Alle 18 entro alle poste di Conegliano. Sono armato. Nella borsa le Lezioni Americane di Calvino.
La macchinetta gialla mi assegna il numero P 340, sui display P323 e P329. Dietro il bancone due addetti alla P, due sui trent’anni e mezzo che si muovono e parlano con la giusta, esasperante, kafkiana lentezza. Si alzano spesso, fanno una battuta con il collega, salutano un conoscente che passa di lì, si recano nel retro dell’ufficio, forniscono informazioni superflue, si chiedon l’un altro i francobolli che, a quanto pare, mancano, in posta!
Attento a non commettere l’errore di
spazientirti e litigare, i tempi raddoppiano. Respira a fondo, come insegnano ai corsi di yoga e leggi Calvino: "Stavo scoprendo la pesantezza...in certi momenti mi sembrava che il mondo stesse diventando tutto di pietra: una lenta pietrificazione più o meno avanzata a seconda delle persone e dei luoghi, ma che non risparmiava nessun aspetto della vita".
Pesantezza è questo pavimento sudicio di carte, il tanfo di sudore e fiati, i moduli che mancano, il prendere in giro una coppia di cinesi, numero 331, solo perché cinesi: Ma quanti sieti in città più che a Milano, Ma tu dove abiti, Ma chi di voi sa scrivere, Se vuoi un catorcio di cellulare te lo vendo io...
Pesantezza è il funzionario sui sessanta e mezzo che a un certo punto sbuca dal retro, alto, con il maglione che a stento trattiene la pancia; prima rigira elegantemente il dito indice in bocca a mo’ di spazzolino o stuzzicadente, poi mette la mano sulla spalla di un’impiegata e chiede di fare una raccomandata a una sua amica che, ovviamente, salta la coda. Analoga operazione saltacoda è gestita in modo più discreto da una riccioluta bionda a favore di un conoscente.
Molti, almeno sei, nel frattempo, hanno abbandonato. Tengo duro, forse, dai, ci metterò meno.
I due dietro il bancone intanto procedono come i filmati della Domenica Sportiva, al ralenti. A un certo punto esortano: ci dite voi il numero, perché noi non lo vediamo a terminale. Perfetto.
Arriva il mio turno, ho un avviso di giacenza datato 7 gennaio e la tares da pagare. Per la tares il bancomat non è idoneo: Non siamo abilitati al microchip. Ok, pago in contanti.
Ora l’avviso della raccomandata. Lo rigira in mano, e chiede: Ma secondo lei questo che numero è un 2 o un 7? Mah... Potrebbe essere un sette? Sìsì. Ma lei non abitava dalle parti di via Caronelli? No mai abitato da quelle parti. Al terminale questo codice non risulta, ora provo a cercare, se no poi devo andare dai postini. Va bene.
Apro di nuovo il libro: Loyola: Il primo punto è vedere le persone...alcune in pace e altre in guerra...
Lui rovista, scava, scartabella fra casse gialle; la faccia sconsolata dice che ce l’ha proprio messa tutta ma la raccomandata non l’ha trovata. Deve quindi andare dai postini, si alza e va nel retro.
Proseguo con Loyola: ... e tutte le genti in tanta cecità e come muoiono e van giù all’inferno...
Torna. Era un due non un sette. Ah, mistero risolto. Inserisce il codice corretto a computer ed esulta: Ecco è qui!
Ora lo seguo con attenzione: si volta e pesca la raccomandata in uno scaffale alle sue spalle diviso in sezioni, ogni sezione ha un numero: 2, 3 ..., a seconda dei giorni di giacenza.
Non credo ci siano altri pesi da aggiungere. Ah sì, l’orario di uscita: ore 19.
Poste di Conegliano, 10 gennaio 2014
Bellissimo! Credo che gli impiegati delle poste facciano dei corsi a livello nazionale per poter ripetere lo stesso copione in tutti gli uffici postali d'Italia! Tempo addietro ci litigavo ora non più ...
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