A ben vedere, che una grave malattia colpisse la parola era chiaro da tempo: per esempio nel linguaggio politico s'è verificato un impoverimento, uno sbiadire e cancellarsi dei significati. Oggi il rifiuto della parola, il non voler più ascoltare mi pare segno di un desiderio di morte. Tendere alla condizione in cui nulla può raggiungerci dal di fuori, in cui l'altro non interviene a scombinare continuamente lo stato di compiutezza che crediamo d'aver raggiunto, vuol dire invidiare la condizione dei morti. L'intolleranza è aspirazione a che il fuori di noi sia uguale a ciò che crediamo essere dentro di noi, cioè a una cadeverizzazione del mondo. In qualche caso l'intollerante è mortifero; in ogni caso è lui stesso un morto.
Italo Calvino, Una pietra sopra, Einaudi, Torino,1980
Un esempio di discorso intollerante che manipola lo statuto delle parole: "Io non sono un affossatore di compagnie, ne sono piuttosto un liberatore. Il punto è signore e signori che l'avidità, non trovo una parola migliore, è valida, l'avidità è giusta, l'avidità funziona, l'avidità chiarifica, penetra e cattura l'essenza dello spirito evolutivo, l'avidità in tutte le sue forme, l'avidità di vita, di amare, di sapere, di denaro, ha improntato lo slancio in avanti di tutta l'umanità e l'avidità, ascoltatemi bene, non salverà solo la Tendercarta ma anche un'altra disfunzionante società che ha nome America."
Dal monologo di Gekko in Wall Street, regia di Oliver Stone, sceneggiatura Stanley Weiser, 1987
Nessun commento:
Posta un commento