mercoledì 17 marzo 2010

Enzensberger


Un maestro del pensiero che unisce ironia a serietà. Hans Magnus Enzensberger ha parlato con giocosa semplicità al pubblico del Teatro Verdi di Pordenone. “Non bisogna prendersi troppo sul serio” ha detto mentre dialogava con Antonio Gnoli nell’ambito del Dedica Festival. Una frase che potrebbe essere il titolo del suo biglietto da visita. Una leggerezza che l’accompagna quando parla di qualsiasi cosa. Ha inventato delle macchine per creare poesie e dice che sono un buon aiuto: nel senso che se fanno meglio di te è meglio che lasci perdere.
Dell’estero dice che è una buona invenzione, perché l’idea di rimanere sempre fra gente simile a noi non ci piace molto: "L’Italia in questo senso per me è l’ideale: trovo il massimo della differenza nella minima distanza dal mio paese”.
“Nella casa editrice che dirigo, Die Andere Bibliothek, ho deciso di attenermi a un criterio molto semplice: pubblico solo i libri che mi piacciono.”
“Per divertente intendo qualcosa che non fa parte della routine, e per routine intendo un lavoro dove c’è sforzo ma non gratificazione.”
"Esistono due tipi di scrittori: il primo è il tipo talpa con un progetto che persegue ad ogni costo; il secondo è il tipo cicogna che si muove e segue la sua preda un po’ ovunque. Io naturalmente appartengo alla seconda categoria."
“Il modello matematico elaborato per il calcolo delle probabilità funziona solo in astratto. Prendiamo le combinazioni del lancio dei dadi o delle estrazioni del lotto. Il modello funzionerebbe se fossimo in presenza di oggetti perfetti. Questo significa che a ogni lancio le probabilità si azzerano. Sempre in termini probabilistici c’è poi una possibilità su un miliardo, forse di più, di incontrare nella propria vita l’anima gemella. Queste considerazioni comunque non hanno nessun effetto pratico: la gente continua a sposarsi e a giocare.”
“Non il metodo conta, ma il risultato." (a proposito delle tecniche di scrittura ndr)
"Platone diceva che i poeti mentono, che non dicono la verità,…naturalmente, in un certo modo, ha ragione: la letteratura non ha un rapporto diretto coi fatti. Ma questo non riguarda solo la poesia: anche i filosofi mentono, gli uomini mentono, la menzogna è un fatto antropologico. La menzogna è una specie di trionfo del cervello. Un animale ha difficoltà a mentire. Saper mentire è una capacità gnoseologica. La relazione fra menzogna e invenzione è stretta: se mi aggrappo alla realtà, senza distanza, la accetto come è, non invento nulla."
"L’originalità è un concetto molto moderno. In altri tempi non contava niente. Gli antichi avevano l’idea che prima di loro fossero vissute persone più importanti di loro: è l’atteggiamento classico. Nella modernità invece c’è questo culto dell’originalità: faccio una cosa che nessuno ha fatto prima di me…è un’ambizione un po’ ridicola! Perché in ogni epoca c’è sempre una frattura ma anche una continuità col passato, e quest’ultima è sempre molto più forte della prima. La poesia è un fatto millenario, è sempre esistita. Noi facciamo parte di una continuità."

1 commento:

  1. Belle intuizioni e riflessioni.
    Non sono però tanto d'accordo sull'affermazione:
    “Non il metodo conta, ma il risultato."
    Conoscere un metodo che conduce a buoni risultati costituisce un notevole risultato (quindi non c'è opposizione tra metodo e risultato). Un po' come dire che non c'è nulla di più pratico di una teoria che funziona.

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