lunedì 18 febbraio 2013

Metafore


- Cosa ti ha detto?
- Metafore
- Non ti ho mai sentito pronunciare una parola così lunga. Che “metafore ti ha detto?
- Mi ha detto... Mi ha detto che il mio sorriso si espande come una farfalla sul mio volto
- E poi
- Be’, quando mi ha detto così, io ho riso
- E allora?
- E allora ha detto una cosa del mio riso. Ha detto che il mio riso era una rosa, una lancia che si sfila, un’acqua che prorompe. Ha detto che il mio riso era un’onda d’argento repentina.
- Figlia mia, non dirmi altro. Siamo di fronte a un caso molto pericoloso. Tutti gli uomini che cominciano toccando con le parole, poi arrivano più lontano con le mani.
- Che cos’hanno di male le parole? domandò Beatriz abbracciando il cuscino.
- Non c’è peggior droga del bla-bla. Fa sì che una barista di paese si senta una principessa veneziana. E poi, quando viene il momento della verità e torni con i piedi per terra, ti rendi conto che le parole sono un assegno a vuoto. Preferisco mille volte che un ubriaco ti tocchi il culo al bar, ma non che ti dicano che un tuo sorriso vola più alto di una farfalla!
- Si espande  come una farfalla ! saltò su Beatriz
- Che voli o si espanda fa lo stesso! E sai perché? Perché dietro le parole non c’è niente. Sono fuochi d’artificio che si disfano nell’aria.
- Le parole che mi ha detto Mario non si sono disfatte nell’aria. Le so a memoria, e mi piace ripensarle quando lavoro.
- Me ne sono accorta, domani fa la valigia e vai per qualche giorno da tua zia a Santiago.
- Non voglio.
- La tua opinione non conta. La cosa è grave.
- Cosa c’è di male se un ragazzo ti parla? Succede a tutte!
- La madre si annodò lo scialle.
- Primo si vede lontano un miglio che le cose che ti dice le ha copiate da Neruda.
- Beatriz inclinò il collo e fissò la parete come se fosse l’orizzonte. No mamma! Mi guardava, e le parole gli uscivano di bocca come uccellini.
Il Postino di Neruda, Skarmeta

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