L’incontro era senz’altro organizzato bene, sono gli appunti ad essere scarsi, un mosaico incompleto, con molte tessere che mancano, con molte lacune da immaginare, completare, evidenziare. La parola ubiquità avrà un peso nel 2013, la rete dei cellulari e dei social media, secondo alcuni, ci ha resi ubiqui, ma se siamo in rete non siamo ancor più di prima ognuno al proprio posto con la propria posta nei codici della rete?
La capacità di riscrivere le convenzioni si può apprendere dagli Hunza, un’antica, isolata e longeva popolazione pakistana, o dalla vittoria dell’Uruguay sul Brasile allo stadio Maracanà nel 1950.
Seguono pensieri lenti e veloci, parole turcheggianti come kadirga, nansoma, iktitaf, l’idea di montare e smontare velocemente approdi come gli americani con i porti mobili Mulberry in Normandia. A volte l'ultima parola potrebbe essere no per chi ha detto troppe volte di sí.
Pronti a voltare pagina anche nella scrittura, con 20lin.es, un sito in cui la scrittura e i contenuti diventano social, si possono cocreare storie brevi, riscrivere incipit e trame, proseguire racconti, votare e cambiare plot, personaggi; la community condivide e interagisce continuamente con i testi, un treno di combinazioni sul quale sono già saliti 3000 utenti, con 1000 storie aperte e 50.000 righe scritte; prossimo obiettivo modelli didattici collaborativi e storie multivisuali.
Essere startupper, o imprenditori della (nella) rete è fatica, a volte tocca vendere il portatile per fare il pieno e andare da un cliente, a volte tocca mettere da parte l’orgoglio "che ha fatto più vittime del petrolio". Prende la parola anche uno gnatologo, un odontoiatra specializzato in problemi della masticazione, si definisce un pioniere, uno che ha voluto guardare oltre, un fan della cross fertilisation, uno che crede in quello che fa e che lo fa applicando il metodo Kaizen, strategia di management giapponese per "cambiare in meglio".
Prosumer e Arduino sono parole che sembrano distanti anni luce, eppure sono futuro-presente. Cos’hanno in comune un neologismo inglese e un nome carolingio? "Arduino - spiega Wikipedia - è un framework open source che permette la prototipazione rapida e l'apprendimento veloce dei principi fondamentali dell'elettronica e della programmazione. È composto da una piattaforma hardware per il physical computing sviluppata presso l'Interaction Design Institute, un istituto di formazione post-dottorale con sede a Ivrea, fondato da Olivetti e Telecom Italia. Il nome della scheda deriva da quello di un bar di Ivrea (che richiama a sua volta il nome di Arduino d'Ivrea, Re d'Italia nel 1002) frequentato da alcuni dei fondatori del progetto". Il prosumer, invece, è un individuo che cerca l’indipendenza dalla produzione di massa destinata ai consumer, fabbricando da sé gli oggetti che gli sono utili. Con Arduino si costruisce in casa una stampante in 3d, apparecchi per la domotica, il monitoraggio energetico, oggetti d'arte e design, c’è chi ha inventato una fascia per donne incinte: quando il bambino scalcia si collega al cellulare ed emette un tweet. Attorno ad Arduino sono nati migliaia di corsi per neofiti e club nei quali si confrontano le invenzioni e si scambiano consigli.
Sono riunioni creative dove si tengono dei pitch (brevi presentazioni), si possono stilare dei cluster (grappoli) d’idee o delle tag cloud (nuvole di parole chiave), il tutto con una filosofia di cocreation, coworking (vedi Frog Design), quello che conta è la passione, mica i soldi.
E per concludere smartcities con visite realvirtuali teleguidati dal vostro telefonino o da un’application che per ogni monumento, negozio, strada, vi fa vedere un video o vi racconta una storia, oppure vi mostra i commenti di quelli che sono passati prima di voi: si chiama intelligenza collettiva, sempre nella rete s’intende.
La capacità di riscrivere le convenzioni si può apprendere dagli Hunza, un’antica, isolata e longeva popolazione pakistana, o dalla vittoria dell’Uruguay sul Brasile allo stadio Maracanà nel 1950.
Seguono pensieri lenti e veloci, parole turcheggianti come kadirga, nansoma, iktitaf, l’idea di montare e smontare velocemente approdi come gli americani con i porti mobili Mulberry in Normandia. A volte l'ultima parola potrebbe essere no per chi ha detto troppe volte di sí.
Pronti a voltare pagina anche nella scrittura, con 20lin.es, un sito in cui la scrittura e i contenuti diventano social, si possono cocreare storie brevi, riscrivere incipit e trame, proseguire racconti, votare e cambiare plot, personaggi; la community condivide e interagisce continuamente con i testi, un treno di combinazioni sul quale sono già saliti 3000 utenti, con 1000 storie aperte e 50.000 righe scritte; prossimo obiettivo modelli didattici collaborativi e storie multivisuali.
Essere startupper, o imprenditori della (nella) rete è fatica, a volte tocca vendere il portatile per fare il pieno e andare da un cliente, a volte tocca mettere da parte l’orgoglio "che ha fatto più vittime del petrolio". Prende la parola anche uno gnatologo, un odontoiatra specializzato in problemi della masticazione, si definisce un pioniere, uno che ha voluto guardare oltre, un fan della cross fertilisation, uno che crede in quello che fa e che lo fa applicando il metodo Kaizen, strategia di management giapponese per "cambiare in meglio".
Prosumer e Arduino sono parole che sembrano distanti anni luce, eppure sono futuro-presente. Cos’hanno in comune un neologismo inglese e un nome carolingio? "Arduino - spiega Wikipedia - è un framework open source che permette la prototipazione rapida e l'apprendimento veloce dei principi fondamentali dell'elettronica e della programmazione. È composto da una piattaforma hardware per il physical computing sviluppata presso l'Interaction Design Institute, un istituto di formazione post-dottorale con sede a Ivrea, fondato da Olivetti e Telecom Italia. Il nome della scheda deriva da quello di un bar di Ivrea (che richiama a sua volta il nome di Arduino d'Ivrea, Re d'Italia nel 1002) frequentato da alcuni dei fondatori del progetto". Il prosumer, invece, è un individuo che cerca l’indipendenza dalla produzione di massa destinata ai consumer, fabbricando da sé gli oggetti che gli sono utili. Con Arduino si costruisce in casa una stampante in 3d, apparecchi per la domotica, il monitoraggio energetico, oggetti d'arte e design, c’è chi ha inventato una fascia per donne incinte: quando il bambino scalcia si collega al cellulare ed emette un tweet. Attorno ad Arduino sono nati migliaia di corsi per neofiti e club nei quali si confrontano le invenzioni e si scambiano consigli.
Sono riunioni creative dove si tengono dei pitch (brevi presentazioni), si possono stilare dei cluster (grappoli) d’idee o delle tag cloud (nuvole di parole chiave), il tutto con una filosofia di cocreation, coworking (vedi Frog Design), quello che conta è la passione, mica i soldi.
E per concludere smartcities con visite realvirtuali teleguidati dal vostro telefonino o da un’application che per ogni monumento, negozio, strada, vi fa vedere un video o vi racconta una storia, oppure vi mostra i commenti di quelli che sono passati prima di voi: si chiama intelligenza collettiva, sempre nella rete s’intende.
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