martedì 10 aprile 2012

Padri e figli


Mio caro figliolo, son trascorsi ormai quattro mesi senza che dai tuoi laconici scritti si possa dedurre che tu abbia compiuto il minimo passo avanti nella carriera o sia in procinto di compierlo. Sono ben lieto di riconoscere che nel corso di questi anni  m’è stata concessa la soddisfazione  di udir lodare da varie fonti autorevoli l’opera tua e pronosticare a te, conseguentemente, un promettente avvenire. Ma la tua innata tendenza, non trasmessa certamente da me, a fare di gran carriera i primi passi, quando un compito ti attira, ma a dimenticare ben presto ciò che devi a te stesso e a coloro che hanno riposto in te le loro speranze, e d’altra parte, il fatto di non poter ricavare  dalle tue notizie la minima indicazione di un piano per la tua vita futura, mi riempie di grave affanno.
Non soltanto hai raggiunto un’età in cui  gli altri uomini si sono già fatta una posizione ben salda, ma inoltre io posso morire da un giorno all’altro, e il patrimonio che lascerò in parti uguali a te e a tua sorella non sarà da disprezzarsi, nelle attuali circostanze, però non basterà ad assicurarti da solo quel posto in società che tu devi finalmente raggiungere con i tuoi mezzi. Mi preoccupa gravemente il pensiero che da quando ti sei laureato fai solo vaghi accenni a progetti che s’estendono ai più vari campi, e di cui tu probabilmente secondo la tua abitudine esageri assai la portata; e non ti riferisci mai alle soddisfazioni che ti darebbe una cattedra di insegnamento, né mi risulta che tu abbia preso contatti a tal scopo con qualche Università o con circoli competenti.
Robert Musil, L’uomo senza qualità, traduzione di Anita Rho, Einaudi, Milano,1972

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