martedì 13 dicembre 2011

-), ke, xché

E adesso prendiamo il disegnino, cioè l'ideogramma. si mandano messaggi con quelli che si chiamano smiley: :-) :-( :-| ;-) (contento, triste, indifferente, furbetto) ecc. Ora, si avrà la bontà di dirci in che senso tutto questo costituirebbe un sintomo di prevalenza del parlato. Lo aveva capito bene già Hegel, ancorché privo di telefonino. Gli ideogrammi (visto che è di quello di cui si tratta) sono l'essenza della scrittura, di una scrittura che può radicalmente fare a meno della voce, ed è per questo che avevano tentato uno uno sfrenato intellettualista come Leibniz, appassionato ricercatore di una lingua del pensiero. E prendete l'ideografia di Frege: anche qui troverete qualcosa di molto simile ai piccoli ideogrammi da e-mail o da telefonino. Al massimo, nelle e-mail e negli sms, piuttosto che un'ideografia troviamo una patografia, l'abbreviazione non di un'idea ma di un sentimento. Infatti le faccine e altri accorgimenti si chiamano in giapponese emoji, e in inglese emoticons, cioè emotion icons, icone che veicolano emozioni; anche se in Cina e in Giappone, per queste "emoticone" (in italiano, lo ammetto, fa un po' ridere) si adoperano non solo le faccine, ma anche gli ideogrammi che stanno per "riso" e "pianto".

Prendiamo la formula . Che sarebbe tipica del discorso parlato, come si legge tante volte: nei messaggi di email intervengono per l'appunto le formule, le clausole, le sigle, creando un creolo scritto-orale. Immagino che ci si riferisca ad abbreviazioni come ASAP che sta per as soon as possible ecc. Ma ecco il punto: ho appena scritto "ecc.": è un intervento del parlato nello scritto? Non direi. E se avessi scritto "p.es.", di nuovo sarebbe arduo pretendere che c'è un ritorno creolo dell'oralità, a meno che questo ritorno non ci fosse sin dall'inizio, dalle lapidi romane e dai codici medievali, zeppi di abbreviazioni tra cui il famigerato @, che stava per apud, "presso", proprio come i.e. sta per id est, e & per et. Se poi mi arriva un cartoncino solido in un bel corsivo inglese che mi invita a una festa o a una cerimonia, è facile che trovi, in basso a destra, nel posto deputato alla firma, una formula per niente diversa da ASAP,solo meno perentoria: RSVP, répondez s'il vous plait. E prima o poi, ne ho una certezza strana, mi troverò sotto una lapide in cui magari starà scritto R.I.P., requiescat in pace. Intervento del parlato nello scritto? Creolizzazione? Beato chi ci crede. Abbiamo a che fare con ovvie abbreviazioni dii una scrittura alfabetica a livello sintattico e grammaticale (Still waiting! invece che I am still waiting for you) e grammaticale: B4B= business for business; CU = se you; U2 = you too; GOOD4U = good for you, ASL = age, sex, location ( e in italiano, Xché, Xme ecc., a cui si aggiunge ora "ke" al posto di che, ma era per l'appunto la formula del placito di Capua, prima attestazione di unn volgare italiano: "Sao ke kelle terre..."). Ora tutte queste abbreviazioni esistevano molto prima dell'e mail, e dunque della presunta creolizzazione.
Maurizio Ferraris, Dove sei? Ontologia del telefonino

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