con i merletti illuminati, le conchiglie ventaglio, un bancone in betulla, una cucina in carta riciclata, una partita di piastrelle parlanti, una scultura di luce, la coupé ecologica, la scopa con i baffi, il sofà in carbonio e lava vulcanica, due porzioni di risotto con la foglia d’oro, un basamento in cemento fibrorinforzato, una confezione di barattoli cattura cavallette, delle maniglie a prova di errore, una modanutura in rovere affumicato, alcuni orti volanti, degli insetti colorati, una vetrata bizantina, un rubinetto iconico, dodici vasi di ferro e muschio, una matita ultrasottile, otto panini etnici, un trolley ammaccato, una zattera e una lanterna per viaggiare.
(Appunti dal Salone del mobile, foto sofa Onyx di Peugeot)

venerdì 11 aprile 2014

Shakespeare e la Coca Cola


Quando si aggiunge un quid di fantastico, di irrazionale, di sorprendente ad un fatto, ad una esperienza, comincia, forse, la narrazione. Il racconto del primo cacciatore intorno al fuoco segna l’inizio della storia. Scrive Calvino in Lezioni Americane: “Credo che i nostri meccanismi mentali elementari si ripetono dal Paleolitico dei nostri padri cacciatori e raccoglitori attraverso tutte le culture della storia umana. La parola collega la traccia visibile alla cosa invisibile, alla cosa assente, alla cosa desiderata o temuta, come un fragile ponte di fortuna gettato sul vuoto”. E Roland Barthes si sofferma su considerazioni analoghe: “Il racconto è presente in tutti i tempi, in tutti i luoghi, in tutte le società; il racconto con la storia stessa dell’umanità; non esiste, non è mai esistito in alcun luogo un popolo senza racconti; tutte le classi, tutti i gruppi umani hanno i loro racconti e spesso questi racconti sono fruiti in comune da uomini di culture diverse, talora opposte; il racconto si fa gioco della buona e della cattiva letteratura; internazionale; trans-storico, transculturale, il racconto è come la vita.”
In cosa differiscono allora Romeo e Giulietta di Shakespeare dai commercial della Coca Cola?
Entrambi vogliono condurci per mano nel loro mondo, cercano di sedurci e per farlo condividono con noi valori e promesse. La differenza, se esiste, è forse nella complessità che è propria della letteratura, e dell’arte in generale, una sorta di profondità che lascia intravedere più lontano. Lo storytelling, così si chiama la tecnica di narrare storie a fini commerciali, è spesso semplice, sempre enfatico, mette in scena stranezze, citazioni, cambi di contesto, offre immagini chiare, senza le complicazioni e le contraddizioni del mito, del romanzo, della poesia. Le tecniche dello storytelling sono adottate anche nel giornalismo, soprattutto televisivo, dove ricostruzioni audio e video, pseudoeventi, lanci commerciali e finte notizie si mescolano alla cronaca dei fatti.
Christian Salmon, autore di Storytelling, la fabbrica delle storie, scrive: “Lo scopo del marketing narrativo non è più semplicemente convincere il consumatore a comprare il prodotto, ma anche immergerlo in un universo narrativo, coinvolgerlo in una storia credibile.  Non si tratta più di sedurre o di convincere, ma di produrre un effetto di credenza.  Non di stimolare la domanda, ma di offrire un racconto di vita che propone dei modelli di comportamento integrati, i quali comprendono certi atti di acquisto , attraverso veri e propri ingranaggi narrativi. Vecchi o giovani, disoccupati o impiegati, sani o malati di cancro, “you are the story”, tu sei un eroe. Il neomarketing opera un sottile slittamento semantico: trasforma il consumo in distribuzione teatrale. Scegli un personaggio, e noi ti forniamo gli accessori. Datti un ruolo, noi ci occupiamo delle scene e dei costumi. Il consumo come unico rapporto con il mondo. Si attribuiscono alle marche i poteri che una volta si cercavano nei miti o nella droga: superare il limite, fare l’esperienza di un sé scevro di pesantezza, volare, planare; ieri erano Icaro o l’LSD, oggi sono la Nike o la Adidas (paragone non condivisibile ndr). Le scarpe da ginnastica sfidano la legge di gravità. Uno sport come lo skateboard ti dà accesso al soprannaturale. Tom Clarck, lo “sciamano delle scarpe da ginnastica”, spiega che “lo sport, ispirandoci, ci permette di rinascere in continuazione”. Le marche sono portatrici di un universo: ci aprono la strada a un racconto di fantasia, a un mondo teatralizzato e sviluppato dalle agenzie di “marketing esperienzale”, la cui ambizione non è più rispondere ai bisogni e nemmeno crearli, bensì realizzare una convergenza di visioni del mondo."
“Visioni del mondo” che oggi convergono, per una parte del Mondo, in un’interazione continua con la Rete produttrice di una narrazione (conversazione) torrenziale, una registrazione continua finalizzata al controllo di dati e al consumo: mi piace questo, faccio così, è successo quello, ho comprato una cosa, sono stato qui e andrò là. Raccontami una storia e compra questo prodotto ... è un “mito”. 
Foto del padiglione americano alla Biennale d'arte 2013

venerdì 28 marzo 2014

L'angelo indeciso




L’angelo indeciso guarda verso il basso, in fondo a sinistra, da qualche parte. Nella sinopia il volto guarda dal lato opposto, sempre in basso; i profili nero e giallo confondono, come occhi strabici, esitano sulla soglia di una storia che non sanno più raccontare. (Viene in mente l'Angelus Novus di Benjamin)
La dama salvata dal pozzo dal cavaliere non vede l’ora di tornare verso il castello sfocato sulla linea dell’orizzonte, in mezzo un vuoto, una lacuna marrone scuro ha annegato il paesaggio.
In un’altra stanza l’aquila nera inviata da Zeus rapisce Ganimede e sale oltre le nuvole.
Frammenti di architetture lontane, ricostruzioni ambigue, imprecise, parziali, eppure fra angeli e navi nella tempesta, il racconto prende forma, la sua materia è l’incompletezza. Il mosaico è sempre incompleto anche quando non manca nessuna tessera. L’incanto dell’affresco al Museo d’arte di Ravenna è una mostra rara: un susseguirsi di citazioni, brandelli di testi, immagini rubate alla cornice. Eppure ogni frammento, ogni affresco, strappato da un edificio in rovina e poi collocato sulla tela, lascia stupiti. L’esposizione, a cura di Claudio Spadoni e Luca Ciancabilla,  raccoglie 110 opere fra cui Correggio, Luca Signorelli, Moretto, Tiepolo, Romanino, Bernardino Luini, Melozzo da Forlì.
Proseguiamo sulle tracce di tempi più lontani. Le stelle sulla tomba di Galla Placidia, universo perfetto di linee oro  incastonate nel blu intenso della notte, vaganti metafore della notte mai blu e oro.
Oltre gli archi di un portico, dalle parti di San Francesco,  delle scritte su saperi diffusi e malesseri esistenziali, tentativi maldestri di scrivere nero su bianco di cose e persone che spesso non vogliono lasciarsi mettere a fuoco, preferiscono, restare forse defocalizzate, immaginate, tratteggiate, come negli affreschi rovinati, come il povero con la sua borsa di plastica che mi fa cenno di non fotografare.
Il secondo giorno trascorre fra la gentilezza di Urbino, città dai molti saperi; l’inganno di San Leo, scheggia inaccessibile da un lato, quieto borgo dall’altro;  la giocosità di Rimini con le Pescherie affollate di giovani e note scintillanti. E Piazza Ferrari dove si entra in un’antica domus romana, la  Casa del chirurgo, e confonderti fra mosaici del secondo secolo che si aprono su scheletri più recenti. “Il chirurgo Eutyches era colto, ricco e di origine orientale: trapanava crani e preparava unguenti.”
Oltre il vetro appannato del Grand Hotel una foto in bianco e nero di Federico Fellini con Giulietta Masina. Nel suo Libro dei sogni, in esposizione al museo della città, un disegno blu e oro: due seduti sulla battigia guardano le stelle, questa volta sono dei punti bianchi. "Siamo misteri che vivono un mistero."
Angeli indecisi se cambiare prospettiva, se guardare l’abisso dall’alto o dal basso, oppure restare attoniti come bufali di plastica davanti ad un altare, uno schermo, una band di vigliacchi che cantano canzoni di altri.
Seminiamo segni semi: alcuni cadranno sulla pietra, altri saranno mangiati dagli uccelli, ma qualcuno germoglierà.
Per la foto dell'Angelo pensante, dalla scena scena del Giudizio Universale, Pisa Camposanto Monumentale, attribuito a Buonamico Buffalmacco, si ringrazia  il MAR di Ravenna.

martedì 25 marzo 2014

10 tweet per l'editing


- Rileggete ad alta voce, e con una diversa impaginazione.
- Andate a caccia di refusi, virgole e punti.
- Fate leggere a un amico.
- Verificate tempi dei verbi e concordanze.
- Controllate le parole straniere.
- Evitate le forme passive.
- Togliete le ripetizioni.
- Non abbondate in citazioni.
- Sciogliete le parentesi.
- Sottraete le parole e i periodi inutili.

martedì 11 marzo 2014

Quando il cuore si ferma




In inglese ha un nome da spy story, sudden death, in italiano morte improvvisa: un corto circuito del cuore, la “luce” si spegne e, spesso, non c’è niente da fare. La causa non è un infarto, un’ostruzione delle arterie coronariche, ma malattie dai nomi più complicati e molto subdole, spesso di origine genetica, che agiscono sugli impulsi elettrici da cui dipendono le contrazioni e provocano l'arresto cardiaco. 

Nel libro “Quando il cuore si ferma – conversazione con Pietro Delise” di Mario Anton Orefice, disponibile anche in formato ebook si raccontano i casi famosi e drammatici di Antonio Puerta, il ventiduenne difensore del Siviglia, che il 25 agosto del 2007, in campo contro il Getafe, perde conoscenza e si accascia sull’erba; del centrocampista del Camerun Marc Vivien Foe; dell’imprenditore trevigiano della bicicletta Andrea Pinarello; del campione della pallavolo italiana Vigor Bovolenta; del centrocampista del Livorno Piermario Morosini.

sabato 8 marzo 2014

Leopardi non twitterebbe)


La scrittura prima di essere stata scrittura è stata traccia, segno: l’impronta di una mano nell’argilla, l’orma di un animale nel fango, il profilo scavato nella roccia con un sasso, i bastoncini lanciati dai sacerdoti nel bosco che si componevano in misteriosi disegni: una pratica divinatoria raccontata da Tacito in Germania; da questi bastoncini probabilmente nacquero le lettere dell’alfabeto runico.
Con il linguaggio dei social e degli sms si è tornati al segno ma anche agli acronimi, alle abbreviazioni, molto usate nell’antichità: SPQR, PX, @ che nel Cinquecento era l’icona con cui i mercanti veneziani rappresentavano l’unità di misura dell’anfora; in seguito divenne il carattere tipografico che nel mondo anglosassone significava at a price of . 
Alle faccine, emoticon: gli occidentali per formarli usano i segni di punteggiatura da sinistra a destra, i giapponesi invece dispongono lettere e segni frontalmente, per esempio grazie diventa due parentesi per il volto  e due m per le mani:  m(_)m, un inchino.
"Questo mondo, osserva Francesca Chiusaroli, ci costringe ad orientarci attraverso i simboli, delle piccole porte, delle icone che ci introducono nelle mappe della conoscenza on line. Pensiamo ai doodle di Google, alle scritte mescolate a simboli e acronimi come I (cuore) NY, alla F di Facebook, all’uccellino azzurro di Twitter.”