"Gli faceva rabbia chiamarsi Traveler, lui che non si era mai mosso dall’Argentina se non per attraversare Montevideo e una volta ad Asunción nel Paraguay, metropoli ricordata con la somma indifferenza. A quarant’anni continuava ad essere inchiodato in via Cachimayo, e il fatto di essere l’ uomo di fiducia del circo "Las Estrellas" non gli infondeva la minima speranza di percorrere le strade del mondo more Barnum; il raggio d’azione delmcirco andava da Santa Fe a Carmen denPatagones, con lunghi attracchi nella capitale federale, La Plata e Rosario. Quando Talita, lettrice di enciclopedie,s’interessava dei popolimnomadi e delle cultre transumananti, Traveler grugniva e tesseva un insincero elogio del cortile con gerani, dellanbranda e del non mettere il nasonfuri dall’angolo dove sei nato. Fra un mate e l’altro faceva sfoggiomdi una saggezza che impressionava sua moglie, ma si vedeva che era troppo deciso a persuadere. Addormentato, gli sfuggivano a volte parole di esilio,di stadicamento, di crociere, di passaggi alla frontiera e di imprecisate alidade. (...) Una cosa si doveva riconoscere ed era che, a differenza di quasi tutti gli amici,Traveler non dava colpa né alla vita né al destino se non aveva viaggiato quanto gli sarebbe piaciuto. Si limitava semplicemente a bere un bicchiere di gin mandandolo giù dimcolpo e poi a darsi del cretino."
Julio Cortázar, Rayuela, il gioco del mondo
Foto di Robert Doisneau
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