giovedì 27 giugno 2013

Verona Porta Futuro



Guardano in modo diverso alle persone, ai luoghi, ai prodotti. Non sono politici, no, i politici italiani, si sa, sono impegnati in affarucci che poco hanno a che fare con il futuro del paese. Sono giovani intorno ai trent’anni che a Verona creano valori e nuovi modelli di collaborazione fra generazioni, esempi di sostenibilità, di rilancio dell’economia, della cultura, delle professioni, del design. Al 2 di Vicoletto Valle, dalle parti del Teatro Ristori, appena si entra si resta affascinati da una vecchia macchina tipografica, una Original Heidelberg Cylinder del 1962, nera con manopole rosse e manovelle cromate. Sul muro, appesa come un quadro, l’insegna azzurra  Tipografia Borgo Roma. Cosa c’entra la tipografia con il web? Nicola Zago e Stefano Schiavo di Sharazad da mesi parlano con gli artigiani, offrono loro una visione nuova della professione e del mercato, intrecciano relazioni, raccontano storie che rischiavano di restare prigioniere di una serranda chiusa. Lino, il tipografo di Borgo Roma ora è in pensione e trasmette il suo sapere ai giovani che frequentano i workshop organizzati al 2 di Vicoletto Valle da The Fab, lo spazio dove convivono Sharazad, Slow Media di Marco Anderle, Amplificatore culturale di Matteo Zamboni, Uncomagazine di Alessio Sartore.                                                                                                          “Gli stampati artigianali sono un prodotto di nicchia e nello stesso tempo l’arte tipografica è una delle identità territoriali di Verona che conta circa 320 tipografie. La nostra scommessa è quella di aprire le porte del laboratorio al pubblico, non solo nel web ma dal vivo. Solo imparando, vedendo, toccando è possibile comprendere le qualità di un prodotto, vivere delle esperienze e consocere persone. Crediamo molto in nuove logiche economiche che sono un mix di relazioni, arte, design, storytelling e serendipity, perchè le intuizioni migliori a volte nascono per caso”,
raccontano alternandosi in un intenso dialogo Nicola e Stefano. In questi mesi hanno setacciato il territorio alla ricerca di artigiani, hanno raccontato loro che ci sono nuove strade da percorrere e da scoprire. Daniele Boesso è un fabbro che stava per chiudere, ordini scesi a zero e la fiamma della fucina spenta. “Siamo andati a trovarlo e siamo rimasti senza parole di fronte agli armadi dove teneva gli attrezzi, alla collezione di libri antichi che colleziona per hobby e con i quali realizza delle cere profumate. Ha accettato di scommettere con noi sul progetto Armadi Steelnovo: tre modelli resi unici dagli aromi e dalle nuance ruggine, un sito, un video, alcuni eventi di presentazione, prezzi dimezzati rispetto alle filiere tradizionali”.                                      Un’azione di scouting e rilancio delle eccellenze artigiane presentata nel sito www.benfatto.org Un progetto che meriterebbe il sostegno degli enti pubblici e che invece si autofinanzia. “È un problema che non ci poniano – dicono Stefano e Nicola. La richiesta di finanziamenti è un meccanismo che ci porterebbe via molto tempo e noi in questo momento non ne abbiamo”.                                               Un altro modo di fare giornalismo, lontano dalle locandine tragicomiche che da lustri puntellano le edicole, è Uncomagazine di Alessio Sartore, il giornale on line dedicato a chi si è inventato un lavoro. Ogni intervista è pagata, nessuno lavora gratis, le informazioni sono trasparenti e interessanti: Alessandro Zangrossi, il Bicino, carriera da tecnico del suono e poi la svolta: apre un negozio di bici; tre giovani inventano I know you trough your skin, uno strumento che serve a conoscere una persona attraverso il suono che produce la sua pelle; Giulia La Face torna in Italia dopo dieci anni in Portogallo e crea  Rkm0, ristrutturazioni locali a chilometro zero; Silvia Risi parte dalla ginnastica ritmica, passa attraverso l’ufficio prodotto della Ferrari e ora disegna origami; Norbert Oetti, modello e falegname, crea una linea di borse in legno e la chiama Embawo...                                                                  Intorno al tavolo con noi, a due passi dalla Original Heidelberg Cylinder del 1962,  c’è anche Marco Anderle di Slow Media che rende social e accessibili in cloud conferenze e seminari con il pacchetto gestionale Comt, Conference management technology. “Abbiamo cominciato – spiega Anderle - con una conferenza di medici ma abbiamo intenzione di proporlo anche alle Università. Comt permette ai relatori di socializzare e di scambiarsi opinioni e commenti prima e dopo l’incontro, e di consultare gli atti e i vari commenti anche ad anni di distanza”. “Registrazioni in cloud” aperte alla consultazione, un’idea preziosa per non disperdere informazioni ed energie.                                                              Che anche il telaio di una bici possa diventare il fulcro di un evento che richiama mille persone può apparire strano, ma se il telaio è quello della Colombo, una famosa industria del settore, se il relatore è una star come Dario Pegoretti e se il telaio trasmette gli ecovalori della bicicletta, allora c’è di mezzo Amplificatore culturale, l’impresa di Matteo Zamboni e Tommaso Cinti specializzata in design strategico  e riposizionamento culturale. “Al workshop organizzato in collaborazione con Oniricalab hanno partecipato giovani da Olanda, Inghilterra, Stati Uniti, Grecia, e alla serata finale ai magazzini generali di Verona, un  esempio unico di archeologia industriale, eravamo in più di mille a ballare e ad imparare: laboratori di saldatura, di uncinetto, cosmesi naturale, origami e di mojito. Solo se le sai fare puoi essere consapevole del valore delle cose”. Sono i giovani che non mollano, che si rimboccano le maniche tra web e fucine, e che si meritano anche un film: lo sta scrivendo Sebastiano Rizzati, titolo Il Veneto che ce la fa. A Verona un altro luogo simbolo di questa nuova generazione d’inventori è Reverse. Dopo Piazza Bra si supera Ponte Aleardi e poi ci s’infila fra i vecchi capannoni e laboratori alle spalle della Stazione di Porta Vescovo, per capire che da un pallet e da un libro può nascere un oggetto sognante e sostenibile : la Lampada libro di Reverse www.reverselab.it                                     "Si smonta un pallet e si tagliano le parti che andremo ad unire. Foriamo la base con una sega a tazza per collocare la lampada a basso consumo - raccontano Federica Collato, Nicola Gastaldo e  Michele Pistaffa. Il libro con copertina rigida e viene segato nella parte centrale per ospitare la lampada che diffonde la luce attraverso le pagine tenute insieme da due archetti di fil di ferro.” Altre creazioni Reverse sono Quadrorto, una cornice che ospita dei vasi da fiori in legno, e Istogramma, un telaio che nasconde delle piccole leve in legno da usare come appendini. “Lavoriamo sulle falle del sistema – spiega Federica. Recuperiamo i pallet e i multistrato di scarto dalle aziende del veronese per i mobili, e i vetri antisfondamento per i piani dei tavoli. Il nostro cliente è una persona sensibile ai temi dell’ambiente, del design collaborativo, della mobilità sostenibile. È una persona disposta a riconoscere il valore del lavoro e quello della difesa dell’ambiente. Ogni cucina, ogni lampada, ogni divano è il frutto di un progetto partecipato e unico. La nostra falegnameria è aperta anche agli iscritti dell’associazione culturale Reverselab che nel tempo libero vengono qui a imparare e a creare i loro oggetti. Oltre ad aver attivato dei laboratori con le scuole della città, abbiamo iniziato una collaborazione con Slow Food. Abbiamo molti valori in comune e organizziamo numerosi eventi sulla qualità e la storia degli alimenti”.           Dalle finestre di Reverse si vedono passare i treni, veloci e pieni di luce come le idee dei giovani di Verona.

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