sabato 5 settembre 2009

La cura Schopenhauer

Un romanzo di Irvin Yalom (ed. Neri Pozza) che mescola psicanalisi e filosofia. Julius Hertzfeld (in tedesco Herz significa cuore e Feld campo) guida un gruppo di psicoterapia a San Francisco quando gli viene diagnosticato un tumore alla pelle. Non gli resta che un anno di vita. Nel suo studio riguardando le cartelle dei pazienti si imbatte nel fascicolo di Philip Slate (to slate in inglese=criticare): tre anni di duro lavoro coronati da un insuccesso. È passato molto tempo e Julius è curioso di sapere come sta oggi Philip. Lo chiama e scopre che è diventato un terapeuta anche lui e che è guarito grazie alla filosofia di Arthur Schopenhauer. I due si incontrano e prendono un accordo: Philip si sottoporrà a sei mesi di terapia di gruppo al termine dei quali Julius garantirà per la sua iscrizione ad un prestigioso albo di terapeuti.
Le pagine del romanzo sono infarcite di citazioni e aforismi di Schopenhauer, ma anche Shakespeare, Kant, Nietzsche, Heidegger. Scena finale: la seduta di un gruppo di terapia condotto da Philip. Appesantito dai resoconti degli incontri il libro è reso interessane dalla ricostruzione della vita di Schopenhauer di cui si è invogliati a leggere l’opera.
“Prima di tutto: nessuno è felice, ma per tutta la vita aspira a una presunta felicità, che di rado raggiunge e, se la raggiunge, è solo per esserne deluso: ma la regola è che alla fine ognuno giunga al porto avendo fatto naufragio, e senza più alberi. Ma allora è indifferente che egli sia stato felice o infelice, in una vita fatta solo di presente privo di durata e che ora ha una fine.”
“Con un po’ di cortesia e amorevolezza si possono rendere compiacenti e gentili persino gli uomini caparbi e ostili. La cortesia è quindi per l’uomo ciò che il calore è per al cera.”
"Questo fu la vita? Orsù? Da capo!" (Nietzsche)

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