La curiosa parola tedesca Luftmensch è composta da Luft-aria e Mensch-uomo, cioè alla lettera significa uomo dell'aria. Nel saggio Il Malinteso Franco La Cecla la cita commentando Steiner: "Il suo (di Steiner) è un appello all'universalismo, al cosmpolitismo dei migranti, quelli che i nazisti chiamavano Luftmenschen - uomini dell'aria, quelli che non concepisocno radici, quelli che stanno con i piedi sollevati da terra." Veronica Pellicano scrive che il termine Luftmenschen è usato da storici e sociologi per definire gli uomini che vivevano di aria e nell'aria, per i quali ogni giorno rappresentava una lotta per la sopravvivenza, un arrabbattarsi quotidiano per sfamarsi, un vagare senza mai toccare con mani e piedi la realtà, chiusi in un mondo tutto loro , fatto di preghiera, rinunce, sopportazione. Luftmensch è anche il titolo del romanzo di Sholem Aleichem: il lattivendolo Tewje si arrangia giorno dopo giorno con il suo "cavallino" a vendere il latte delle proprie mucche e sostentare in tal modo la moglie e le figlie; vagabonda citando e stravolgendo i versi della Torà, sempre in bilico tra riso e pianto, tra terra e cielo, tra fantasia e realtà. Per queste caratteristiche Tewje è stato definito il Don Chischiotte della letteratura yiddish. Viene in mente il racconto Der Kübelreiter, "il cavaliere del secchio", di Franz Kafka: lo scrittore racconta in prima persona di non aver più un granello di carbone nel secchio vicino alla stufa. Decide di uscire per cercare il combustibile e quando sale sopra il secchio per scivolare lungo le scale, il secchio è così leggero che alla fine si leva in volo. Giunge dal carbonaio e supplica un po' di carbone a credito, ma la moglie del commerciante non ne vuol sapere e lo scaccia agitando il suo grembiule. Il secchio è così leggero che basta quel piccolo spostamento d'aria a far volare il nostro cavaliere nelle lande delle montagne di ghiaccio dove si perde nel Nimmerwiedersehen (traduzione letterale nie=mai, mehr=più, wieder = di nuovo sehen=vedere). Nella lingua inglese di oggi Luftmensch sta per persona che non ha un reddito e un lavoro definiti, un tipo poco pratico e non realista, ma anche una persona impegnata in delicate questioni intellettuali, il contrario di un materialista.
Immagine: Chagall, Au-dessus de Vitebsk, 1915-1920
Nie=mai, mehr=più, wieder=nuovamente sehen=vedere --> non rivedere mai più
RispondiElimina"luftmensh" (!) non "Luftmensch"!!!... E' una parola yiddish non tedesca... non ha attinenza con i migranti, per quanto anche fra questi potrebbe esserci di tanto in tanto (perché no?) qualche "luftmensh": un sognatore o pensatore che vive "sospeso nell'aria", non orientato ai soldi o al mercato non per un ideale o credo specifico, ma perché fuori dal mondo per sua natura... socievole ma non integrato nella società o aspirante ad esserlo come può essere nella prospettiva del migrante... Non appartiene ad una classe o ad una identità sociale ben distinta poiché non è omologato e definibile... Un "luftmensh" non è escluso o emarginato dalla società e dalla sua cerchia di amici e conoscenti abituali da cui è essenzialmente ben accettato, e neanche si autoesclude o si autoemargina poiché non sente di essere isolato dagli altri (che sente vicini pur essendo chiuso nel suo piccolo mondo)...
RispondiEliminaGood blog post
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