domenica 28 settembre 2014

La chiave di Sophia e lo stigma


In una villa del Trecento, in provincia di Treviso, Villa Tassoni, lungo la Postumia, ex via consolare romana che ora congiunge distese di capannoni e centri commerciali, si è presentata al pubblico ieri sera La chiave di Sophia (sophia in greco significa abilità, sapienza, conoscenza), un’associazione di studenti dell'Università Ca' Foscari di Venezia, un network filosofico informativo con base all’indirizzo lachiavedisophia.com e in Facebook e Twitter.
L’intento è pragmatico: agire sui modi d’agire attraverso la riflessione filosofica. Così è stato per l’incontro di apertura: “Se non esistesse la malattia mentale?”, con Francesco Codato, autore di Storia della nascita del movimento di critica alla psichiatria, e Mario Galzigna, autore di Rivolte del pensiero. Dopo Foucault , per riaprire il tempo.
“L’alienato è qualcuno che vive in maniera diversa - hanno spiegato Galzigna  e Codato - insistere sul fatto che il suo disagio abbia una pluralità di cause possibili, e non dipenda unicamente da cause organiche, implica uno sforzo collettivo dei curanti, una cooperazione per individuare quali sono i metodi migliori per ottimizzare la prestazione terapeutica, un confronto fra i vari saperi e orientamenti: organicista, psicodinamico, sociologico, storicoantropologico.”
La diversità si trasforma spesso in stigma, parola a cui Erving Goffman ha dedicato un libro, parola che deriva dal greco stizein: imprimere segni. “Lo stigma, come il farmaco, ha la funzione di abolire la relazione, di emarginare il soggetto stigmatizzato, di relegarlo in un ghetto: quello dei malati mentali, dei carcerati, degli omosessuali, degli anziani, degli handicappati ... ”
La stigma abolisce la relazione e gratifica lo stigmatizzante che si sente appagato dal fatto di non essere oggetto di stigma: quando getta una monetina allo zingaro piegato in due non entra in relazione con lui,  si compiace solo di non essere come lui; così come quando aderisce ad iniziative benefiche a distanza favore dei “meno fortunati” o appiccica un’etichetta poco lusinghiera a un suo collega di lavoro o a un suo familiare.
Eppure se riflettesse un attimo, lo stigmatizzante, se guardasse meglio dentro di sé, quel vulnus, quella ferita che rimprovera all’altro, agli altri, si renderebbe conto che è la stessa che attraversa la sua anima.
“Anche i filosofi, i poeti, gli studiosi di materie letterarie, hanno il loro stigma - ha scherzato, non più di tanto, Codato; sono identificati da alcuni gruppi sociali come persone inconcludenti, mentre l’ingegnere, il chimico, il biologo, il medico, l’informatico, trattrebbero di cose serie.”
Ma questi professionisti seri hanno o non hanno il bisogno di interrogarsi continuamente sulle loro decisioni? E con che metodo? Domanda, confronto, dialogo, le chiavi che aprono le porte di Sophia per comprendere la molteplicità, per non rimuovere le differenze.

La chiave di Sophia è animata da Valeria Genova, Matteo Montagner, Elena Casagrande, Sara Roggi, Cecilia Coletta, Donatella di Lieto. Da non perdere i prossimi eventi e le rubriche del sito lachiavedisophia.com: Prendila con filosofia e Philosocial di Donatella Di Lieto, L’artista della settimana di Ilaria Berto, Sulle tracce della storia di Umberto Mistruzzi,  diVersificazione di Gianluca Cappellazzo, Le radici e le ali di Giordana De Anna,  Io dico basta e tu?  di Nicole della Pietà e Katia Maistro, Fil(m)osofia di Alvise Wollner,  Viziodi leggere di Cecilia Coletta,  Se le Abaya potessero parlare di Chiara Amodeo.

Nessun commento:

Posta un commento