domenica 22 maggio 2011

Tales of Torino


Una grande rete piena di vecchie valigie sta sospesa sopra la mia testa. Quando mi sposto sotto la rete un raggio infrarosso mi intercetta, l’immagine di un bagaglio mi illumina e una voce narra le storie di chi è partito cercando fortuna in America: Antonio, Caterina, Pasquale, Maddalena. A ogni passo una storia diversa. Erano i primi del Novecento quando a salire sui barconi eravamo noi. Più in là vecchi obici e la ricostruzione di alcune trincee della Prima guerra mondiale: all’interno, tra i sacchi, un video sovrappone le immagini delle cartoline spedite dal fronte alla lettura di alcuni brani: Adolfo mio che brutta vita dovrai fare, mi consola però il pensiero che ...Dimenticavo, qui da fumare non se ne trova così ho smesso di fumare , però se vorrai includere nei pacchi un po’ di tabacco te ne sarei riconoscente, l’unica consolazione qui è la religione... Mariuccia mia cara stia tranquilla poiché sono salvo e sto bene, sono prigioniero dal 6 novembre 1917...Cara mamma vedi se riesci a farmi avere un po’ di pesto di basilico...
Dopo dei paracaduti bianchi appesi alle capriate e due bombardieri, si è attratti da un tavolo circolare in vetro con varie cuffie collegate alle vecchie radio in legno, quelle con le manopole per cercare le stazioni. Quando giro la manopola, probabilmente collegata ad un iPod, sento il gracchiare della ricerca via etere, dopodiché ascolto le registrazioni di Radio Londra, i discorsi del duce, l’annuncio di Badoglio in occasione dell’armistizio. C’è anche un grande spazio che riproduce le centinaia di fascicoli dei processi per mafia e, in un altro padiglione le immagini della rete autostradale italiana che, penso tra me, contiene la più sintetica spiegazione della questione meridionale che io conosca: la Salerno Reggio Calabria, una strada che è stata fatta non per unire ma per dividere, chiunque l’abbia percorsa lo sa. Chi invece non l’avesse mai fatta, si affretti, vale la lettura di decine di saggi sull’argomento. Prima di uscire una poetica installazione video: uomini e donne fluttuano, danzano sospesi nell’aria. Sembra dire: leggerezza e creatività ci salveranno. Visitare la mostra “Fare gli italiani”, allestita alle OGR in occasione del centocinquantesimo, è come entrare in una grande scenografia teatrale, un avvolgente set che ricostruisce la storia italiana degli ultimi 150 anni. Le OGR di Torino sono le Officine Grandi Riparazioni, qui una volta venivano riparati i convogli ferroviari, è uno spazio che per le sue dimensioni ricorda l’Arsenale di Venezia.

Al Salone del Libro navigo sopra un mare di parole, di storie, di volti-testi, di libri-volti, le persone aspettano altre persone, i libri il loro lettore, gli scrittori il loro momento di gloria. Tra le 250 presentazioni c’è anche quella dedicata al mio libro intervista all’architetto Paolo Portoghesi, un maestro dei nostri tempi. Il Salone è una bella rappresentazione della molteplicità, un libro sul libro del mondo. Ne sfoglierò solo alcune pagine, perché non l’ho letto tutto. Comincio da una pagina meno avvincente . All’incontro con Umberto Eco “Fare romanzi: libertà e costrizione dello scrittore”, i “soliti raccomandati” non fanno la fila e un gruppo di giornalisti passa quando Alain Elkann dice “Venite con me”. Pare quindi che anche per assistere ad un incontro pubblico ci voglia un santo in Paradiso, figuriamoci per pubblicare un libro con una nota casa editrice. Eco ha riproposto le tesi di Queneau, Perec, Calvino, dell’Oulipo insomma, l’Ouvroir de litterature potentielle, l’Opificio di letteratura potenziale di Parigi, la cui tesi di fondo era di dimostrare il valore delle costrizioni letterarie. Eco le definisce “fondamentali per ogni operazione artistica”, con una differenza tra poesia e prosa: nella prima è l’espressione che determina il contenuto, nella seconda sono le cose che determinano le parole. Le sue citazioni in francese e un lungo lipogramma dedicato alla mamma suscitano l’ammirazione degli aficionados. E ora una passeggiata tra gli stand. L’editore Asino d’oro vende dei ricercati taccuini con la copertina abbellita da acquarelli. Altro che Moleskine. Tra le belle, anche graficamente, edizioni Slow Food: Lo sviluppo su scala umana di Max-Neef e Guida ai vitigni d’Italia, in cui si spiega la storia di Merlot, Cabernet , Barolo e altre varietà meno conosciute come il Raboso e il Ruché. Un signore con barba e qualche chilo di troppo promuove coperto da mille fogli La voce del silenzio. Allo spazio autori “A” Baptista Bastos presenta José Saramago, un ritratto appassionato. A Radio 24 Lidia Ravera intervista Barbara Alberti. Allo spazio autori “B” Sulla Transiberiana. 9200 chilometri di treno da Mosca al mar del Giappone con Mauro Buffa; la scritta “I libri : sono qui” indica lo stand delle edizioni palermitane “due punti “ (geniale!), compro Istante propizio di Ourednik, poco lontano Terre di mezzo , un altro editore interessante: In viaggio con Kapuscinski, dialogo sull’arte di partire (a 3 euro), di Andrea Semplici; nel padiglione delle edizioni musicali incontro la musica di Edward Simon (cd La bikina), più in la duetto jazz di chitarre; un signore vende delle matite decorate in bianco e nero da spartiti e strumenti musicali: vanno a ruba. Add editore su fondo rosso con punto esclamativo bianco invita a scrivere dei post: su uno si legge: “Nel mondo della cultura le relazioni di amicizia hanno lo stesso valore che in politica: contano parecchio.” Nella platea Ibs.it Silvia Avallone (Campiello 2010) parla di Acciaio, il suo romanzo sugli operai delle acciaierie di Piombino, veri eroi contemporanei di cui non si ricorda nessuno ma che meriterebbero la fama più degli smidollati del Grande Fratello; Alessandro Mari con Troppo umana speranza, un librone di settecento pagine sul Risorgimento, si augura che si ricominci a sognare; Fabio Geda racconta la nascita di Nel mare ci sono i coccodrilli, un racconto di migrazione, la storia vera del giovane afgano Enaiatollah Akbari; Stefano d’Anna lancia il suo progetto di formazione dedicato a giovani talenti: A dream for the world, are you ready to be a future leader for the world? La nuova Rosa editrice, rappresentata da una bella signora dalla generosa scollatura (tecniche di marketing-), propone a 7 euro L’alba nell’imbrunire di Walter Eight, un libro potenziale: dopo il primo capitolo le pagine sono bianche e l’invito è chiaro: Vuoi essere tu a completarlo e diventarne il coautore? Devono essere dei fan di Eco: senza costrizioni niente letteratura. L’editore Cooper prepara l’incontro con Tenera Valse (nomme de plume) autrice di Portami tante rose: Tenera in pubblico si mostra sempre mascherata, sarebbe un’insegnante di latino e greco che avrebbe scelto di esercitare il mestiere più antico del mondo...il filone è inesauribile.
La tribù del blog satirico Spinoza si ritrova all’incontro “Una risata vi seppellirà “ organizzato da Alibert (editore che sul tema di cui sopra ha in catalogo MGM 2, il manuale delle giovani mignotte di Debora Ferretti). Segue un brindisi con lambrusco e prodotti tipici dell’Emilia. Un autore di Sangel edizioni annuncia la sua opera con un cartello di cartone a tracolla. Sangel edizioni, che distribuisce gratis il libricino “Nani e olgettine”, è una giovane casa editrice di Cortona diretta da Sofia Riccaboni che sa trasmettere entusiasmo e vitalità. Anche i giovani del progetto Alga sono una forza della natura. Vendono libri a tre euro ma solo al di fuori delle librerie e senza chiedere l’esclusiva dei diritti d’autore. Le opere sono scelte da una giuria di universitari: al primo bando i manoscritti inviati erano dieci, al terzo più di cento. Scelgo L'orologiaio di Claudia Manselli e Caffè di cicoria di Maura Enrici Bellom. Siete forti ragazzi, speriamo che vi diffondiate davvero come le alghe!

Ora passiamo dalla passeggiata letteraria ad una passeggiata più edonistica. In questa città puoi mangiare in un ambiente elegante e raffinato come l’Arcadia in Galleria Subalpina, soffitti alti, camerieri impeccabili, piatti curati (ma non eccezionali), poi uscire e guardare a bocca aperta il soffitto della Galleria illuminato da lucine blu e rosse come fosse Natale; fermarti da Mulassano, uno dei caffè più vecchi d’Europa, parlare con il direttore che con entusiasmo per il proprio lavoro ti racconta la storia del caffè e delle Viennesi (“Di solito una non basta”, avverte), e incontrare Gian Mario Villalta reduce dalle fatiche del Salone; sostare pigramente la domenica mattina con Rossana, Elena, Alessandra, ai tavoli del Bicerin di Piazza della Consolata insieme agli amici Luca, Raffaella, Simone, Umberto, mentre arrivano delizie come la torta di nocciole immersa nel cioccolato; puoi sbocconcellare al volo un kebab o una farinata tra una mostra e l’altra; gustarti una pizza come se fossi a Napoli da Tredatre in via Verdi a due passi dall’Università; prendere l’aperitivo in Piazza Vittorio al Caffè Vittorio mentre guardi Superga e la Gran Madre, sapendo che di lì a qualche ora i murazzi, che sono a due passi, brulicheranno di vita e divertimento: è sabato sera; oppure vai da Cianci in Largo IV Marzo, ma lì è un’altra cosa, lì non solo mangi bene e paghi poco ma ti diverti proprio: Gianni, Danilo e Marco, non sono solo i camerieri e l’oste ma dei compagnoni che tra un antipasto e dei tagliolini al ragù di verdure, tra un tiramisù fatto in casa e un caffè, trovano il tempo di scherzare fra loro e con i clienti, senza eccedere, sempre con misura e con un sorriso mentre in sottofondo va a palla la musica di Elisa o Eric Clapton (D’Alessio lo mettono verso la fine, un po’ come spegnere le luci per dire “Signori ora si chiude”); da Cianci la parola d’ordine è leggerezza ed è ben simboleggiata da un paio di sedie che invece di stare per terra se ne stanno appese al soffitto. Se c’è sempre la fila e se alle volte non trovi un posto libero da Cianci, una ragione ci deve pur essere. Infine, è la prima volta che mi capita, in Corso San Maurizio, sulla destra direzione Venaria, c’è una gastronomia (scritta rossa) dove se compri gli arancini o i tranci di pizza ti regalano le bibite: birra, Coca-cola o acqua minerale gratis! Incredibile! A Venezia chiedono 1 euro persino per farti fare la pipì.

Cè un posto A Torino in cui si rischia di comprare più libri che al Salone del libro: il Gran bazar di Porta Palazzo: tunisini, marocchini, egiziani vendono le loro mercanzie, anche i libri, ad un euro. La borsa si è riempita presto: una Hystory of English Literature di W-F Collier del 1914, una raccolta rilegata di vecchi Topolino, Il peccato di Josephine Hart, Novelle per un anno di Luigi Pirandello, Male d’Amore di Angeles Mastretta, Il Margine di André Pieyre de Mandiargues, L’onda perfetta di Sergio Bambarèn. Tra le tante bancarelle una con spezie e pietre come l’allume, le pietre-spugne e il sale nero che, secondo le credenze, allontana gli spiriti maligni, e delle corde fatte a mano. Prezzo? Un euro.

Terminiamo con un quadro jazz: Piazza Castello, sotto i portici un allampanato signore con i capelli bianchi e gli occhiali neri, una vocina infantile da bimbo dispettoso, suona il sassofono oscillando di circa quarantacinque gradi. Pare una magia, in realtà ha ancorato i piedi a una piattaforma che gli consente di spingersi oltre il limite dell’equilibrio. A un certo punto, mentre suona Blueport, tra la folla sbuca un drogato con gli occhi semichiusi, oscilla anche lui ma per altre ragioni, sembra stia per stramazzare a terra, forse un’overdose. Il “musicista pazzo” smette di suonare e fa una cosa: congiunge le mani in segno di preghiera. Passano alcuni secondi, nessuno si muove. Il ragazzo barcolla ancora per qualche metro poi riprende a camminare, chiede un’informazione e se ne va. Il jazzista, che sembra uscito da un libro di Harry Potter o il cugino londinese del Barone di Münchausen, riprende a suonare. E noi? Forse anche noi siamo i protagonisti di storie fantastiche.
(la foto della locomotiva si trova all'ingresso delle Officine Grandi Riparazioni)

2 commenti:

  1. si, siamo tutti protagonisti di storie fantastiche. Sara

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  2. Avevi ragione, Mario. Torino è una città che chiama, che coinvolge. Il tuo racconto fa venire voglia di andarci, anche senza salone del libro, magari alla ricerca di vecchie librerie, quelle dove trovi ciò che non ti aspetti. Un'antica capitale che sa dare una nuova prospettiva. Possiamo usare un aggettivo poco frequentato, nell'accezione più classica (e nobile) del termine. Gentile. A bientot. Isabella G.

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