Niang Moulaye, nativo di Dakar, è figlio d’arte. Cervello, cuore
e mani nella sua famiglia sono sempre andati d’accordo: il papà orafo, la mamma
stilista e tessitrice. Quando non soffia piccoli mondi in vetro, suona la
batteria in varie band afrojazzbeat.
L’altra metà del cielo si chiama Emanuela Chimenton e da vent’anni crea
gioielli abbinando e scegliendo le creazioni di Moulaye.
Il loro laboratorio-negozio si trova a Venezia, in Salizada del
Pignater, dietro un angolo di Campo della
Bragora. L’insegna sopra la vetrina è una bella sintesi: Muranero; è
anche il nome del sito e della pagina Facebook.
“Nel Quattrocento, in Senegal e nelle regioni subsahariane,
una murrina di sei colori prodotta
a Murano era usata come moneta di scambio, e le regine dell’epoca ordinavano ai
maestri vetrai le perle da abbinare ai loro vestiti. Era qualcosa che avevo
dimenticato, poi in Calle del Fumo vidi gli straordinari insetti in vetro del
maestro Vittorio Costantini e mi sono detto: Farò le perle.”
Moulaye ed Emanuela tengono anche laboratori e workshop per
turisti, curiosi, studenti, aspiranti artigiani e artisti. Hanno creato una scuola del vetro a Dakar, all’interno del grande orfanotrofio L’empire des
Enfants. “C’è
un unico problema - raccontano - che le bombole dell’ossigeno costano 90 euro
invece che 30 come da noi e questo fa salire troppo il prezzo del prodotto finito. Per questo motivo il laboratorio Muranero a
Dakar è fermo. L’impasse delle
bombole può essere superato, stiamo cercando i finanziamenti per due macchine
che producano ossigeno e rendano autonomi i giovani artigiani.”
Il 3 febbraio scorso sono stati ospiti di Giancarlo Magalli nella trasmissione “I fatti vostri” e fra i tanti filmati in rete, merita un
clic il documentario “Le perle di ritorno, odissea di un vetraio africano”.
Entrano una signora francese e un gruppo di turisti, ammirano le
piccole galassie in vetro Muranero e, fra un gioiello e l’altro, le vivaci cravatte
di Kikko, i cappelli multiformi di Sabrina, i busti in cartapesta
dell’iraniano Amid ricoperti con una pasta di argilla e canapa. Da Muranero
s’incontrano molti colori...non solo quelli del vetro.
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