martedì 15 aprile 2014

Il passeggero Né


Interno treno: non ti saluto neanche con un cenno, e nemmeno mi sposto, non voglio parlare con Te, non m’importa nulla di conoscerti. Né Te che sembri un insegnante che ha rinunciato alla felicità, nè Te che sembri una turista con quella giacchina bianca a pois neri, né Te che che giochi a fare il divo con la maglietta grigia attillata e i mocassini in finto camoscio. Non m’importa nulla che stai seduto di fronte o di fianco, io guardo il mio cellulare, controllo messaggi che non ci sono, fingo di dormire, ascolto canzoni che so a memoria con le orecchie tappate dagli auricolari, gioco all’Alieno di Los Angeles aggrappato alla playstation, non tolgo il gomito dal bracciolo, né levo le ginocchia, porto gli occhiali scuri per non  incontrare il tuo sguardo, e quando arriveremo continuerò a starti distante, appoggiato alla porta opposta a quella dove si scende.
In quel viaggio una voce anonima ripeteva spesso Chi viaggia con noi viaggia nel massimo comfort, e Il controllore nell’esercizio delle sue funzioni è un pubblico ufficiale pertanto...
Arrivati alla stazione il capotreno aprì le porte sbagliate e il passeggero Né finì lungo disteso fra i binari con i timpani perforati dagli auricolari.

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