Mi trovo per terra, sono cosciente, mi guardo intorno e vedo qualche casa e riconosco la mia città.
No, sono in piedi e allora cos’era quel rumore?
Guardo le altre persone e nessuno si è fermato, tutti corrono verso i programmi, gli impegni inderogabili e verso quel gioco per cui ogni cosa è importante. Forse lo è di più fermarsi, sedersi su una panchina ed osservare la vita e quello che ci sta attorno. Indubbiamente parlare con le persone, scambiarsi sensazioni. Forse è meglio scendere da questa giostra impazzita, forse non è possibile. Ma allora lo ho sentito solo io quel rumore sembrava una fucilata, ma anche un mezzo che cadeva pesantemente.
Sono agitato, non sono sereno e mi pare che lo sono stato anni fa, o chissà vivevo in una specie di coma vigile farmacologicamente indotto.
Mi guardo attorno e percepisco una solitudine che è propria dell’uomo, ma che diventa quasi straziante quando ce ne rendiamo conto. La mia solitudine sembra più grande di quella degli altri, la mia sensibilità me lo ricorda spesso.
L’assenza di coraggio è in lotta con il cuore, con la mente e con la carne.
Di lontano due persone anziane passeggiano lentamente e tra di loro un’aura di amicizia, di amore, di sostegno l’un l’altro. Mi commuove vedere una scena così dolce e mi voglio convincere, sempre da lontano, che la vita ha riservato loro anche difficoltà, ma senza scalfire il patto giurato e sottoscritto nella gioventù.
Non ho l’orologio, non ho il cellulare, sono leggero, ma lontano, troppo lontano dalla realtà.
...to be continued
Written by Lucas
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