La scrittura prima di essere stata scrittura è stata traccia, segno: l’impronta di una mano nell’argilla, l’orma di un animale nel fango, il profilo scavato nella roccia con un sasso, i bastoncini lanciati dai sacerdoti nel bosco che si componevano in misteriosi disegni: una pratica divinatoria raccontata da Tacito in Germania; da questi bastoncini probabilmente nacquero le lettere dell’alfabeto runico.
Con il linguaggio dei social e degli sms si è tornati al segno ma anche agli acronimi, alle abbreviazioni, molto usate nell’antichità: SPQR, PX, @ che nel Cinquecento era l’icona con cui i mercanti veneziani rappresentavano l’unità di misura dell’anfora; in seguito divenne il carattere tipografico che nel mondo anglosassone significava at a price of .
Alle faccine, emoticon: gli occidentali per formarli usano i segni di punteggiatura da sinistra a destra, i giapponesi invece dispongono lettere e segni frontalmente, per esempio grazie diventa due parentesi per il volto e due m per le mani: m(_)m, un inchino.
"Questo mondo, osserva Francesca Chiusaroli, ci costringe ad orientarci attraverso i simboli, delle piccole porte, delle icone che ci introducono nelle mappe della conoscenza on line. Pensiamo ai doodle di Google, alle scritte mescolate a simboli e acronimi come I (cuore) NY, alla F di Facebook, all’uccellino azzurro di Twitter.”
Twitter è un social media che in max 140 caratteri produce scritture brevi composte da parole, emoticon, abbreviazioni, link ipetestuali. La misura della scrittura perfetta, l’antologia delle scritture brevi? Forse qualcosa di più, se un presidente degli Stati Uniti vince le elezioni e un premier come Renzi aumenta il suo consenso, e dimostra la sua modernità twittando mentre le persone lo intervistano o gli parlano. Altro "mago" di Twitter Beppe Severgnini con 500.000 follower, gli stessi dell’account ufficiale del Corriere della Sera, ma molti meno dei 50 milioni di Justin Bieber. Mezzo d’informazione non solo dei twitteri ma anche dei mezzi d’informazione, motore di ricerca, giocodipendenza da connessione (la grafica e la logica dei social è analoga a quella dei videogiochi, se sei bravo ti premio: condivisione, like, retweet), magmatico zibaldone, testo saussurianamente associativo, collazione di frantumazioni, gamification universale.
Il 22 aprile 1821, nello Zibaldone Leopardi scrisse:
"La scrittura dev’essere scrittura e non algebra; deve rappresentar le parole coi segni convenuti, e l’esprimere e il suscitar le idee e i sentimenti, ovvero i pensieri e gli affetti dell’animo, è ufficio delle parole così rappresentate. Che è questo ingombro di lineette, di puntini, di spazietti, di punti ammirativi doppi e tripli, che so io? Sto a vedere che torna alla moda la scrittura geroglifica, e i sentimenti e le idee non si vogliono più scrivere ma rappresentare, e non sapendo significare le cose colle parole, le vorremo dipingere o significare con segni, come fanno i cinesi la cui scrittura non rappresenta le parole, ma le cose e le idee. Che altro è questo se non ritornare l’arte dello scrivere dell’infanzia?"
Obama, Renzi, e noi con lo smartphone in tasca, bambini ipnotizzati davanti al writing-game dei social network?
:-o
(Liberamente dagli interventi Scritture brevi della comunicazione universale di Francesca Chiusaroli (www.scritturebrevi.it), e Scritture brevi nella comunicazione giornalistica del web di Maria Laura Pierucci, al convegno Alla ricerca della scrittura perfetta, Venezia 7 marzo 2014)
Il ritratto di Giacomo Leopardi è di Tullio Pericoli
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