La forza comunicativa del silenzio è grandissima. Sappiamo tutti per esperienza che molte volte il silenzio è più eloquente della parola. Più offensivo, anche, come ostentazione di disinteresse, di indifferenza. Il silenzio come risposta può manifestare umiliazione, imbarazzo, commozione, partecipazione così viva al dolore o alla gioia altrui da non poter essere tradotta in parole. Può insinuare sospetti, produrre malintesi. Ci sono casi in cui il silenzio è d'obbligo: in particolari momenti di cerimonie pubbliche, sacre o civili; quando si è spettatori, in teatro, a concerti, a conferenze; quando si commemorano con "un minuto di raccoglimento" personaggi scomparsi. Il silenzio sia nelle dimensioni del sacro e di un mistero che può disporre allo spavento o al timore reverenziale, sia nell'atmosfera fiabesca dei racconti i fate, è tema di un mirabile scorcio schilleriano.
Bice Mortara Garavelli, Il parlar figurato
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