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mercoledì 23 settembre 2009
Yehoshua
Sfondo giallo, capelli bianchi, Abraham Yehoshua a Pordenonelegge. “Nel 1982, quando è scoppiata la prima guerra contro il Libano, ho sentito la necessità di tornare indietro nella storia, non per sfuggire il presente ma per capirlo, come si fa in psicanalisi. Volevo capire a ragione profonda per cui qualcuno al governo era impazzito.
Mi sono chiesto “what could be done”, cosa si sarebbe potuto fare di diverso, cosi è nato il romanzo Il Signor Mani. In tutti i momenti importati della storia ci sono delle scelte cruciali e la possibilità di percorrere un’altra strada: cosa sarebbe successo se inglesi e francesi avessero bloccato Hitler nel 1936?”
“Sul rapporto tra storia e romanzo, penso che lo scrittore non deve lasciarsi condizionare troppo dagli storici, la sua prima preoccupazione deve essere quella di creare dei personaggi, io di solito mi aiuto pensando ad Antigone, Medea, Edipo, ai protagonisti della tragedia greca.
Nel romanzo Viaggio alla fine del millennio immagino una nave di ebrei che nel XV secolo parte da Tangeri e approda a Parigi risalendo la Senna. Diversi storici hanno detto che all’epoca nessuna nave avrebbe seguito quel percorso, ma continuando a cercare ho incontrato una storica musulmana che, entrata nella mia immaginazione, mi ha detto che teoricamente era possibile.”
“Noi ebrei apparteniamo al Mediterraneo, gli arabi ci accusano di avere il cuore a New York, ma secondo me l’America ha fatto anche delle cose sbagliate in giro per il mondo. Noi siamo tutti legati dal Mediterraneo: Ebrei, Marocchini, Siciliani, Turchi, Greci, apparteniamo allo stesso mare, in ognuno di questi paesi ci sono le medesime rovine greche e romane, questa è la vera culla della nostra identità.”
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