venerdì 31 ottobre 2008

Piove

Senza sosta piovono le lacrime delle nuvole, infinite gocce di felicità o di tristezza? Ma dimmi tu come ti senti quando piove e il traffico s'accalca tra le luci rosse degli stop, e gli occhi dei passanti scompaiono sotto le tende variopinte degli ombrelli, e le poche biciclette zigzagano lente sotto i portici?

mercoledì 29 ottobre 2008

Al caffè

Guardalo attraverso i suoi occhi, il mondo.
Lei è lontana.
In un villaggio al di là dell'oceano, forse
da qualche parte, a Sud ...
Written by Luigina

martedì 28 ottobre 2008

L'appuntamento

All’appuntamento nel solito ristorante era arrivato prima di tutti; come sempre, pensai. Indossava un impermeabile sformato e un cappello nero a tesa larga. Impugnava saldamente un ombrello, come se dovesse servirgli da punto d’appoggio più che da riparo.
Quando mi vide, tolse di scatto il braccio che teneva intorno alle spalle del cameriere, e mi venne incontro trasformando la sua risata in un semplice sorriso. Non potei fare a meno di notare sua la barba incolta e il passo appesantito. Lo sguardo, invece, era quello di sempre: luminoso, contagioso. Erano passati pochi mesi dal nostro precedente incontro, ma sembravano pochi giorni. Preoccupato mi chiese come stavo, forse perché ai suoi occhi apparivo come lui ai miei.
Written by Duilio

domenica 26 ottobre 2008

Vicky Cristina Barcelona

L'amore vero, l'amore romantico, è inappagato, dice Maria Helena (Penelope Cruz), una delle protagoniste dell'ultimo film di Woody Allen. Due amiche, Vicky (Rebecca Hall) e Cristina (Scarlett Johansson) trascorrono l'estate a Barcellona ospiti di Judy e di suo marito, una coppia di mezza età. L'incontro con il pittore Juan Antonio (Javier Bardem) darà il via a una serie di relazioni amorose.
Juan prima sedurrà l'apparentemente fredda e razionale Vicky che sta per sposarsi con il classico ragazzo di buona famiglia. Poi riuscirà a conquistare la sensuale e nevrotica Cristina, la quale inizierà una movimentata convivenza con il pittore e con la sua ex moglie Maria Helena, artista instabile e reduce da un tentativo di suicidio. Cristina accetterà questo menage a trois, nel quale avrà anche un incontro ravvicinato con Maria Helena, sua Musa nell'arte della fotografia, in camera oscura. Sullo sfondo l'anziano padre di Juan, un grande poeta che non pubblica le sue poesie perché il mondo non le merita.
Nel frattempo Vicky si è sposata con il suo ragazzo e scopre che Judy da anni tradisce il marito a cui vuole bene ma che non ama più. Allora si decide a confidare a Judy la sua passione segreta per Juan. I due si incontrano di nuovo; lui intanto è rimasto solo, perché prima Cristina e poi Maria Helena lo hanno lasciato. Mentre stanno per baciarsi davanti ai quadri dell'atelier, irrompe di nuovo sulla scena Maria Helena con una pistola.
Alla fine ...la fine è aperta e lascia intuire come tra desideri e realtà spesso non vi sia una corrispondenza. La storia è narrata con garbo: alcuni passaggi raccontati da una voce fuori campo, un bacio qui e là, musica catalana, alcuni dialoghi in spagnolo, Barcelona e Gaudi in trasparenza.

sabato 25 ottobre 2008

"There's probably no God"

"Buses with the slogan ''There's probably no God. Now stop worrying and enjoy your life" could soon be running on the streets of Britain. The atheist posters are the idea of the British Humanist Association (BHA) and have been supported by prominent atheist Professor Richard Dawkins."
Lo slogan si riferisce al dio che premia e castiga, ma questa non è l'unica idea che puoi avere di dio. Quello che a volte ti impedisce di goderti la vita non è dio ma la vita stessa con i suoi limiti e la sua complessità.

giovedì 23 ottobre 2008

Google

La filosofia e il cretino

La filosofia non può nulla contro il cretino che vicino a scuole, negozi, marciapiedi, lascia acceso il motore della sua auto, spesso un diesel di grossa cilindrata. Più in generale essa è sconfitta dal male. E questo è un bel problema filosofico.

mercoledì 22 ottobre 2008

Giramondo

Hanno girato il mondo ma spesso ignorano le terre d'Italia.

Complimenti

I veri complimenti sono come gli amici, si contano sulle dita di una mano. I più sono pro forma; quelli eccessivi possono precedere la richiesta di un favore o, qualche volta, propiziare un congedo.
Al termine di una lettera o di una telefonata che manifesta profondo disaccordo, assolvono la funzione di mandare il destinatario in quel famoso posto.

lunedì 20 ottobre 2008

Davanti ad un camino

"Scorrendo velocemente le pagine ho pensato che sarebbe bello trovarsi in un posto confortevole, di fronte ad un bel camino con qualcosa di caldo da bere, magari con qualche caldarrosta da gustare, magari con ognuno il proprio libro e ogni tanto discorrere del più e del meno. Forse è il periodo autunnale o forse le foto dei tuoi libri mi hanno ispirato tale desiderio. Forse anch'io dovrei annotare i miei pensieri."
Wtitten by Vittoria

sabato 18 ottobre 2008

Amico lontano

Amico lontano eppur visibile  come il volo di una farfalla bianca  sulla neve, il mio pensare corre a Est dove tu vivi l'irregolarità dei giorni nella permanenza del distacco. Il sole arriva nella mia stanza ma di sponda, rifratto dalla corte chiusa e insieme all'odore di fritto del balcone dei cinesi.

giovedì 16 ottobre 2008

Le cicale

Narra il mito greco che un tempo le cicale fossero uomini, i quali conosciute le Muse furono rapiti a tal punto dal piacere del canto  da non nutrirsi più e perciò morire. Nacque così  la stirpe delle cicale a cui le Muse diedero il privilegio di non aver bisogno di alcun cibo sin dalla nascita e di poter cantare per tutta la vita. Una volta giunte nell'aldilà il loro compito era di informare le Muse su quali uomini avessero reso loro onore sulla terra.
Per i greci le cicale simboleggiavano l'amore ed erano simili agli dei. Secondo La Fontaine l'insetto, contrapposto alla formica, è l'emblema dello spreco. Nella lingua comune una cicala è  persona chiacchierona e fastidiosa, e cicalare significa parlare troppo  e di argomenti frivoli. Eppure il Poeta ci ricorda "l'alacre frinir delle cicale".

mercoledì 15 ottobre 2008

Chi scrive

"Chi scrive parla di cose che tutti conoscono ma che non sanno ancora di conoscere. Così, scrittori e lettori, usando la fantasia, avvertono quanto tutti gli uomini hanno in comune. La grande letteratura non parla delle nostre capacità di giudizio, ma della nostra abilità di metterci nei panni dell'altro."
Orhan Pamuk, La valigia di mio padre

lunedì 13 ottobre 2008

Beyond building or beyond architecture?


Le cose dette in inglese assumono più importanza di quelle dette in italiano per varie ragioni: la prima è che “suona bene”, poi molti (troppi in Italia) ancora l’inglese non lo conoscono e quindi hanno una sorta di timore reverenziale verso ciò che non capiscono, un’altra è che l’inglese è la lingua di Inghilterra e America, paesi vincitori nella storia, nella letteratura, nella musica.
Benvenuti allora a Out There (Là fuori) Architecture beyond building (l’architettura oltre il costruire), undicesima mostra internazionale di architettura (labiennale.org) che si svolge a Venezia fino al 23 novembre. Rassegna in cui gli architetti su un tema paiono interrogarsi senza requie: sarà mai possibile salvare la città dalla deriva, dalla moltiplicazione incontrollata, dagli squilibri ambientali e sociali?
Let’s go. In un video - in mostra ce ne sono non meno di un migliaio - Aaron Betsky spiega che l’architettura e il costruire sono due cose diverse, l’architettura è ciò che sta prima e intorno al progettare. Gli architetti diventano in alcuni casi videoartisti, tecnoartisti, popartisti, dando vita a una mise en scene del clima contemporaneo, del mondo fluido, per citare Bauman che cita Eraclito, nel quale ognuno è il tutto, e il molteplice è contemplabile da ognuno.
Ma andiamo ora ai Giardini per cercare di capire se non fosse il caso di chiamarla “Beyond architecture”. After the party, il padiglione del Belgio, stupisce con una distesa di coriandoli che copre il pavimento e dà modo ai visitatori di lanciarsi i “confetti”. Carnevale veneziano, logica fuzzy, confondersi dei popoli e delle idee, infinite combinazioni possibili del progettare. Spiega una didascalia: “Il progetto non coinvolge piani e modellini, ma un’architettura intesa come realtà da esperire fisicamente”, anche lanciandosi i coriandoli of course, che poi si ritrovano sul parquet di casa e ci si ricorda oggi dove s’era ieri.
Tanta creatività e tanti progetti dalla Spagna, fra cui un’interessante architettura-scultura sul lungomare di Marbella che “suona” al vento del mare. Padiglione Italia con spazio a mo’di Serpentine Gallery londinese, coperto da cuscini imbottiti su cui sdraiarsi attorno a colonne con video e cuffie, per sperimentare il guardare e l’esser guardati tipico delle nostre città, continuamente riprese dai telefonini-telecamera e spiate dalla onnipresente rete di videsorveglianza che segue ogni nostro passo. Geniale il filmato Koolhaas houselife (koolhaashouselife.com), in cui una simpatica domestica racconta le sue difficoltà nella pulizia dell’originale casa di Bordeaux, spiegando così in modo nuovo ed efficace l’architettura. Lungo il percorso, la curiosa stanza dei frigoriferi: apri e trovi un occhio magico, oppure delle radio, delle catene che ti impediscono di aprire la porta, delle diapositive appese a dei fili, una luce arancione. Frigoriferi anche al padiglione ceco per raccontare la spesa degli italiani. Poi, d’improvviso, fra il padiglione dell’Egitto e quello della Polonia, incontri Carlo Scarpa che ti parla da un monitor e tu, che non l’hai conosciuto, capisci che avresti voluto conoscerlo.
Sosta polacca quasi d’obbligo visto che è stata premiata con il Leone d’oro. Hotel Polonia mette a disposizione dei letti matrimoniali da affittare per una notte e una serie di spiazzanti fotomontaggi che trasformano stazioni in parchi acquatici e condomìni in cimiteri. Sulla parete di Israele filmati di colline e paesi che attraverso un “trascinamento digitale” si trasformano in dei paesaggi alla Max Ernst. Il padiglione americano, invece, si apre con un’aiuola coltivata a radicchio, finocchio, insalata; il tema è quello del radicamento dell’architettura... Riposante e intelligente nella sua semplicità il padiglione della Finlandia dedicato a musei e librerie.
Salutati dalla gas-pipe gialla dell’Estonia, lasciamo i Giardini per visitare gli spazi dell’Arsenale.
Start con “gli oggetti di Asymptote governati da un’aerodinamica perversa”. Più avanti, tra televisori e installazioni si legge: “Gli edifici si devono preparare alla propria assenza e comprendere la complessità delle proprie narrazioni. Invece di distruggere e ricostruire all’infinito, un futuro già obsoleto dobbiamo passare a strutture collaborative e sitemi redentori”. Buone intenzioni anche in altri pannelli: “L’obiettivo ultimo è creare una città diversa, aprire il dialogo sulla direzione da intraprendere, re-immaginare uno spazio pubblico condiviso e raggiungere un equilibrio sostenibile con l’ecosistema”. Visionario il corto che illustra il progetto Skycar City di Winy Maas e Grace La, i quali nel loro studio di Rotterdam sognano una città di macchine volanti. Questa tecnologia renderebbe superflui i parcheggi e le strade, “ma soprattutto libererà l’urbanistica dalla sua dipendenza dal piano”. Altri spunti: Singletown, la città illuminata dall’alto di Giammetta e quella invisibile di Tstudio. Un corridoio-collage di progetti e disegni, con pavimento in pendenza “effetto Escher”, è a poca distanza dalla Hypnerotosphere (ispirata alla Hypnerotomachia Poliphili , Venezia, 1499), di Nigel Coates, un salotto circondato da uno schermo circolare che accosta due uomini che danzano ai palazzoni della periferia romana. Proseguendo, la riedizione della mostra “Roma interrotta” del 1978, introdotta da uno scritto di Carlo Giulio Argan: “È più facile progettare le città del futuro che quelle del passato. Roma è una città interrotta perché si è cessato di immaginarla e si è incominciato a progettarla (male)”. Tra i disegni esposti, quelli dell’architetto Paolo Portoghesi che evidenziano le straordinarie corrispondenze tra le forre e i paesaggi naturali intorno a Roma e l’architettura e l’impianto viario di alcuni quartieri della Capitale. Sarebbe stato bello dedicare un intero padiglione a questo tema che non finisce di sorprendere, è come se l'uomo inconsciamente ripercorresse gli stessi sentieri. Anche il Cile si schiera dalla parte dell’architettura sostenibile mostrando abitazioni ed edifici tradizionali in cima a degli alti sgabelli di legno; un’immagine poetica e sognante, un piccolo villaggio in miniatura (foto accanto al titolo) all’interno del quale è piacevole vagare con lo sguardo. A Zara l’architetto Goran Rako costruisce una piazza, alimentata da energia solare, che si illumina e suona al ritmo delle onde. Verso l’uscita spunta un video, l’ennesimo, con uno schermo a neve e la celebre frase di Mc Luhan “The medium is the message”.
Una mostra gremita di ideas, alcune beyond architecture, e di una moltitudine di facce, alcune beyond imagination, che ti vengono incontro come coriandoli, e capita che alcune le conosci e non ti aspettavi di vederle lì, e così tra tanti coriandoli ho incontrato per caso Fabio, Alberto, Andrea e Cristina. See you.

Coriandoli

"Escher"

Venice

sabato 11 ottobre 2008

"Questa è la verità"

Da un'intervista di Russel Wilkinson a Catherine, la figlia diAlbert Camus, svoltasi   nell'ottobre del 1995 all'Hotel Basil di Londra. "Mio padre sosteneva anche che non c'è la verità in ciò che costringe all'esclusione. Siamo quindi obbligati ad accettare le contraddizioni se non vogliamo rifiutare alcune evidenze della vita. Qualora invece si prenda una concezione del mondo, un sistema filosofico o una religione e si affermi "Questa è la verità", ci si avvia lungo una strada che esclude le altre strade e uccide la vita."

Il migliore dei cannocchiali

"Al principio di maggio, per quanto scrutasse la pianura col migliore dei cannocchiali d'ordinanza, Giovanni non riusciva ancora a scorgere alcun segno d'attività umana; neanche il lume di notte, e sì che i fuochi si vedono facilmente anche a smisurate distanze."
Rileggendo alcune pagine del Deserto dei Tartari di Dino Buzzati si rafforza in me l'idea che è il più grande romanzo del Novecento italiano.

giovedì 9 ottobre 2008

mercoledì 8 ottobre 2008

Delitto di cronaca

Il passante all’inizio di giugno guardò le locandine e lesse delle solite tragedie. Cominciò così a raccogliere gli “strilli” per un mese e poi li lesse uno dopo l’altro: sangue, rapine, violenze e tanti morti. Gli venne in mente che “Memento mori” era il saluto dei monaci trappisti; forse anche i giornali, sconfitti dalla Rete, si preparavano al commiato.
Uscendo dalla metafora, penso che il giornalismo, anche quello locale, sia qualcosa di diverso: innanzitutto critica e indagine su qualunque potere, capacità di raccontare aspetti interessanti della realtà, impegno nella difesa dei più deboli. La cronaca, come la vita, ha tanti colori. Scegliere sempre il nero, il Grand Guignol, non è più diritto di cronaca, può diventare delitto di cronaca.

La civiltà dei barbari

 "I barbari sono tali rispetto a quella che si considera — a noi che ci consideriamo — la civiltà, la quale si sente devastata nei suoi valori essenziali: la durata, l'autenticità, la profondità, la continuità, la ricerca del senso della vita e dell'arte, l'esigenza di assoluti, la verità, la grande forma epica, la logica consueta, ogni gerarchia d'importanza tra i fenomeni. In luogo di tutto questo trionfano la superficie, l'effimero, l'artificio, la spettacolarità, il successo quale unica misura del valore, l'uomo orizzontale che cerca l'esperienza in una girandola continuamente mutevole. Il vivere diventa un surfing, una navigazione veloce che salta da una cosa all'altra come da un tasto all'altro su Internet; l'esperienza è una traiettoria di sensazioni in cui Pulp Fiction e Disneyland valgono quanto Moby Dick e non lasciano il tempo di leggere Moby Dick."
(conversazione tra Claudio Magris e Alessandro Baricco dal Corriere della Sera del 7 ottobre)

lunedì 6 ottobre 2008

Lo scrittore

Lo scrittore al centro della sala è un bersaglio perfetto. La signorachelegge è pronta a sparare le sue domande. Alla fine giunge, giunge come una cannonata, un fulmine, un colpo di clacson, la prima domanda. Lo scrittore vacilla, la sua figura indietreggia appena, poi in un sussulto risponde. La signorachelegge incalza con un'altra domanda, e poi un'altra ancora. Lo scrittore sta per soccombere, quando la donna tace all'improvviso, la dentiera le intrappola la lingua. Salvo.

venerdì 3 ottobre 2008

Fari veloci come stelle

Fari veloci come stelle cadenti, bagliori bianchi lungo la collina, e dalla chiesa si vede laggiù, nella pianura verso il mare, una distesa di punti color mandarino; si accendono e si spengono i finestrini di un treno,  e sulle nuvole blurossonotte la luna apre una parentesi: l'aria fresca dell'autunno sembra primavera.

giovedì 2 ottobre 2008

Il viaggio dell'elefante

Come nasce un romanzo? A volte nasce in un ristorante, guardando delle statuette che raccontano il viaggio di un elefante da Lisbona a Vienna. Nel 1551, re Joao III, sovrano del Portogallo e dell'Algarve, e sua moglie Caterina d'Austria decisero di regalare al cugino Massimiliano d'Austria un elefante di nome Salomone. L'elefante arrivò a Vienna dopo un lungo viaggio, passò anche da Salisburgo dove oggi si trova il locale chiamato "l'Elefante". Proprio in quel ristorante una sera di qualche anno fa cenò José Saramago e, conosciuta la storia di Salomone, decise di raccontarla nel suo nuovo romanzo: "A Viagem do Elefante", che ci porta con sé nell'Europa del Cinquecento insieme alla fantastica carovana di personaggi veri e inventati che accompagna l'insolito dono. "Scrivere come leggere non sono azioni innocenti - ha sottolineato Pilar Del Rìo moglie di Saramago-,  sono tentativi per forzare l'intelligenza, per andare un po' più in là di Vienna o di Lisbona, più in là di ciò che eravamo quando ci siamo svegliati al mattino con un nuovo giorno davanti."

mercoledì 1 ottobre 2008

In un mondo battuto dal vento

"...questo dramma di enigmi e di doppi fondi, di sofferenze e di tristi gioie, queste cose umane nell'elementare vastità di un mondo battuto dal vento."
12 novembre 1947
"Un elemento che distrugge nella gente il senso del bene e del male è il fatto che "si vive una volta sola" e "più si ha, meglio è", più soldi si hanno e più grande è la fama. È difficile comprendere davvero l'enorme senso di sé delle persone poiché capire veramente vuol dire abbandonare il proprio sé. Spinti da un tremendo egoismo, tutti noi diciamo: "Non ho che una vita da vivere, solo una possibilità di essere ricco o povero". E questo annulla immediatamente le aspirazioni ideali. Ecco perché tutte le religioni mettono in risalto l'immortalità, o un'altra possibilità in un altro mondo."
Primavera 1948
Dal "blog" di Jack Kerouac: Un mondo battuto dal vento.