"Il giovane Eracle è in aporia, in dubbio circa il 'cammino di vita' che deve percorrere. Ed ecco che gli si presentano due donne alte di statura, una piena di dignità, nobile di forme, vestita di bianco - è l'Arethè, la virtù, l'altra, che i suoi amici chiamano Eudaimonìa, felicità, ma i nemici Kakìa, bassezza - molle e opima; per sembrare più bella è ricorsa a belletti e altri mezzi, guarda vanamente la propria ombra, ed ha abiti trasparenti che dovrebbero turbare i sensi. Entrambe rivolgono a Eracle un lungo discorso, promettendogli di condurlo alla felicità, ed Eracle decide infine di seguire la virtù."
"Questa storia è stata inventata dal sofista Prodico, contemporaneo di Socrate, e riferita dal discepolo di Socrate Senofonte nel secondo libro dei Memorabili. Non è particolarmente poetica, ma il suo contenuto morale ne ha fatto una delle storie preferite dall'antichità, conferendole così, come mostreremo, una grande importanza per la tradizione etica occidentale."
Bruno Snell, La cultura greca e le origini del pensiero europeo
Nessun commento:
Posta un commento