“Nei viaggi di un tempo, quando la distanza non poteva esser vinta senza fatica, ma la fatica veniva compensata in parte dall’agio con cui si potevano osservare i paesi che si percorrevano e in parte dalla felicità delle ore della sera, quando, dal colmo dell’ultima collina appena scrinata, il viaggiatore scorgeva nella valle il paese immoto in cui avrebbe riposato, le case sparse sui prati, presso il rivo; oppure, quando dalla svolta a lungo attesa nella fuga polverosa della strada, vedeva le torri d’una qualche città famosa svaporare all’ora del tramonto - ore di piacere calmo e intenso con le quali non ha nulla a che vedere, per la maggior parte degli uomini, l’arrivo forsennato a una stazione ferroviaria - in quei tempi lontani, ripeto, quando si doveva indovinare o ricordare qualcosa di più che non fosse una nuova forma di tettoia di cristallo o cancellata di ferro nel luogo d’arrivo, erano pochi i momenti il cui ricordo fosse più caro al viaggiatore di quello che lo conduceva in vista di Venezia, allorché la sua gondola sortiva dal canale di Mestre nell’aperta laguna.”
John Ruskin (1850)
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