mercoledì 30 settembre 2009

Vetrine

Quando guardo queste vetrine, in cui non si offrono oggetti di uso quotidiano, ma cosiddetti articoli da regalo, di lusso e scherzosi, provo un vero orrore per l’estraneità di questo mondo; tra cento oggetti ce ne sono venti, trenta, di cui non indovino che vagamente il significato, l’uso e la destinazione, e non ce n’è uno solo che desidererei possedere. Ci sono degli oggetti che mi fanno congetturare a lungo: questo si mette sul cappello? O in tasca? O in un boccale di birra? O è una specie di giuoco di carte? Ci sono immagini e iscrizioni, motti ed epigrafi che provengono da mondi ideali a me del tutto sconosciuti e inimmaginabili, e ci sono, al contrario, certi modi di impiego di simboli a me venerabili che non riesco a capire né ad approvare, La figura intagliata di Buddha o di una divinità cinese, ad esempio, sul manico di un moderno ombrello per signora, per me è e rimane un enigma, una cosa strana e imbarazzante, anzi persino un po’ sinistra; non che si possa considerare un voluto e cosciente sacrilegio; ma quali pensieri, bisogni e sentimenti spingano il fabbricante alla produzione, il compratore all’acquisto di questi oggetti assurdi, ecco quel che avrei tanto desiderio di sapere e che non riesco a sapere in nessun modo.
(da La cura di Hermann Hesse)

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