sabato 4 febbraio 2012

Querce

La diversità degli alberi creava uno spettacolo che mutava continuamente. I faggi, dalla scorza chiara e liscia, confondevano le loro corone; i frassini curvavano mollemente i loro rami grigioazzurro; nelle ceppaie dei carpini si drizzavano gli agrifogli simili al bronzo; poi una fila di esili betulle inclinate in pose elegiache; e i pini simmetrici come canne d'organo, ondeggiando continuamente  pareva che cantassero. C'erano  querce rugose, enormi, che si torcevano  come se volessero strapparsi dal terreno, si stringevano le une alle altre, e, immobili sui tronchi simili a torsi, si lanciavano con le braccia nude richiami disperati, minacce furibonde, come un gruppo di Titani immobilizzati nella loro collera.
Gustave Flaubert, L'educazione sentimentale, trad. di Lalla Romano

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