mercoledì 8 maggio 2013

Sui libri




“Ci sono libri che ci accompagnano per una vita intera, che sono entrati nella nostra pelle e nei nostri pensieri. Libri di cui ricordiamo una sola frase , una riga, un verso soltanto. Libri che abbandoniamo dopo le prime pagine o che giacciono per anni sui nostri comodini. Libri che abbiamo letto da bambini e di cui ricordiamo ancora la copertina, l’odore, i colori. Libri che abbiamo letto e riletto decine di volte e conosciamo quasi a memoria. Libri che abbiamo letto ai nostri figli e poi ai nostri nipoti.
Ci sono libri che la scuola ci ha insegnato ad amare e libri che la scuola ci ha fatto odiare. Libri che abbiamo ricevuto in regalo da persone amate che custodiamo tra le cose  più preziose. Libri che abbiamo regalato o prestato  e non sono più tornati indietro. Libri famosi che leggiamo per dovere e libri sconosciuti che leggiamo per il gusto della scoperta di terre in esplorate. Libri che ci hanno dischiuso una lingua straniera. Libri che avremmo voluto leggere e non abbiamo mai trovato occasione per farlo.
ci sono libri che abbiamo comprato perchè avevano un bel titolo e una bella copertina e ci hanno tradito lungo i capitoli e libri che ci hanno regalato l’incanto di viaggi, di incontri, di emozioni indimenticabili. Libri sottolineati  a matita e libri con le orecchie sugli angoli, che quando li teniamo tra le mani si aprono sulle pagine delle nostre notti insonni.

Ci sono libri che ci hanno fatto viaggiare e libri che ci sono stati compagni, nel fondo di uno zaino, su sentieri irti e al passaggio di frontiere. Libri che ci hanno convinto a grandi imprese, spinti a lottare per un mondo migliore, aperto prospettive e sogni. Libri di cui ricordiamo il luogo e il giorno esatto in cui li abbiamo letti e che si sono radicati in quei luoghi in maniera indelebile. Libri che abbiamo perso su un treno e non sapremo mai come andavano a finire...”
Elena Granata, Leggere, ed. Città Nuova
"Ogni inizio infatti
è solo un seguito
e il libro degli eventi
è sempre aperto a metà."
  
Wislawa SzymborskaLa fine e l'inizio

"Così in un solo mese presso in media venti quintali di libri, ma per trovare la forza per questo mio benedetto lavoro, allora in questi trentacinque anni ho bevuta tanta birra che questa lager formerebbe una piscina da cinquant metri, un parco di peschiere per le carpe di Natale. Così contro la mia volontà sono diventato saggio e sto adesso accertando che il cervello è fatto di pensieri lavorati dalla pressa meccanica, di pacchi d’idee. Una noce di Cenerentola è la mia testa, alla quale i capelli sono bruciati e io so come dovevano essere ancor più belli i tempi in cui tutto il pensiero era iscritto soltanto nella memoria umana, quella volta se qualcuno avesse voluto pressare i libri avrebbe dovuto pressare teste umane, ma anche questo non sarebbe servito a nulla, perché i pensieri veri provengono da fuori, accanto all’uomo sono come tagliolini in una gavetta, sicché i Konias (censore boemo ndr) di tutto il mondo vanamente bruciano libri, e quando quei libri hanno registrato qualcosa che vale, si sente solo la risata silenziosa dei libri bruciati, perché un libro come si deve rimanda sempre altrove e fuori."

"Se io sapessi scrivere, scriverei un libro sulla maggiore felicità e sulla maggiore infelicità dell’uomo. Attraverso i libri e dai libri ho appreso che i cieli non sono affatto umani e che un uomo che sa pensare, anche lui non è umano, non che non lo voglia, ma ciò contrasta col giusto modo di pensare."
Bohumil Hrabal, Una solitudine troppo rumorosa
"Mi trovavo nella sala di lettura della biblioteca Marciana a Venezia, circondato da migliaia di libri, alcuni coperti appena dalla polvere, altri confusi tra i riflessi dei vetri, quelli all’ultimo piano assomigliavano a delle tastiere rosse, verdi, marroni.. Da qualche parte avevo letto che tutti quei rettangoli ordinati come finestre di falansteri potevano ricordare i loculi, assiepati uno accanto all’altro, in attesa di qualcuno che li venise a trovare. Già ma quando? E perché? Il libro di Gerhard Jaeger su Alessandro di Afrodisia, o La storia del papiro di Tebe di Douglas Walton sarebbero mai stati cercati da qualcuno? E il manoscritto tradotto da Friedrich Walser nel 1932 riguardante il primo esempio di testo chiasmatico della commedia attica, uno strano intreccio fra Le nuvole di Aristofane e L’apologia di Socrate, sarebbe mai stato chiesto alla signora che guardava lo schermo del computer con fissità impiegatizia."
Antonio Brodinger, Improvvisi
“Viceversa, con l’andar del tempo, la vita m’ha chiarito i libri. Ma anche questi mentono, anche i più sinceri. I meno abili, in mancanza di parole e di frasi nelle quali racchiuderla, colgono della vita, un’immagine povera e piatta; altri, come Lucano, l’appesantiscono, l’ammantano di una dignità che non possiede. Altri ancora, al contrario, come Petronio, l’alleggeriscono, ne fanno una palla vuota e saltellante, che è facile prendere e lanciare in un universo senza peso. I poeti ci trasportano in un mondo più vasto, o più bello, più ardente o più dolce di quello che ci è dato; per ciò appunto, diverso, e, in pratica, pressoché inabitabile. I filosofi sottopongono la realtà, per poterla studiare allo stato puro, press’a poco alle stesse trasformazioni che subiscono i corpi sotto l’azione del fuoco o del macero: di un essere o di un avvenimento, quali li abbiamo conosciuti noi, pare  non sussista nullain quei cristalli o in quella cenere. Gli storici ci propongono una visione sistematica del passato, troppo completa, una serie di cause ed effetti troppo esatta e nitida per aver mai potuto esser vera del tutto; rimodellano questa docile materia inanimata, ma io so che anche a Plutarco sfuggirà sempre Alessandro. I narratori, gli autori di favole milesie altro non fanno che appendere in mostra sul banco, a guisa di macellai, piccoli pezzi di carne graditi alle mosche. Mi trovereri molto male in un mondo senza libri, ma non è lì che si trova la realtà, dato che non vi è per intero.”
"(...)Fondare biblioteche, è come costruire ancora granai pubblici, ammassare riserve riserve contro un inverno dello spirito che da molti indizi, mio malgrado, vedo venire."
Marguerite Yourcenar, Memorie di Adriano, traduzione di Lidia Storoni Mazzolani
"Il Maestro, già euforico per l'imminente cavalcata, gettò a terra un libro, ne scompigliò le pagine sulla tovaglia in fiamme, e il libro divampò allegramente.
- Brucia, brucia, vita passata!
- Brucia, sofferenza! - gridava Margherita"
Michail Afanas'evic Bulgakov, Il Maestro e Margherita
"Sul finire del XII secolo il libro si carica di un simbolismo che conserverà sino ai nostri tempi. Diventa il simbolo di un tipo di oggetto senza precedenti, visibile ma intangibile, che chiamerò il testo libresco. Nella lunga storia sociale dell'alfabeto l'impatto di questo sviluppo può essere paragonato solo a due altri eventi: l'introduzione della scrittura totalmente fonetica, intorno al 770 a.C., che fece del greco una lingua sulla quale il parlante poteva riflettere, e la diffusione della stampa nel secolo XV, che fece del testola potente matrice di una nuova concezione del mondo, letteraria e scientifica."
Ivan Illich, Nella vigna del testo
"Il XIX secolo ha scoperto uno spazio di immaginazione di cui le età precedenti probabilmente non avevano sospettato la potenza. Questo nuovo luogo di fantasmi non è più la notte, il sonno della ragione, il vuoto incerto spalancato davanti al desiderio: è al contrario la veglia , l’attenzione continua, lo zelo erudito, l’attenzione sempre vigile. Il chimerico ormai nasce dalla superficie nera e bianca dei segni stampati, del volume chiuso e polveroso che si apre su un volar via di parole obliate; si dispiega con cura nella biblioteca attutita, con le sue colonne di libri, i suoi titoli allineati, i suoi scaffali che la limitano da tutte le parti ma che per un altro verso si spalancano su mondi impossibili. L’immaginario si inserisce tra il libro e la lampada. Non si ha più il fantastico nel proprio cuore; non lo si attende più dalle incongruità della natura; lo si attinge dall’esattezza del sapere; la sua ricchezza attende tra i documenti. Per sognare, non bisogna chiudere gli occhi, bisogna leggere. La vera immagine è conoscenza. Sono parole già dette, recensioni esatte, masse d’informazioni minute, particelle infinitesime di monumenti e di riproduzioni di riproduzioni che portano nell’esperienza moderna i poteri dell’impossibile. Non c’è altro che il rumore assiduo della ripetizione che possa trasmetterci quello che può accadere una sola volta. L’immaginario non si costituisce contro il reale per negarlo o compensarlo; si stende tra i segni, da libro a libro, nell’interstizio delle ripetizioni e dei commentari; nasce e si forma nell’intercapedine dei testi. È un fenomeno da biblioteca"
"La Tentation si riporta in maniera seria nell’immenso dominio dello stampato; prende posto nell’istituzione riconosciuta della scrittura. È meno un libro nuovo, da mettere accanto agli altri, che un’opera che si stende sullo spazio dei libri esistenti. Li ricopre, li nasconde, li rivela, con un solo movimento li fa brillare e sparire. Non è solo un libro che Flaubert per molto tempo ha sognato di scrivere; è il sogno degli altri libri: di tutti gli altri libri, sognanti, sognati - ripresi, frammentati, spostati, combinati, allontanati, messi a distanza dal sogno, ma da questo anche ravvicinati fino alla soddisfazione immaginaria e scintillante del desiderio. Con  La Tentation Flaubert ha forse scritto la prima opera letteraria che abbia il suo spazio specifico nel solo spazio dei libri: in seguito, Il libro di Mallarmé diventerà possibile, poi Joyce, Roussel, Kafka, Pound, Borges. La biblioteca è in fiamme.
Michel Foucault, Scritti Letterari
«Un libro, semplicemente, in parecchi tomi, un libro che sia un libro, architettonico e premeditato, e non una raccolta di ispirazioni casuali, fossero pure meravigliose… Andrò più oltre e dirò: il Libro, persuaso che in fondo non ve n’è che uno, tentato a sua insaputa da chiunque abbia scritto, persino i Genî. La spiegazione orfica della Terra, che costituisce il solo dovere del poeta e il gioco letterario per eccellenza: poiché il ritmo stesso del libro, allora impersonale e vivo fin nella sua paginazione, si giustappone alle equazioni di questo sogno, o Ode».
S. Mallarmé lettera a Paul Verlaine del 16 novembre 1885, in Œ. C., I, p. 788 (tr. it. in S. Mallarmé, Tutte le poesie e prose scelte, Parma, Guanda, 1966, p. 327).
"In un certo scaffale d’un certo esagono (ragionarono gli uomini) deve esistere un libro che sia la chiave e il compendio perfetto di tutti gli altri: un bibliotecario l’ha letto edè simile a un dio. Nel linguaggio di questa zona  si conservano alcune tracce del culto di quel funzionario remoto. Molti peregrinarono in cerca di Lui, si spinsero invano nelle più lontane gallerie. Come localizzare il venerando esagono sereto che l’ospitava? Qualcuno propose un metodo regressivo: per localizzare il libro A, consultare B, consultare previamente il libro C; e così all’infinito...In avventure come queste ho prodigato e consumato i miei anni.

Jorge Luis BorgesLa Biblioteca di Babele
“Bisogna dunque sapere che il detto gentiluomo, nei momenti che stava senza far nulla (che erano i più dell’anno), si dedicava a leggere libri di cavalleria con tanta passione, con tanto gusto, che arrivò quasi a trascurare l’esercizio della caccia, nonché l’amministrazione della sua proprietà; e arrivò a tanto quella sua folle mania che vendette diverse staia di terra da semina per comprare romanzi cavallereschi da leggere, e in tal modo se ne portò  in casa quanti più riuscì a procurarsene e fra tutti, non ce n’erano altri che gli piacessero quanto quelli composti dal famoso  Feliciano de Silva, poiché il nitore della sua prosa e quei suoi ingarbugliati ragionamenti  gli parevano una delizia, specie quando arrivava a leggere quelle dichiarazioni amorose o quelle lettere di sfida, dove in certi punti trovava scritto: “La ragione dell’irragionevole torto che alla mia ragion vien fatto , mortifica in tal modo la mia ragione, che con ragione mi dolgo della vostra bellezza”. O quando leggeva: “... gli alti cieli che nella vostra divintà divinamente con le stelle vi fortificano e vi fanno meritare il merito che merita la grandezza vostra.”
Miguel de Cervantes, Don Chisciotte

"La filosofia è scritta in questo grandissimo libro che continuamente ci sta aperto innanzi agli 
occhi (io dico l' universo), ma non si può intendere se prima non s' impara a intender la lingua, e 
conoscer i caratteri ne'quali è scritto. Egli è scritto in lingua matematica, e i caratteri sono 
triangoli, cerchi, ed altre figure geometriche, senza i quali mezzi è impossibile a intenderne 
umanamente parola; senza questi è un aggirarsi vanamente per un oscuro laberinto." 

Galileo Galilei, Il Saggiatore, VI, 232 
"Innanzitutto va ricordata una differenza fondamentale tra Corano e Vangelo: il primo è la rivelazione divina mentre il secondo è, a rigore, "un resoconto della rivelazione non la rivelazione stessa. Nel caso del cristianesimo il Verbo si è fatto carne nella persona di Gesù cristo; nel caso dell'islam, e anche dell'ebraismo, la Parola divina si è "incarnata" in una scrittura. (...) Di più: il Corano rivelato da Allah a Maometto è la copia di un libro celeste, coesistente con Dio dall'eternità."

Silvio Ferrari, Lo spirito dei diritti religiosi
 “Socrate: Talvolta mi sembra che la nostra anima assomigli a un libro.
Protarco: E come? 
Socrate: Mi sembra che la memoria, combinandosi insieme alle sensazioni, e quelle disposizioni dell’anima, che si verificano in questa situazione, talvolta scrivano quasi delle parole nella nostra anima: e quando viene scritto il vero, accade che in noi vi siano opinioni vere e veri discorsi, ma se questo scrivàno che è dentro di noi scrive il falso, deriveranno cose opposte alla verità .
Protarco: Certo, mi pare sia così, e accetto le tue parole.
Socrate: Devi però ammettere che anche un altro artefice si trova in quel caso nelle nostre anime.
Protarco: E chi è?
Socrate: Un pittore, che dopo lo scriba ritrae nell’anima una rappresentazione di quelle cose che sono state dette.
Protarco: Come e in quale momento diciamo che vi sia questo artefice?
Socrate: Quando, conducendo lontano dalla vista o da qualche altra sensazione l’oggetto delle opinioni e dei discorsi di un tempo, uno vede dentro di sé le immagini di ciò che è stato pensato o detto. Non avviene forse così dentro di noi?
Protarco: Ma certamente?"
Platone, Filebo
L'immagine del libro innaffiatoio è di  Yousra Lachhab, la foto del libro bianco un'installazione ad Artefiera 2013

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