lunedì 30 dicembre 2013

Perdite di umanità

Canticchia una canzone di tanti anni fa, quand’era felice. Oggi è seduto sull’autobus, la barba trascurata, i pochi capelli unti e pettinati all’indietro, l’impermeabile sporco, e le orecchie tappate dagli auricolari. Eppure nella voce, in quello sfregato sussurro che fa ridere gli altri passeggeri, ci sono riflessi intermittenti, ricordi nascosti, momenti lontani in cui è stato felice. Sarebbe bello scendere alla prossima fermata, in quel luogo, dove la sua memoria sta affondando.
(Sull'autobus, un mercoledì di novembre)

domenica 29 dicembre 2013

Animali

Che il rapporto che abbiamo con gli animali sia una spia del rapporto che abbiamo con gli altri esseri umani e con noi stessi è tema sul quale si riflette da tempi antichissimi ma sul quale non si sono fatti molti passi avanti. Anzi, leggendo Ovidio, Derrida, Kundera, Yourcenar, diventa evidente che la strada è ancora tutta da costruire. Scrive Ovidio  nelle Metamorfosi citando Pitagora: "Astenetevi, o mortali, dal contaminarvi il corpo con pietanze empie! Ci sono i cereali, ci sono i frutti che piegano con il loro peso i rami, grappoli d'uva turgidi sulle viti. Ci sono verdure delizione, ce n'è di quelle che si possono rendere più buone e più tenere con la cottura. E nessuno vi proibisce il latte, e il miele che profuma di timo. La terra generosa vi fornisce ogni ben di dio e vi offre banchetti senza bisogno di uccisioni e sangue. Con la carne placano la fame le bestie, ma neppure tutte: il cavallo e le greggi e gli armenti vivono d'erba. Sono le bestie d'indole cattiva e selvatica, le tigri d'Armenia e i leoni iracondi e i lupi e gli orsi, a godere di cibi sanguinolenti."
"(...) non siamo soltanto corpi ma anche anime svolazzanti e possiamo andare a dimorare dentro bestie selvatiche e nasconderci in corpi di animali domestici. Lasciamo tranquilli e intatti corpi che potrebbero ospitare anime di genitori o di fratelli o di persone a noi legate da qualche vincolo, o comunque di esseri umani, e non ingozziamoci di pietanze del tipo di quelle di Tieste!"

mercoledì 18 dicembre 2013

"Altri tempi"






"Luigino si avvista da lontano. Svetta sulle capocce della gente con gli occhiali grandi che sembrano due monitor accesi. Sottobraccio un pacco di carte svolazzanti. Anche i suoi capelli ondeggiano senza sosta. Cammina a passo svelto, forse per colpa di quel cognome di origine teutonica: Baldan deriva dal tedesco bald che significa presto.
Con il suo lungo dito indice, che pare una bacchetta, dà un nome e una professione ai volti sconosciuti delle vecchie immagini in  bianco e nero:

martedì 10 dicembre 2013

Laboratorio di scrittura creativa e professionale



Comincerei con un gioco. Scegliete un testo, da un giornale, da un blog, da un libro. Diciamo cinque righe. Poi concentratevi sulle parole e cominciate a togliere un aggettivo, a cambiare un sostantivo, a modificare la punteggiatura. Sperimentate. Riscrivete iniziando dall’ultima frase, riassumete le cinque righe con quattro parole, poi con tre, due, una. E ricominciate. Riscrivete con stili diversi: poetico, ironico, giornalistico...e poi confrontate le diverse versioni con l’originale.
Scoprirete la cosa più importante: scrivere è scegliere delle parole invece di altre, è interrogarsi sulla loro capacità di rinviare a esperienze, immagini, associazioni.
Guerra o dissidio? Roma o la Capitale? Trolley o valigia? Poesia o componimento in versi? Odissea o viaggio travagliato? Vento o venti?  Incipit, inizio, partenza, start up, principio, avvio... Da dove cominciare?
A) Da un buon libro: Bouvard e Pecuchet di Flaubert, Il Maestro e Margherita di Bulgakov, Lord Jim di Conrad, Il deserto dei Tartari di Dino Buzzati, Il giunco mormorante di Nina Berberova.
B) Da un laboratorio di scrittura con esercitazioni pratiche e supervisione dei testi. Programma: Catturare l'attenzione, Una parola non vale l'altra, Parole magiche, Esercizi di stile, La leggerezza, Governare la molteplicità, Le informazioni e la loro gerarchia, L'importanza del titolo e dell'incipit, La sintesi delle informazioni, La conclusione, L'architettura del testo, Virgola, Punto, Due punti, Puntini, puntini ..., Declinare i contenuti, Il comunicato stampa, La campagna pubblicitaria, Il sito Internet, Mailing, Mail, Blog, Social network, Le figure retoriche, La metafora, La metonimia, L'attenuazione, L'ironia.s
 C) Da alcuni consigli: Il difficile è il messaggio, cercatelo. Scrivere è unire delle parole, non parole. Un verbo ha più forza di un sostantivo. Il segreto è nei dettagli. Non perdere il filo del discorso: l’intreccio affascina, il garbuglio no. Frasi subordinate con molto giudizio. Scegliere un’immagine coerente.Metafora o metonimia: sale e pepe della scrittura. Le parole necessarie non hanno aggettivi né, naturalmente, avverbi. I neologismi efficaci sono strarari. Foreign words grab your attention. Ogni sinonimo ha altri sinonimi. Semplice è diverso da banale. La punteggiatura costruisce il ritmo. Leggero, barocco, complesso, questioni di stile. Rime, ripetizioni, allitterazioni in minime porzioni. I numeri garantiscono l’effetto “wow”, anche i nomi famosi. Strano piace e l’ironia conquista. Curate il carattere, il corpo e l’interlinea. Rileggete ad alta voce e anche oirartnoc la; salvare e rileggere dopo quarantott’ore.
Informazioni: 3482526490

giovedì 5 dicembre 2013

Evitate di essere invidiosi

"(...) È dunque un errore della conoscenza che si ha della propria interiorità desiderare di trovarsi nelle condizioni esteriori altrui, nella convinzione che su questo nuovo terreno saremmo più felici: a questo desiderio è connessa l' invidia per la felicità degli altri. L' invidia vorrebbe allontanare coloro che sono felici dalla propria condizione, e a tal fine cerca ragioni con perfida sofisticheria. Essa, quindi, è un errore della natura cognitiva e di quella morale. È un errore della natura cognitiva. È segno di una natura forte riconoscere nelle cose una ininterrotta catena di cause ed effetti non pensando semplicemente che seminare basti a produrre frumento, ma estendendo le medesime leggi anche alla vita umanae alla storia dei popoli. Ma l' invidioso, come, in generale, ogni uomo egoista e miope, vedendo emergere le cime dei monti dalle nuvole crede che esse fluttuino, isolate, nell' aria, mentre un osservatore più acuto intuisce che esse sono legatea qualcosa, seppure in modo nascosto, e comprende che sono i punti più elevati di una catena montuosa. Agli invidiosi la felicità e l' onore appaiono sotto l' involucro esteriore della ricchezza e dello splendore, dell' acclamazione pubblica e delle lodi dei giornali.